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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Sono necessari dei chiarimenti

Un UFO illumina una strada trafficata

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Fin dall’inizio di questa avventura “giornalistica”, ho avuto modo di scrivere diversi articoli con tema principale l’astronomia e l’astrofisica in genere, visto e considerato che è una materia della quale mi occupo con molto interesse da oltre trent’anni e che mi affascina in tutte le sue possibili estensioni.

In conseguenza di questa mia passione, e sulla scia di svariate discussioni o chiacchierate con amici e non, ho voluto anche occuparmi della ormai annosa e, per certi versi, monotona questione dei cosiddetti “alieni”, dei quali moltissime persone amano parlare a iosa, senza, per altro, avere cognizione di causa per poterlo fare.

Per l’appunto, qualche giorno fa ho avuto modo di ripubblicare un mio lavoro, verso il quale sono state eccepite delle critiche – fra parentesi, in modo alquanto irrispettoso ed offensivo – verso le quali ritengo debba essere portato un chiarimento nel merito.

La più frequente domanda o critica che mi viene posta tutte le volte che ho occasione di parlare di questo argomento con amici o conoscenti è che, se 50 anni fa non avevamo la benché minima idea di cosa fosse un cellulare (concetto, per altro, falso, in quanto la tecnologia che regola i cellulari odierni è frutto delle tecnologie messe in atto durante il programma della N.A.S.A. a cavallo degli anni 50/60 e, se volessimo andare indietro nel tempo, già negli anni 20, i vari Einstein che si sono avvicendati nello studio della scienza avevano messo nero su bianco tutti gli “ingredienti” necessari per raggiungere i risultati di oggi), figuriamoci cosa riusciremo a fare fra 50 o 100 anni.

E i vari critici abbinano a questa sostanziale sciocchezza – più avanti spiegherò perché è una sciocchezza – l’ipotesi che i supposti visitatori potrebbero essere in possesso di tecnologie talmente avanzate da superare gli ostacoli che madre natura ci mette di fronte, non rendendosi conto che tale asserzione parte da un assunto errato.

Perché questo assioma è sbagliato? Per il semplice motivo che tutto ciò che possiamo scoprire è “finito” e non, viceversa, come sembrano pensare molte persone, infinito.

Cercherò di essere più chiaro.

Se noi prendiamo il totale delle “leggi della fisica” che governano l’Universo, e le paragoniamo a 100, è del tutto ovvio che al tempo degli uomini di Neanderthal se ne potevano conoscere, forse, un 10%, in quanto vissute sulla propria pelle quotidianamente, come, ad esempio, la forza di gravità.

E si badi bene che questa conoscenza non era “consapevole”, in quanto, per ovvi motivi, i primitivi sapevano che se lasciavano cadere un oggetto, questo, per l’appunto, cadeva per terra, ma questa reazione, per loro, era naturale, senza doverla associare ad altro.

Con il passare del tempo e con l’evolversi dell’umanità e, di conseguenza, con lo studio, si è arrivati ad avere una conoscenza delle leggi che regolano l’intero Universo sempre più puntuale e precisa, andando, via via, ad esaurire, per così dire, le cose che ancora ci erano sconosciute o erano rimaste senza risposta.

Ho sentito dire da alcuni amici – senza pur, tuttavia, che mi indicassero la fonte – che secondo alcuni studi noi saremmo a conoscenza di un modestissimo 10% delle leggi che governano il creato, e che un domani, scoprendo il resto, quello che saremo in grado di fare sarà a dir poco strabiliante ed inimmaginabile oggi.

Essendo appassionato anche di fantascienza, non mi sembrerebbe vero se ciò fosse possibile, ma posso tranquillamente disilludere questi sognatori che non può esserci nulla di più profondamente sbagliato, e che inseguire questa pura chimera non solo è fuorviante, ma può avere anche degli effetti deleteri sul comune sentire di tutti quanti.

Malauguratamente, ad oggi, abbiamo una conoscenza delle leggi della fisica pressoché totale, e se facciamo eccezione per le dinamiche che regolano la materia in situazioni estreme, come, ad esempio, ciò che succede all’interno di un “buco nero”, o ancora più semplicemente cosa possa succedere ad un oggetto che si avvicini troppo “all’orizzonte degli eventi” che circonda una stella collassata, per il resto, ormai, conosciamo la gran parte delle leggi di cui sopra.

Ecco perché la domanda che viene sempre posta, in queste discussioni, è una sostanziale sciocchezza in quanto, purtroppo, non ci sono leggi infinite da scoprire o sistemi per aggirare quelli che sono gli impedimenti che ci si presentano di fronte ai tentativi di “andare oltre”.

