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Estinzione di massa? No, solo degli italiani

auto parcheggiate in una strada cittadina in dissolvenza, come un ricordo

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Come sempre sono abituati a fare i nostri media Italiani, quotidianamente imbrattati da scribacchini da 4 soldi, negli ultimi tempi si sono riappropriati della ennesima bufala di “tendenza”, da cavalcare fino all’esaurimento nervoso di tutti i residui lettori o ascoltatori.

È da diversi anni che viene detto da ogni parte, più o meno a intervalli regolari, che il nostro popolo rischia di “estinguersi” e che siamo sempre meno, rischiando addirittura, come ha avuto modo di sproloquiare ieri in Parlamento lo stesso Lollobrigida – che, onestamente, facevo più intelligente di quanto ha dimostrato – la “sostituzione etnica”, tanto cara ai suprematisti bianchi di triste memoria (come potete comodamente leggere nel link di seguito).

https://www.wired.it/article/sostituzione-etnica-teoria-del-complotto/

I numeri

Ora, a prescindere da tutti i discorsi che potrebbero essere fatti a proposito di chi dice delle castronerie simili e di chi cavalca delle fantasiose, quanto aberranti teorie, che sono tanto ridicole quanto pericolose, bisogna comprendere i numeri che regolano tutta questa vicenda, poiché solo con i numeri si può avere un chiaro quadro di riferimento in relazione al problema enunciato.

E i numeri parlano assolutamente chiaro, avendo, ad oggi, sul nostro territorio, la presenza di circa 8 milioni di stranieri, la gran parte dei quali assolutamente regolari, integrati e con regolare lavoro, casa e famiglia.

È pur sempre vero che, con quanto sta succedendo nel continente Africano in primis, e un po’ in tutto il “terzo mondo”, scosso da continui conflitti, sommovimenti guerreschi a livello civile e, sopratutto, difficoltà di tipo economico-finanziario dovute agli stravolgimenti che viviamo, ormai, da oltre due decenni, in secondo luogo la possibilità che i flussi migratori decuplichino nell’arco dei prossimi anni non è assolutamente da escludere, come, del resto, ho già avuto modo di riportare in un mio recente articolo, dati alla mano.

https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/migranti_in_italia_calano_gli_irregolari_oltre_105_mila_sbarchi_nel_2022_55_8_#:~:text=Oltre%20105%20mila%20sbarchi%20nel%202022%20(%2B55%2C8%25),-I%20dati%20Ismu&text=MILANO%20%2D%20Al%201%C2%B0%20gennaio,della%20popolazione%20straniera%20in%20Italia.

Ma venendo al punto nodale della questione di fondo, che viene portata avanti dai nostri”scribacchini nazionali”, mi pare di osservare che il problema viene posto e, sopratutto, dibattuto in maniera del tutto errata e senza prendere in considerazione la vera essenza del problema.

Cercherò di fare luce il più possibile su quanto sopra detto, in modo da dare un quadro completo a chiunque voglia affrontare questo annoso e seriamente grave problema che, a differenza di moltissimi altri, non è meramente disquisitorio o teorico, ma drammaticamente pratico e reale.

Nessuna estinzione

Per iniziare, utilizzare il termine “estinzione” è la più grossa bestialità che si possa commettere, sia in termini colloquiali che in termini puramente scientifico-pratici, in quanto una specie animale – e noi siamo, a tutti gli effetti, una specie animale – corre il rischio di estinguersi quando raggiunge la soglia di circa 10.000 individui (questo è il numero che è sempre stato individuato dagli scienziati come soglia limite per la continuazione di una specie).

Assodato questo concetto, e tralasciando i vari allarmi che vengono lanciati da pseudo scienziati circa la “sesta estinzione di massa” alla quale staremo assistendo – ne è pieno il Web – va detto, senza ombra di dubbio, che con i nostri circa 50 milioni di Italiani autoctoni non siamo certamente arrivati alla suddetta soglia, sotto alla quale si corre il rischio di estinguersi.

È pur vero che, con un calo di natalità come quello che ci sta interessando attualmente – l’anno scorso siamo scesi a circa 385.000 nuovi nati contro i “normali “ 500.000 degli anni pre crisi – a lungo andare si rischierà di avere un serio spostamento in su della media di età della popolazione Italiana, con la presenza sempre più massiccia di persone anziane, o anche dette ultrasessantenni, ma ci saranno pur sempre i 300 mila nuovi nati ogni anno, che ogni 20 anni generano, a scaglioni, la bellezza di 6 milioni di possibili “riproduttori”, che avranno sulle proprie spalle la responsabilità di perpetuare la “genia Italiana”.

Ma il vero punto cruciale di tutto questo problema è un altro e, personalmente, mi ha sempre portato a pormi una domanda che mi pare del tutto ovvia ed evidente, a pensarci bene.

