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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Un piano veramente perfetto

Un ciak adagiato sulla bandiera statunitense

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Gli Stati Uniti nella Storia

Nella loro breve storia, gli Stati Uniti d’America non hanno mai brillato per “altruismo” o per essere corsi in difesa di altri popoli vessati da nazioni più potenti e prevaricatrici, ma, viceversa, si sono sempre fatti gli affari loro, ergendosi sopra a tutti e intervenendo solo ed esclusivamente quando, in qualche modo, faceva loro comodo.

Per fare due esempi su tutti, basti pensare alla Grande Guerra e a quando gli U.S.A. vi presero parte, e cioè nell’aprile del 1917, praticamente a cose finite e, sopratutto, quando la Russia si era ormai ritirata dal conflitto con la pace di Brest-Litovsk del 3 marzo precedente.

E non tanto per motivi di ideali o per aiutare la Triplice Intesa – Francia, Inghilterra e Russia – contro la Triplice Alleanza – Germania, Italia e Austria – ma in quanto, in quel periodo, la guerra sottomarina tedesca si era acuita notevolmente, anche contro i mercantili americani, danneggiando i loro commerci e, sopratutto, perché la perdita della guerra da parte dell’Intesa avrebbe precluso il traffico marittimo attraverso il Mediterraneo alla marina Americana, costringendoli ad un lungo giro intorno all’Africa per poter Arrivare all’Oceano Indiano e a tutto il mercato medio Orientale.

Inoltre, e non ultimo, c’erano, come sempre succede, dei notevoli interessi economici dovuti alle enormi cifre prestate ai contendenti che, in caso di sconfitta dell’Intesa, con molta probabilità non avrebbero rivisto per parecchi decenni, se non addirittura persi del tutto.

Per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale, l’ingresso degli U.S.A. in essa fu determinato da una serie di fattori molto simili alla precedente e, in particolar modo, la scintilla fu l’attacco a sorpresa del Giappone a Pearl Harbor, il 7 dicembre del 1941, occasione nella quale gli U.S.A. rischiarono seriamente di perdere l’intera flotta militare, ignara degli avvenimenti e all’ancora nel tranquillo porto Hawaiano.

Ma i motivi per i quali intervennero non avevano nulla a che vedere con l’altruistico aiuto dato a paesi in difficoltà, in quanto la situazione, in quel preciso momento, vedeva la Germania ormai predominante sull’intero continente Europeo (conquistate Cecoslovacchia, Polonia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia e Inghilterra, in procinto di capitolare, e con l’invasione della Russia appena iniziata, con la partenza dell’operazione Barbarossa nel giugno dello stesso anno) e, in più, con l’intero nord Africa ormai sotto il controllo dei due eserciti Italiano e Tedesco.

A quel punto gli U.S.A. si vedevano completamente tagliati fuori da qualsiasi scenario futuro e si immaginavano di dover essere relegati a potenza di secondo ordine, nei confronti di una mega potenza come quella di una Germania vittoriosa anche sulla Russia.

Per cui, solo ed esclusivamente per tutelare i propri interessi ed il proprio futuro, intervennero nel conflitto, cercando di ribaltare le sorti già scritte di una guerra che avrebbe potuto danneggiarli molto seriamente, anche se in modo indiretto.

La situazione attuale

Fatte queste doverose premesse, per dare al lettore esatta contezza delle motivazioni intrinseche alle azioni degli Stati Uniti, veniamo ai giorni nostri, per provare ad analizzare la situazione attuale che ci coinvolge direttamente e che minaccia di essere realmente molto più pericolosa e “definitiva” di tutte e due le precedenti guerre mondiali.

Il piano perfetto

Devo dire che, osservando obiettivamente da fuori il comportamento degli U.S.A., la prima impressione che ho è racchiusa perfettamente nel titolo di questo articolo, poiché, a differenza delle due guerre mondiali, in questo caso non hanno nemmeno avuto bisogno – per il momento – di intervenire direttamente con dispiego di mezzi e uomini (che costano molto) avendo architettato un piano, devo dire, veramente geniale.

In pratica, sono riusciti a far fare tutto il lavoro agli altri – l’Europa – limitandosi ad inviare armi e munizioni e qualche po’ di soldi (va ricordato che gli U.S.A. i soldi se li stampano da soli, per cui sono in effetti solo dei pezzi di carta con nessun tipo di valore, se non quello dovuto ai perversi meccanismi della finanza mondiale) lasciando il lavoro sporco e il rischio fisico a quei poveri “imbecilli” degli Europei che, di buon grado, senza capire assolutamente nulla della perversione di quanto è stato organizzato, ed andando dietro al mantra “bisogna aiutare il povero popolo ucraino invaso”, come pecore ammaestrate, si stanno cacciando in un imbuto senza sbocchi che, con molta probabilità, li porterà al disastro definitivo e totale.

Per spiegare meglio questa pratica, assai meschina da parte degli U.S.A., va ricordato, come ho già avuto modo di scrivere in diversi articoli, che sono ormai più di 10 anni che gli americani stanno spingendo l’acceleratore sull’espansione della N.A.T.O. ad Est e che, per far questo, sono pesantemente intervenuti in Ucraina con un colpo di stato, con il quale hanno messo al potere dei loro uomini (ripercorrere tutta la storia non ha significato, sia perché l’ho già fatto in altri articoli, sia perché, ormai, è cosa nota) ed, in seguito, hanno organizzato una sceneggiata degna del miglior Shakespeare o, se più aggrada, di Machiavellica memoria.

