“L’HO TROVATO!!!”
Il grido stridulo rimbombò fra gli intricati meandri dell’immenso telescopio atomico, facendo drizzare le orecchie a tutti coloro che si trovavano all’interno della stessa struttura.
Il responsabile di tanto scompiglio, Huges Hamilton , correndo come un forsennato con un fascio di stampati in mano, a rischio di rompersi una caviglia giù per le ripide scalette del corpo centrale del telescopio, continuava a emettere le stesse due parole “l’ho trovato” in un crescendo parossistico.
Attraversato tutto il complesso, dopo aver dato una notevole scossa alla tranquilla routine del complesso, si fermò davanti ad una massiccia porta in legno massello, dove campeggiava una targhetta con scritto “Direttore scientifico – dott. Brett Haltzman”.
Senza esitare un attimo, nonostante i ripetuti disperati tentativi della giovane segretaria tesi ad impedirgli di entrare nel sancta sanctorum senza adeguata attesa, Hamilton spinse la massiccia porta ed entrò nell’ufficio del suo superiore che rimase a bocca aperta per quell’improvvisa apparizione: in effetti Hamilton aveva l’aspetto di un pazzo scatenato affetto da una qualche forma di turba psichica se non addirittura, di chi abbia appena assunto una dose massiccia di allucinogeni.
Hamilton, piantato sui piedi e ancora più alto dei suoi già notevoli 184 centimetri, continuava a sventolare gli stampati scintillando fiamme dai suoi occhi spiritati. Quasi cercando di recuperare un briciolo di sobrietà all’interno del suo cervello, alla fine riuscì a farfugliare “ dott. Haltzman la prego di scusarmi per questo mio modo assolutamente ingiustificabile, ma la frenesia che mi ha preso dopo tanti anni di ricerca e studio, è stata del tutto incontenibile”
Haltzman, accigliato non poco, dopo alcuni secondi di riflessione con voce forse un po troppo dura replicò “mi auguro dottor Hamilton, che tutto questo trambusto possa essere giustificato da quei fogli che continua a sventolare sopra la sua testa, per cui la pregherei di darsi una calmata, ricomporsi e darmi una spiegazione plausibile di tutto ciò” e così dicendo si riaccomodò nell’avvolgente e tranquilla poltrona che aveva dovuto lasciare di scatto, all’improvviso ingresso di quell’uragano umano.
Hamilton, senza nemmeno degnare l’invito ad accomodarsi in una delle poltrone di fronte all’imponente scrivania del suo capo, stese i tabulati davanti agli occhi di quest’ultimo indicandogli alcuni tracciati, numeri, equazioni e fotografie.
“Come può ben notare, dott. Haltzman, in questo sistema solare che abbiamo esaminato ultimamente, è stato riscontrato, come del resto già sapevamo, un sistema planetario molto ampio e strutturato, che enumera circa una decina di pianeti” e preparandosi alla bomba che lo aveva portato a tutto ciò, continuò con aria di vittoria “ma quello che è interessante è la conformazione di uno di tali pianeti. Indubbiamente, dalle analisi spettrografiche, si evince che esiste un’atmosfera e che, cosa ancora più importante e strabiliante, è che questa atmosfera è estremamente simile alla nostra, composta per la maggior parte da ossigeno e anidride carbonica!!” e senza lasciar tempo al suo superiore di ribattere, in modo trionfale concluse “è del tutto ovvio che bisognerà procedere con studi più approfonditi ed eventuali lanci di sonde, anche se il sistema solare si trova a diversi anni luce da noi, ma sono assolutamente……” a quel punto Haltzman intervenne con tono perentorio e consono alla sua posizione “calma, calma dotto Hamilton, non corriamo” e rincarando la dose “lei è un brillante scienziato molto promettente ma ancora non riesce a comprendere che fra le nostre ricerche teoriche e l’effettiva messa in pratica delle scoperte che raggiungiamo, ce ne corre” ed interrompendo un tentativo di Hamilton di intervenire, continuò “sono d’accordissimo con lei che bisognerà ripetere tutte le analisi più e più volte, cercando di eliminare del tutto le possibilità di errore e che, nonostante ormai la nostra civiltà abbia raggiunto la possibilità di spostarsi fra le stelle in modo abbastanza rapido, è del tutto chiaro che prima di intraprendere un’avventura simile, ci vorranno ben più di alcuni fogli o fotografie da presentare a chi di dovere per attivare tutto il meccanismo”.
