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La vera identità degli Stati Uniti, dalla scoperta delle Americhe ai giorni nostri

painting history the declaration of independence, july 4, 1776

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La scoperta delle Americhe

Come tutti sanno, nell’ottobre del 1492, e precisamente il 12, verso le 2 del mattino, Cristoforo Colombo mise piede su quelle che riteneva fossero le Indie Orientali, dopo 70 lunghi ed estenuanti giorni di navigazioni, senza rendersi minimamente conto di aver dato il via a qualcosa di così grande e vasto che avrebbe modificato l’intero mondo per sempre.

In effetti sbarcò su quelle che oggi si chiamano Bahamas e che, in onore della sua cristianità nominò San Salvador, prendendone arbitrariamente possesso in nome della cattolicissima Spagna e dei suoi reali e, in buona sostanza, fregandosene totalmente di chi ci abitava, considerandoli poco più che degli animali senza alcun diritto.

I conquistadores

Da quella mattina il mondo cambiò drasticamente, e con le conseguenti ondate di “conquistadores” a partire da Colombo, Vespucci, Caboto, Pizarro, Cortez e tutta un’altra serie di avventurieri, per non chiamarli per quello che, in effetti, erano, ovvero dei veri e propri avanzi di galera che si erano buttati a pesce sulle opportunità date dalla nuova scoperta, gettando le basi per quelli che oggi chiamiamo Stati Uniti d’America.

Bisogna, intanto, sottolineare come, nell’arco di poco meno di 3 secoli, pochissime persone siano riuscite a perpetrare quello che, a tutt’oggi, è il più vasto genocidio di tutti i tempi, al confronto del quale le barbarie commesse nel ‘900 durante le due guerre mondiali sembrano delle piccole scaramucce di quartiere.

Nonostante non ci siano dei dati precisi e assolutamente verificabili, alcuni studi ipotizzano che fra le popolazioni del Messico – Aztechi – le popolazioni del Sud America – Maya – e le popolazioni del nord America – erroneamente chiamati indiani, poiché si pensava di essere sbarcati, appunto, nelle Indie Orientali – il totale dei morti possa superare di gran lunga i 90 milioni di persone.

E calcolando che all’epoca l’intera popolazione mondiale era stimata intorno ai 500 milioni di individui, si può facilmente capire quale sia la portata di tali azioni da parte di chi riteneva di fare il proprio comodo, accecato, il più delle volte, dalla bramosia delle immense ricchezze che questi popoli avevano accumulato nei secoli precedenti e, in sostanza, distruggendo irreparabilmente intere culture sviluppatesi nell’arco di diversi secoli.

Altra cosa fondamentale da comprendere, prima di andare oltre, è la composizione umana degli invasori che, per la maggior parte, comprendevano alcuni ufficiali – il più delle volte veri e propri avventurieri che, magari, in patria non avevano più molto da dire o da fare, se non addirittura costretti a scappare per misfatti commessi – e un’accozzaglia di mercenari recuperati per lo più fra le patrie galere in cambio di una vaga promessa di libertà.

Ed è così che, complice anche il fatto che tali soggetti importarono nel Nuovo Mondo una serie di malattie del tutto sconosciute quali morbillo, varicella, vaiolo e peste, riuscirono a cancellare per sempre intere popolazioni locali.

Emblematici furono i casi di Hernan Cortez e di Francisco Pizarro che, in pochi anni – meno di 20 – riuscirono, con alcune centinaia di soldati, a cancellare quasi per sempre due intere civiltà: quella Azteca, nel Messico attuale e quella Inca, nell’odierno Perù, incuranti delle conseguenze che tali azioni avrebbero avuto sul futuro dell’umanità.

Le due fasi distinte della formazione degli Stati Uniti

Senza dilungarmi troppo sui dettagli di tutta questa parte della conquista o, per meglio dire, dell’usurpazione delle due Americhe, va detto che dal ‘500 alla fine dell’800 bisogna distinguere molto bene, in due fasi, la conquista del continente americano, poiché fino a circa tutto il ‘500 le nazioni europee come Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda e anche Russia, si dedicarono anima e corpo a litigarsi le ricchezze e le terre dell’attuale America Latina, mentre dalla fine del ‘500 a tutto il 1800 le 3 maggiori nazioni europee – Spagna, Francia e Inghilterra – si sono scornate vicendevolmente per creare quelli che oggi si chiamano Stati Uniti d’America e Canada.

In effetti, il resoconto preciso di tutto ciò che è successo in questi due secoli avrebbe bisogno di una lettura molto approfondita in ogni più piccolo dettaglio, ma cercando di fare un sunto abbastanza esemplificativo di quanto successo, mi basterà ricordare che le tre succitate nazioni hanno dato vita a scontri sempre più accesi fra di loro – tutti ricorderanno le variopinte vicende di pirati, bucanieri, corsari e filibustieri che hanno imperversato nel Mar dei Caraibi per quasi un secolo, che altro non erano se non guerre per interposta persona di Francia, Inghilterra, Spagna e pure Olanda – culminati con le guerre franco indiane contro gli Inglesi e, successivamente, la guerra di Secessione Americana, dalla quale sorsero i primi Stati Uniti d’America.