In pratica, sono riusciti, attraverso delle campagne “d’acquisto” molto ben mirate, a piegare quasi l’intero mainstream Europeo al loro disegno e, con pochi soldi, dati nei posti giusti e nei momenti opportuni, sono riusciti ad ottenere il ben volere da parte di quasi tutti i governi coinvolti in questa immensa pantomima.

Ma poi, ripensandoci, con molta probabilità non hanno nemmeno dovuto spendere più di tanto, in quanto, in effetti, hanno capito benissimo quali sono i meccanismi psicologici della gente in genere e, in particolare, dei politici che governano gli stati Europei, ed hanno compreso che tutti quanti sarebbero andati dietro al “cane pastore” di loro spontanea volontà, senza doverli forzare minimamente.

É bastato prendere un attore comico dal popolo e crearne un leader-martire alla guida di un paese, invaso dal crudele nemico, pomparlo sempre di più attraverso la stampa di tutto il mondo, muovere le giuste pedine nei punti che contano – Consiglio Europeo, N.A.T.O., O.N.U. – e il gioco era fatto.

Se devo essere onesto, è un piano veramente geniale e perfetto, in quanto i rischi ce li stiamo caricando sulle spalle tutti quanti noi, mentre loro, standosene al di là dell’oceano Atlantico, non rischiano assolutamente nulla se non qualche spicciolo, che poi, tanto, avranno modo di recuperare con l’immensa quantità di aiuti che, in seguito, saranno richiesti per la ricostruzione di quanto distrutto con questa scellerata “guerra per procura”.

Chi paga il prezzo di tutto ciò?

In compenso, sia l’incolpevole popolo Ucraino che, in definitiva, anche quello Russo, stanno pagando un prezzo incommensurabilmente alto, essendoci ormai oltre 300.000 morti da ambo le parti ed un paese completamente devastato e raso al suolo, privo del più fondamentale sostentamento per vivere una vita normale.

Lo scenario in Serbia e Kosovo

In aggiunta a tutto ciò, laddove non dovesse essere sufficiente a comprendere il grande disegno che c’è dietro, basti vedere le farse che si stanno compiendo sul territorio della Serbia e Kosovo in questi giorni e dei disordini che, ormai, rischiano di sfociare in aperta guerra civile, visti i dissapori che covano da sempre sotto le ceneri di questi paesi, mai veramente unificati e pacificati.

Per farla breve, sono state indette delle elezioni, alle quali ha partecipato solo il 3% degli aventi diritto, essendo elezioni contestate dalla maggioranza della popolazione di etnia Serba (97%) e gli organi politici, invece di inficiare le elezioni stesse, si sono impuntati, avallando le candidature elette in questo ridicolo modo, per cui i Serbi si sono visti imporre dei ministri e dei capi politici voluti da una esigua minoranza e, come è assolutamente lecito, si sono sollevati.

Per tutta risposta, le autorità Europee cosa hanno fatto? Hanno fatto intervenire la KFOR, che sarebbe una specie di esercito “imposto”, per sedare i disordini conseguenti a questa farsa delle farse, alla faccia del detto che “un popolo è sovrano e non ci devono essere intromissioni esterne” (leggi: Ucraina).

Cosa è la KFOR?

Si da il caso che la KFOR – Kosovo Force – sia un contingente militare sostanzialmente Italiano, sotto il comando del generale Angelo Michele Ristuccia, che non c’entrano assolutamente nulla con una nazione sovrana come la Serbia o il Kosovo e che, a rigor di logica, non si dovrebbe nemmeno trovare lì.

Sarebbe come se in Sicilia, il Marocco decidesse di inviare un contingente militare per sedare e sconfiggere la mafia o la camorra per il bene del popolo Siciliano.

Perché questa differenza di trattamento?

La Serbia e il Kosovo non sono forse delle nazioni sovrane come lo è l’Ucraina? E allora perché due pesi e due misure?

Forse perché la Serbia è storicamente alleata della Russia, e allora, dopo le vergognose guerre Serbo Croate della fine secolo scorso, portate avanti dagli U.S.A. per motivi completamente falsi rispetto a quanto dichiarato e solo ed esclusivamente per loro personale tornaconto – da ricordare che non hanno mai avuto nessun tipo di autorizzazione da parte di nessuno ed, inoltre, sono riusciti a coinvolgere anche i poveri “imbecilli” di turno, ovvero noi Italiani, che ci siamo prestati coscienziosamente al bisogno – e, quindi, devono prendere immediatamente provvedimenti al fine di evitare che ci possano essere dei coinvolgimenti troppo “rischiosi” per i loro sporchi affari.

Conclusioni

In conclusione, e come già detto poco sopra, questo è un piano veramente perfetto, con il quale gli U.S.A. ottengono il massimo risultato con il minor impegno possibile.

Sempre che la Cina non ne approfitti, invadendo Taiwan e rompendogli le uova nel paniere.

O che Putin, stanco di essere preso per i fondelli o messo alle strette, non decida di “alzare la posta”.

Allora sì che saranno dolori per tutti.

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