“Ma dottor Haltzman, come è possibile che una scoperta alla quale tutta la nostra storia degli ultimi 5 secoli ha teso, sia accantonata per delle pure ragioni ti tipo burocratico od economico? Noi non possiamo permetterci di …….” “si calmi Hamilton!!” fu l’esplosione del direttore scientifico “nessuno dice che questa cosa verrà o non verrà fatta o studiata o sviscerata fino in fondo. Lei corre troppo. Ora si calmi un attimo e cerchi di riflettere prima di avventurarsi in congetture strane e fantasiose!!” e con questo un alterato dott. Haltzman, direttore scientifico del telescopio atomico più importante del pianeta, troncò la conversazione insieme alle deboli rimostranze di un disilluso dott. Hamilton.
L’immenso spazioporto, che occupava oltre 300 ettari di superficie, era brulicante di ogni tipo di attività, innumerevoli carrelli che correvano in su e in giù per tutta l’area, torri semoventi con gru immense penzolanti, spropositati trattori e una miriade di persone che andavano in ogni direzione assomigliando in tutto e per tutto ad un formicaio impazzito.
Tutto questo via vai, aveva come fulcro, un’immensa astronave posizionata esattamente al centro dello spazioporto, sotto alla quale convergeva ogni attività .
Era una specie di sigaro di oltre 300 metri di lunghezza con delle enormi pinne caudali che servivano da stabilizzanti e una serie di otto ugelli posteriori, di oltre 5 metri di diametro ognuno, che servivano per dargli la spinta necessaria a lasciare l’atmosfera del pianeta.
Era da circa un secolo che gli scienziati avevano scoperto la propulsione gravitazionale, ma il problema di sollevarsi al di fuori dell’atmosfera non era ancora stato risolto, per cui i motori atomici erano assolutamente necessari per poter staccare dei simili leviatani dalla superficie del pianeta. Una volta raggiunto lo spazio, con la propulsione gravitazionale che sfruttava le innumerevoli forze di gravità di ogni corpo celeste esistente, si potevano raggiungere delle velocità ben superiori a quelle della luce permettendo, così dei viaggi che solo 100 anni prima sarebbero stati impensabili.
“E così, caro dott. Hamilton, nonostante gli sforzi negativi del suo ex direttore, il dott Haltzman, ha avuto infine ragione lei!” e così dicendo, il corpulento generale,ricoperto interamente di medaglie e nastrini nella sua sfavillante divisa da cerimonia, si rivolse allo stralunato dott Hamilton che freneticamente cercava di non perdere nemmeno un passaggio di tutte le complicate procedure che precedevano quello storico momento.
Sollevando lo sguardo dal monitor del computer e rivolgendosi al generale con fare quasi condiscendente “non era assolutamente possibile che noi ci permettessimo di lasciarci sfuggire una simile occasione per delle complicate regole politiche o burocratiche” e continuando sullo stesso tono “sappiamo tutti che prima o poi la nostra stella non ci permetterà più di restare con le mani in mano e se anche tale evenienza nessuno di noi potrà viverla personalmente, è nostro specifico dovere assicurare alle generazioni future la possibilità di colonizzare altri mondi più accoglienti del nostro” e tirando un lungo sospiro continuò come se stesse spiegando a un ragazzino di 10 anni come funziona un computer “abbiamo già provato a esaminare i pianeti del nostro sistema e abbiamo raggiunto la conclusione unanime che sono del tutto inabitabili, ora e per sempre!” e con questo, si rigirò molto scortesemente a osservare il monitor del suo computer.
Il generale, per niente intimorito da tale comportamento, tornò alla carica “ma lei sa benissimo dott Hamilton che la nostra civiltà deve affrontare anche altri tipi di problemi, come l’imminente guerra con i popoli della Confederazione del Sud e che è inevitabile anteporre l’interesse nazionale a queste, queste cosette” e così dicendo sventolò una delle sue immense mani in un largo gesto comprendente tutto lo spazioporto.