Ma dove sta il problema se il popolo Italiano verace scende prima a 50 milioni, poi a 40 milioni e, magari, ancora a meno nei decenni successivi, fino a raggiungere anche i solo 30 milioni di individui (per la qual cosa, con molta probabilità, ci vorranno svariati decenni affinché ci si arrivi)?

Siamo per caso obbligati da delle “autorità superiori” a continuare a crescere di numero e a continuare ad allargare i nostri business commerciali, influenze finanziarie e interessenze di vario tipo a livello mondiale?

Assolutamente no, e non capisco, in tutta franchezza, perché sia così importante andare dietro a questa falsa ideologia del popolo costantemente in crescita, tanto dall’essere costretti ad inventarsi strampalate teorie di estinzioni di massa o di rischi di scomparsa del popolo italico, agitandolo come spauracchio per le masse, atterrite da questa prospettiva.

Ma perché tutto questo?

C’è raziocinio in una tale operazione?

A me non sembra assolutamente!!

Il vero problema

Se vogliamo essere del tutto onesti, personalmente ritengo che il problema sia ben più complesso, e risieda non già nel tanto decantato pericolo – del tutto inventato – della sparizione della “specie Italiana”, che scientificamente manco esiste, ma piuttosto negli enormi errori di calcolo che sono stati fatti, negli anni, nel settore economico e finanziario, con particolare attenzione verso la parte relativa al discorso “pensionistico”.

E mi spiego.

Fino a quando le cose andavano bene, e l’Italia era una locomotiva che sfornava lavoro, idee, prodotti e nuovi bebè a gogò, non c’era nessun tipo di problema, e i politici che si sono succeduti negli ultimi 50-60 anni hanno “pescato a piene mani” dagli istituti creati per la gestione pensionistica della popolazione, utilizzandoli come discarica di favoritismi o, addirittura, come bancomat personali.

Ma non avevano fatto i conti con il classico “oste”, e tutti i nodi di una gestione malsana e non lungimirante stanno venendo al pettine in questi anni, proprio per le delinquenziali politiche messe in atto da politici scellerati e non assolutamente all’altezza del compito a loro dedicato (tanto per essere buoni, e non chiamarli con l’aggettivo che meritano) .

Ma, senza entrare nel dettaglio di questa immensa problematica – avrò modo, in un prossimo articolo, di sviscerare approfonditamente l’intera tematica pensionistica – e, tornando alle domande poste di cui sopra, ribadisco il fondamentale quesito: ma dove sta il problema?

Una volta che ci si fosse messi seriamente a risolvere il problema pensionistico e contributivo per le future generazioni, ci troveremmo ad affrontare lo sviluppo di una nazione che si troverebbe con il 30 o il 40% della popolazione in meno, per cui, con molta semplicità, basterebbe ristrutturare l’intera nazione non più su 60 milioni di abitanti, ma su 40.

È pur vero che ci troveremo con delle città “fantasma”, con molte più scuole, ospedali, tribunali, teatri, negozi e qualsiasi altro luogo necessario per la vita di 60 milioni di abitanti, ma sicuramente non correremo alcun rischio di “estinzione”.

Come detto, basterà riconfigurare con intelligenza l’intero sistema di vita del nostro paese, cercando di non fare più danni di quanti ne siano già stati fatti nel passato.

Vero è che, per far questo, sarebbe necessaria una classe politica e dirigente lungimirante e con la vera voglia di fare per il benessere pubblico, piuttosto che per il proprio tornaconto e, con molta probabilità, questo potrebbe essere il vero problema.

Il rischio reale che corriamo

Altro problema che potrebbe presentarsi qualora, come in questi giorni, la nostra classe politica e, sopratutto, ideologica, per puri tornaconti personali volesse optare per l’accoglimento indiscriminato delle grandi masse di migranti provenienti dal sud del mondo, proprio per andare dietro alla bufala di cui abbiamo parlato fino ad ora.

In questo caso potremo realmente trovarci a mal partito nell’arco dei prossimi dieci o venti anni, non tanto perché seguendo le farneticazioni di Lollobrigida o dei sostenitori della sostituzione etnica, il popolo Italiano verrebbe fagocitato da orde di Africani o Asiatici ma, in sostanza, perché le divisioni culturali ed economiche fra tali genti e, sopratutto, la imperversante crisi di tipo economico finanziaria, porterebbero fatalmente a dei continui scontri fra culture e religioni, con conseguenze disastrose.

E i risultati sarebbero veramente impensabili, potendo spaziare da una fuoriuscita costante di Italiani alla ricerca di posti migliori dove vivere, fino a veri e propri scontri a livello di guerra civile.

Sicuramente un bruttissimo ipotetico futuro, nel quale, con tutta onestà, non mi piacerebbe vivere.

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