E tutto questo incuranti totalmente di ciò che potevano pensare o volere i veri proprietari dei territori sui quali si combatteva, ovvero tutte le tribù degli indiani d’America che, in qualche modo, hanno cercato fino alla fine di opporsi a quella che era, di fatto, una sostanziale invasione arbitraria da parte di gente venuta da oltre mare.

La Dichiarazione d’Indipendenza

E fin dalla dichiarazione di indipendenza – 4 luglio 1776 – ormai assestatisi permanentemente su un territorio che reputavano di loro proprietà, senza, per altro, averne diritto, hanno proseguito nella loro azione di rapina continuata, non sognandosi nemmeno lontanamente di cercare di trovare degli accordi con i nativi, veri possessori legittimi del continente.

Le riserve indiane

E spingendoli sempre più ad Ovest – si ricordi l’intera epopea del Far West, tanto mistificata orgogliosamente dal cinema Hollywoodiano – l’unica cosa che “gli Americani” sono riusciti a fare è stata quella di rinchiudere in riserve dedicate (simili a prigioni) quelli che, per loro, erano dei semplici ostacoli da eliminare, senza nemmeno chiedere il permesso o cercare di trovare una soluzione di accomodamento con loro.

L’immigrazione

Come i loro predecessori nel sud America, va tenuto presente che tutte le persone che raggiungevano le nuove Americhe erano, in sostanza, povera gente o avanzi di galera, che vedevano in questa emigrazione in un nuovo paradiso – così era dipinto, in Europa, il nuovo continente – l’occasione tanto aspettata di rifarsi una vita e, magari, di fare anche fortuna, con le buone o con le cattive.

Per fare un parallelo con i giorni nostri, basti pensare a chi sono le persone che attraversano il Mediterraneo su dei barconi, con il rischio molto elevato di finire in bocca ai pesci o, nel migliore dei casi, di essere rinchiusi in fatiscenti centri di accoglienza che sono, sostanzialmente, delle prigioni camuffate.

I migranti

Secondo voi sono persone benestanti, laureati, persone di rilievo nelle loro nazioni, imprenditori e politici o, piuttosto, sono persone considerate dai loro stessi concittadini “inferiori” perché non sanno fare nulla o perché, piuttosto, non hanno voglia di fare nulla o, peggio ancora, sono persone che fuggono da una realtà dove la loro libertà personale è messa a rischio per azioni compiute contro lo Stato (che, si badi bene, potrebbe anche essere nel pieno torto, come spesso accade) e che, quindi, cercano fortuna da altre parti?

La stessa cosa, con ovviamente molti meno controlli di quelli che ci sono oggi e, specialmente, con molta meno “conoscenza mediatica” dell’attuale, è successa durante tutto il 1800 e anche nella prima metà del 1900 – ricordate le accuse che gli americani (da che pulpito) hanno sempre rivolto a noi italiani circa l’esportazione della mafia dalla Sicilia all’America – da parte, appunto, non tanto della “crema” della società ma, piuttosto, della “schiuma” delle nazioni, dalle quali venivano mandati via con estrema facilità e che, di conseguenza, andavano a formare le nuove generazioni sul nuovo continente.

Prepotenza e arroganza

Tutto questo lungo resoconto, anche se, magari, molto riassunto per sommi capi, tanto per far comprendere quale sia la “base culturale” dalla quale è nato il nuovo popolo degli Stati Uniti d’America e in sostanza quale sia il filo conduttore che li accomuna ai loro tanto decantati padri fondatori, ovvero l’assoluta prepotenza su chiunque gli sbarrasse la strada e il totale menefreghismo verso chi, con molta probabilità, poteva avanzare maggiori ragioni di loro.

Infatti, se si guarda la storia degli ultimi 70 anni e, con molta probabilità, anche dei precedenti 50, si può notare, come ho già avuto modo di illustrare su queste pagine, come Gli U.S.A. hanno sempre agito in barba ai diritti degli altri e solo ed esclusivamente per il loro tornaconto puro e semplice.

E il bello di tutto questo è che sono così spudorati che riescono anche a fare la morale a noi europei su ogni cosa che facciamo o diciamo, senza curarsi minimamente di quanto possano sembrare ridicoli o meno.

L’ignavia degli europei

Ma il problema vero alla base di tutto ciò non è tanto quello che fanno gli americani che, bene o male, essendo convinti da oltre due secoli di essere nel giusto, si comportano di conseguenza, ma quello che facciamo noi europei nei loro confronti, incapaci di comprendere le reali motivazioni di quanto viene fatto e totalmente ciechi di fronte alla vera essenza di chi ci sta davanti: assolutamente nulla.

E fino a quando non riusciremo a capire che gli americani devono restarsene in America a pensare alle loro cose e al loro Paese – rubato ad altri, vorrei ricordare – e che noi, viceversa, dovremmo realmente essere più uniti di quello che siamo oggi e iniziare a pensare realmente a quale sia il nostro vero interesse, continueremo ad avere i Vietnam, le Cambogia, Le guerre del Golfo, le Siria, le Jugoslavia e, per finire le Ucraina.

Ma, come sempre, come tanti “Cicciobello” noi continueremo a dormire, sperando che “qualcun altro” risolva le cose al posto nostro.

https://it.wikipedia.org/wiki/Colonizzazione_europea_delle_Americhe

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