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Campi Flegrei: la minaccia è reale

Vesuvio oggi

Tabella dei contenuti

L’antica storia della Terra

Circa 4,5 miliardi di anni fa, la Terra si scontrò con il protopianeta Theia dando origine al pianeta che conosciamo e alla sua Luna, che oggi risplende affascinante nei nostri cieli notturni.

Per circa 4 miliardi di anni, lo scenario sulla Terra è stato dominato da vulcani, caldere, punti caldi e sommovimenti della crosta terrestre che hanno imperversato per tutto il tempo, riuscendo alla fine a modellare l’intera superficie della Terra e rendendola fertile e prolifica quanto basta per permettere alla vita di nascere, crescere ed esprimersi in molteplici forme di vita meravigliose ed affascinanti, fino ad arrivare a noi.

Il declino delle grandi eruzioni

Negli ultimi 500 milioni di anni, mano a mano che la crosta terrestre andava ispessendosi, le mega eruzioni hanno iniziato a diminuire sempre di più, anche solo per il fatto che aumentando lo spessore della crosta, la potenza e l’energia necessaria per romperla diventava sempre maggiore. Tranne quelli che chiamiamo i “punti caldi” (come ad esempio le Hawaii) o i vulcani presenti in prossimità delle congiunzioni delle placche tettoniche – come ad esempio la “cintura di fuoco” che è un confine che in pratica circonda l’intero Oceano Pacifico, l’Oceano Indiano scendendo poi fino all’Antartide – hanno di fatto ridotto le grandi e diffuse eruzioni.

Le “caldere” attive

Nel frattempo però sono rimaste attive alcune “caldere” molto grandi che regolarmente danno il meglio di sé, riversando sulla terra e nell’atmosfera milioni di metri cubi di lava, cenere, lapilli e gas velenosi come l’anidride solforosa, che mescolandosi con l’acqua presente nell’atmosfera si trasforma in acido solforico ricadendo poi su tutto ciò che gli sta sotto, uomini ed animali compresi.

Possiamo ricordare 3 delle maggiori caldere che sono, nell’ordine di grandezza, lo Yellowstone Park, i Campi Flegrei e il Toba nella provincia di Sumatra. Quest’ultimo è alla base della teoria della quasi distruzione della civiltà umana circa 75.000 anni fa quando con un’impressionante eruzione decimò drasticamente la popolazione umana esistente, rappresentando quel “collo di bottiglia evolutivo” che gli studiosi ritengono alla base della poca differenziazione genetica della razza umana.

I super vulcani Yellowstone e Campi Flegrei

Per quanto riguarda le altre due, il super vulcano dello Yellowstone ha una regolarità nelle sue dimostrazioni di potenza di circa 600.000 anni e l’ha mantenuta nelle sue ultime 5 eruzioni con la precisione di un cronometro svizzero – cosa assai difficile sulla scala geologica – tranne che per l’ultima che è avvenuta circa 640.000 anni or sono, dimostrando che il piccolo vulcano è in “ritardo”, per così dire, di soli 40.000 anni.

Per quanto riguarda i Campi Flegrei, un super vulcano molto complesso con un diametro stimato della sua “bocca” di circa 15-20 km, manifesta tutta la sua rabbia ogni 35-40.000 anni, dimostrando di essere sveglio nel frattempo con diverse eruzioni dei crateri minori all’interno della struttura vulcanica periodicamente nel periodo che va da una mega eruzione all’altra.

https://it.wikipedia.org/wiki/Campi_Flegrei

Gli imprevedibili eventi vulcanici

Sparsi per tutto il mondo poi ci sono anche altri grandi vulcani che nel tempo hanno dato prova di essere molto veementi nelle loro dimostrazioni pirotecniche come ad esempio la mega eruzione del Tambora avvenuta nel 1815 e che con molta probabilità è stata pure una concausa della sconfitta di Napoleone nella battaglia di Waterloo, rendendo le condizioni climatiche molto particolari per lo svolgersi della battaglia stessa. Nonostante l’evento si sia verificato quasi 20.000 km più ad est del campo di battaglia (questa è una delle ultime teorie avanzate dagli studiosi e per certi versi molto controversa anche se affascinante dal punto di vista scientifico), dimostra quanto un evento geologico possa avere anche dei risvolti imprevedibili ed impensabili a grandi distanze sull’attività umana.

Come non ricordare poi l’eruzione del 79 d.C. del Vesuvio, che ha sotterrato completamente per quasi 2000 anni Ercolano e Pompei, preservandoli fino ai giorni nostri? O anche quella del 23 agosto 1883 ad opera del Krakatoa, ad est di Giava nello stretto della Sonda, che causò circa 40.000 vittime in poco più di mezz’ora, con la formazione di uno tsunami di oltre 40 metri di altezza e con un fronte di 500 km che imperversò in tutta l’area, sconfinando pure sul continente africano? E non ultimo il Santorini, che con molta probabilità è alla base della scomparsa di un’intera civiltà – quella micenea – che ebbe effetti devastanti anche sulle coste africane, portando distruzione fra i sudditi dell’impero egiziano dei faraoni, segnando così un intero periodo storico e modificando senza ombra di dubbio i successivi andamenti delle storie dei popoli coinvolti.

