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Catania: il paradiso terrestre

Catania. Sullo sfondo, l'Etna emette la sua colata lavica

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Da secoli ormai, quando si parla di Italia nella sua completezza, il sud in generale è, per il più delle volte, dimenticato, sarà forse per il suo scarso impatto economico? Sarà forse, quindi, per le poche porte aperte sul lavoro? E se tutto questo dipendesse dagli stessi italiani?


Vivo in Sicilia, la terra del sole, amata d’estate per il suo mare, la sua granita presa in un bar sulla spiaggia. Amata solo d’estate.
Il resto, probabilmente, rimane sconosciuto.
L’unica cosa certa è che gli italiani stessi definiscono la Sicilia come la terra della mafia, dei violenti, dei pezzenti, dei poveri…
 

Ho 20 anni, vivo in Sicilia. Vivo a Catania.
 

Catania è la città nera, fondata sulla lava dell’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa e patrimonio dell’Unesco.

Catania è la città del mare, anche d’inverno. Il mare che fissa e sta ai piedi dell’Etna.


Catania è la città del pistacchio di Bronte, dell’arancino a forma di Etna, dei cannoli alla ricotta, della sconosciuta tavola calda, nonché una gastronomia più elaborata, della granita alla mandorla, al pistacchio, al cioccolato, al caffè, ai gelsi, al limone… È la città dei mandarini, del vino, dei fichi, delle castagne, dei carciofi, dei limoncelli…

Poi, Catania, è anche la città natale di Vincenzo Bellini, Franco Battiato, Carmen Consoli, Marcella Bella, Pippo Baudo e i fratelli Fiorello, ma anche di Giovanni Verga e Luigi Capuana, e di Giovanni Battista Vaccarini.
Catania è la città protetta dal velo di Sant’Agata, la cui storia del martirio viene ricordata con amore e passione ogni anno il 5 febbraio, con la festa religiosa considerata la terza più famosa e importante al mondo.

Cos’è Catania dunque?
La città dell’arte, della letteratura, dell’architettura, della storia, della religione, della musica, del cibo buono, del calore, del sole, del mare e della montagna che si guardano negli occhi.
Vi si può trovare la via Etnea, ricca di storia e cultura, fondata con la pietra lavica, caratteristica preziosa, forse unica.

Lungo la via Etnea vi si trova Piazza Stesicoro, da cui si può osservare Catania antica affondata dall’eruzione dell’Etna del 1669.


Scendendo, poi, c’è Piazza Università, quella dove c’è “vita”, dalle manifestazioni ai mercatini natalizi, dai raduni di auto storiche o sportive alla pista di pattinaggio sul ghiaccio.


Scendendo ancora c’è Piazza Duomo, l’unica e maestosa piazza la cui Cattedrale è costruita con la pietra lavica che la caratterizza per il contrasto nero e bianco. E infine, “u liotru”, l’elefante simbolo della città posto al centro della piazza.

Catania è la città in cui la gente ti ospita, ti abbraccia, ti fa sentire il calore e vedere il sole anche quando fuori piove. È la città in cui la gente ti offre 5 caffè al giorno e si offende se non accetti, perché Catania, con i suoi
catanesi, è disposta ad offrire il cuore.
È la città in cui il catanese sente freddo con i 15/20 gradi d’inverno e che, incappucciato, incontra lo svedese a maniche corte.
Catania ha tanti difetti, ma non ne parlerò, perché tutti li conoscono, perché tutti ne parlano da anni, perché tutti vedono quelli e nient’altro.
Catania scompare, affossata dalle critiche e gli insulti.
La bellezza si sfuma in un incredibile niente.
Come tutti, quando ci si abitua a qualcosa, si smette di goderla.
Qualche anno fa ho iniziato un percorso personale che ho chiamato “vedere con gli occhi di un turista”.
Il turista vede tutto nuovo, ovunque vada, e rimane colpito da ogni particolare di cui il cittadino residente non fa caso, anche se ci passa sempre
davanti.
Il turista ammira, sorride e gode il posto, il tempo, ogni angolo, ogni caratteristica.
E così, anche io ho iniziato a vedere con gli occhi di un turista, e mi sono reso conto dell’immenso tesoro che la città evidenzia da sempre, ma che gli occhi non vedevano.
E così, ora, vedo Catania, e la amo.
Potrei parlarne per interi paragrafi, fare tour e itinerari, passando dalla storia all’arte culinaria, ma non basterebbe la pazienza del lettore.
È una città da scoprire, vedere, toccare.
Ma l’italiano, forse, non è pronto per questo.
Dove sei, italiano che apprezzi la mia terra?
Dove sei, italiano che la valorizzi?
Dove sei, italiano che la sostieni?
Dove sei, italiano che porti il turismo?
E dove sei, italiano che fai girare l’economia?
Facile dire il sud è povero. Difficile ammettere le proprie colpe.
Andiamo oltre a questo.
Per una volta, apriamo gli occhi.
Che sia un invito per tutti gli italiani. Vi aspettiamo sempre.

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