Chiarito questo punto fondamentale, un’altra delle più frequenti obiezioni che mi viene fatta è che anche il grande Albert Einstein aveva “ipotizzato il famoso “ponte di Einstein-Rosen” o, detto più volgarmente, “Worm-Hole” in inglese, o buco di verme in Italiano, ovvero quella teoria secondo la quale il problema del limite della velocità della luce si può aggirare attraversando, appunto, uno di questi buchi che ci conducono da un punto A ad un punto B dell’universo non percorrendo la linea retta che tutti ci immaginiamo, ma piegando l’Universo stesso, in modo assolutamente istantaneo.

Quanti di voi avranno visto svariati film dove vengono fatti tali esempi – uno degli ultimi è Interstellar – utilizzando un foglio di carta sul quale si segnano due punti A e B, poi si piega il foglio e lo si attraversa con una matita, spiegando semplicemente come questo possa succedere.

Bello, non c’è che dire, ma come dice la parola stessa, è solo una teoria, non suffragata da alcuna prova od evidenza scientifica, e quand’anche ciò fosse possibile in questo Universo, dubito fortemente che possa essere utilizzato da una qualsiasi forma di vita, per quanto possa essere “avanzata” e tecnologica, per un milione e mezzo di motivi che sarebbe oltremodo complesso poter enumerare tutti quanti.

Anche se ho già avuto occasione di parlare di queste cose, citerò solo uno dei motivi per il quale l’utilizzo di un eventuale “portale” sarebbe assolutamente impensabile, sicuramente per un essere umano e, con estrema probabilità, anche per un ipotetico alieno, esistito nel passato o esistente tutt’ora.

Ed il motivo è sorprendentemente facile da comprendere, in quanto un qualsiasi essere vivente, a meno che non sia costituito da titanio e fibre di carbonio, deve sottostare, volente o nolente, alle leggi della gravità e dell’accelerazione, sia nel caso che siano troppo elevate, che, al contrario, siano mancanti del tutto.

Infatti, da studi condotti negli ultimi decenni, la permanenza nello spazio ha degli effetti sul nostro corpo (e sicuramente sul corpo di qualsiasi altro essere vivente che sia alieno o meno) assolutamente devastanti, in quanto è stato ormai dimostrato che in assenza di gravità il corpo umano può perdere fra l’1% e il 2% di massa ossea e di densità minerale ossea, rendendo di conseguenza le lunghe permanenze nello spazio praticamente off-limits per l’essere umano.

Se consideriamo che per un ipotetico viaggio su Marte ci vorrebbero dai 6 ai 9 mesi – e altrettanti per il ritorno – si può naturalmente concludere che una persona, dopo un simile viaggio, dovrebbe recuperare una quota pari ad oltre il 20% della propria massa ossea, senza, per altro, aver garanzia di poterla recuperare, come del resto è già stato testato in laboratorio.

https://www.gravita-zero.org/2012/02/il-problema-dellosteoporosi-negli.html

Se poi dovessimo raggiungere il pianeta Saturno, che dista circa 1,5 miliardi di km da noi – come succede nel film Interstellar – ci potremmo impiegare circa 6 anni, come è successo per la sonda Cassini, nonostante viaggiasse a 17km al secondo e, di conseguenza, la perdita ossea alla quale andremo incontro potrebbe essere dell’ordine del 50% ed oltre, rivelandosi assolutamente fatale per qualsiasi essere vivente.

E stiamo parlando solo ed esclusivamente del nostro minuscolo sistema solare, che in termini Universali è assolutamente inesistente, viste le dimensioni di tutto quanto esiste all’interno dell’intero Universo. Basti pensare che per attraversare la sola nostra galassia, alla luce occorrono circa 100 mila anni alla velocità di 300.000 km al secondo, che sono leggermente di più dei 17 della sonda Cassini.

Altra cosa che mi viene obiettata, al fine di dimostrare la fondatezza della “teoria degli Alieni” è che esistono centinaia, se non migliaia di documenti, filmati, pitture, leggende, testi e asserzioni di svariati governi che attestano la presenza, passata e, quasi certamente – per loro – presente, di questi “omini misteriosi” sulla nostra Terra.

Beh, che dire: se si riesce a comprendere quali sono i presupposti di quanto sopra scritto, si finisce fatalmente per convenire che tutta questa immensa documentazione non è altro che carta straccia, in quanto, come ho già avuto modo di spiegare fino quasi alla nausea, il limite invalicabile, ORA E SEMPRE, all’interno dell’Universo, è la velocità, che, come viene definita in un video di una università che ho avuto modo di vedere recentemente, viene definita di una “lentezza tediosa”.

Senza, per altro, dimenticarci dell’altro nostro insormontabile handicap, che si chiama “Tempo”.

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