Tutto questo lungo elenco solo per ricordare a tutti quanti che è estremamente pericoloso pensare se un vulcano o un super vulcano erutterà, ma molto più pertinentemente bisogna pensare e riflettere al fatto che non è in questione il “se”, ma solo il “quando”, in quanto abbiamo la matematica certezza che tutti i vulcani continueranno ad eruttare, almeno fino a quando la Terra avrà un nucleo caldo composto di materiali fusi che contribuiscono all’accumulo di pressione che prima o poi da qualche parte si deve sfogare, appunto con le eruzioni vulcaniche.

L’incertezza del futuro vulcanico

Per cui abbiamo assoluta certezza che oggi o “domani”, sia lo Yellowstone che i Campi Flegrei che lo stesso Toba, potranno eruttare catastroficamente un’altra volta, e l’unica speranza che possiamo in qualche modo coltivare è che la loro “sveglia geologica” sia puntata su un significativo ritardo che ci permetta di vivere qualche altro secolo nella tranquillità.

Il Vesuvio e la sua storia eruttiva

Per non parlare del Vesuvio che negli ultimi 300 anni ha eruttato circa 100 volte, con una cadenza di una volta ogni 3 anni – semplice calcolo matematico – ma che per vari motivi la sua ultima eruzione è datata 1944, durante la seconda guerra mondiale, con circa 26 morti accertati, e quindi anche lui è in un significativo ritardo.

I segnali di risveglio dei Campi Flegrei

Ma con ciò non si vuole predire una sua imminente eruzione – sebbene sia sempre più plausibile con il passare del tempo – ma specialmente dopo l’ultimo rapporto stilato dall’INGV che parla di una risalita del magma della caldera dei Campi Flegrei di circa 4 km e alla presenza di una recrudescenza del “bradisismo” (fenomeno molto comune a Napoli che caratterizza i movimenti della crosta terrestre in prossimità del super vulcano, sotto forma di rigonfiamenti o cedimenti del terreno stesso) e delle scosse telluriche ripetute ed aumentate rispetto alla normalità, ma semplicemente che siamo in presenza di fenomeni che potrebbero realmente sfociare in una eruzione di tipo “pliniano” del Vesuvio o, cosa ancora più disastrosa, in un risveglio periodico del super vulcano.

Le conseguenze disastrose

Nel primo dei due casi, ovvero del Vesuvio, con estrema certezza assisteremo alla distruzione di una gran parte delle infrastrutture cittadine di Napoli e dintorni – a seconda se erutterà dalla parte sud o dalla parte nord, la più pericolosa per Napoli – e alla morte di migliaia di persone, ma sostanzialmente limitata geograficamente all’area campana. Nel secondo caso, ovvero nel risveglio in grande stile dei Campi Flegrei, con devastante certezza assisteremo a un cambiamento climatico e di vita comune su scala planetaria e, per quanto riguarda la popolazione italiana, nulla sarà più uguale a prima e potremmo essere costretti a piangere qualche milione di connazionali che periranno nel disastro.

L’inverno nucleare e la sopravvivenza

E badate bene che in un simile caso non ci possono essere “piani di evacuazione” che tengano, in quanto nel momento stesso in cui il super vulcano erutterebbe, con annessi e connessi “flussi piroclastici” che viaggiano a 5 o 600 km all’ora, anche per i milanesi il tempo di fuga sarebbe limitato a poco più di 2 ore, perché è poco ma sicuro gli effetti si risentirebbero con molta probabilità anche a livelli dei paesi scandinavi ed oltre.

La differenza fra un’eruzione di un vulcano come il Krakatoa – maggiore eruzione avvenuta in epoca storica conosciuta insieme a quella del Tambora – o come il Vesuvio nel 79 d.C. e quella di un super vulcano come il Toba o i Campi Flegrei è che le prime due hanno espulso materiali misti per circa 1 km cubo, fra lapilli, cenere e lava, mentre i secondi sono arrivati fino a dimensioni di 1000 km cubi, ovvero mille volte più catastrofici. La conseguenza diretta immediatamente successiva è che tale emissione in atmosfera di così alto quantitativo di cenere, lapilli e gas innescherebbe quello che comunemente si denomina “inverno nucleare”, che dominerà per diversi anni l’intero clima planetario, modificando di conseguenza il normale svolgersi della vita sia animale che vegetale.

Come ho già detto poco sopra, mi auguro vivamente di non assistere, nella mia vita, ad un simile disastro, in quanto ho la massima certezza che la vita sulla Terra verrebbe radicalmente modificata e che l’umanità si troverebbe ad affrontare il peggior incubo dalla sua nascita, avvenuta oltre 100 mila anni fa. Ma soprattutto, perché qualsiasi sistema di civiltà che noi conosciamo sarebbe destinato a saltare e ci ritroveremmo improvvisamente catapultati all’età della pietra, in mezzo a guerre, pestilenze, carenza di cibo e, in sostanza, al “tutti contro tutti” per la sopravvivenza.

In pratica, vivremmo come “protagonisti” uno di quei film di catastrofica fantascienza che tanto vanno di moda in questi ultimi anni e saremmo veramente fortunati a poter sopravvivere.

E nessuno ci potrà fare nulla.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_Toba

https://it.wikipedia.org/wiki/Trappo_siberiano

https://www.ov.ingv.it/index.php/flegrei-stato-attuale

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