Il dottor Hamilton sembrò quasi punto da una tarantola “Generale Sturges! Se ci sarà questa sua fantomatica guerra, ragione di più per accelerare la ricerca di mondi alternativi per la sopravvivenza della nostra razza!! Come è possibile che questa conclusione non sia ben chiara a tutti quanti?!?” e accalorandosi sempre più, si scagliò contro il generale sventolandogli un dito sotto al naso “Vi rendete conto che una tale opportunità non può essere tralasciata per delle stupide controversie territoriali? La nostra stella se ne frega assolutamente se noi ci facciamo la guerra o siamo in pace o facciamo qualsiasi altra cosa!! Nell’arco dei prossimi 10 secoli, o avremo risolto questo problema o saremo fritti nel vero senso della parola!!!” Il generale Sturges sembrò abbastanza scosso dalle accalorate parole del furioso dott Hamilton per cui abbozzando un debole sorriso farfugliò delle frasi di scusa molto deboli e incomprensibili dopodichè girò le spalle e con fare militaresco se ne uscì dalla sala principale della torre di controllo dello spazioporto.
Riflettendo fra sé e sé però,Hamilton riconobbe che la situazione non era delle più idilliache. Effettivamente si era arrivati sull’orlo di un’immane guerra che avrebbe coinvolto l’intero globo e che si prefigurava lunga e sanguinosa in quanto le due parti avverse si eguagliavano per potenza militare.
D’altronde, pensò, quale miglior occasione per tentare di colonizzare un nuovo pianeta e farlo diventare la propria futura casa?
Nei tre anni trascorsi dalla prima scoperta del pianeta, era stata lanciata una sonda senza personale a bordo al fine di avere delle indicazioni di “prima mano” più attendibili di tutte le scansioni telescopiche esistenti.
La sonda, aveva riportato un successo straordinario, confermando non solo la presenza di atmosfera adatta alla vita umana ma la presenza di una ricchissima e variegata flora e fauna, disseminata più o meno su tutto il pianeta.
Il pianeta, il terzo della stella esaminata, faceva parte di un sistema di undici corpi celesti a varia distanza dalla propria stella, di cui solo i primi quattro di natura rocciosa mentre gli altri 7 erano della famiglia dei giganti gassosi simili in tutto e per tutto ai pianeti del loro sistema solare. Questo stava a significare che più o meno in tutto l’universo dove sussistevano le condizioni per lo sviluppo di un sistema planetario, quest’ultimo tendeva ad assomigliare ad uno standard uguale in tutti i sistemi.
Per massimo della fortuna, non sembrava assolutamente che ci fossero forme di vita superiori ma solo alcuni “primati” particolarmente dotati, per cui la colonizzazione non si sarebbe presentata assolutamente complicata.
Unica nota leggermente stonata di tutta la scoperta era che il pianeta aveva un anno solare circa della metà del loro anno standard ma questo, avrebbe potuto essere un problema di ordine secondario.
Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie, le maggiori autorità politiche, economiche e militari dell’Unione degli stati del Nord, avevano deciso di mandare una prima missione in avanscoperta, composta da un equipaggio selezionatissimo di scienziati, militari e intraprendenti coloni, in aggiunta a tutte le risorse tecnologiche necessarie per la creazione di un primo insediamento di studio necessario per preparare il terreno alla vera e propria colonizzazione che avrebbe seguito quella prima fantastica avventura.
L’unico rammarico di Hamilton era quello di non poter partecipare a quella prima impresa in quanto avrebbe dovuto supervisionare tutte le fasi del lancio e il conseguente monitoraggio della missione che avrebbe avuto una durata di circa 9 mesi, tanto era il tempo per coprire gli oltre 25 anni luce che li separavano dalla nuova “casa” come lui amava chiamare quel piccolo sassolino sperso nell’infinito dell’universo.
Si era ripromesso che nessuna forza al mondo avrebbe potuto trattenerlo dal partecipare alla seconda ondata di colonizzazione che sarebbe partita di li a 2 o 3 anni.
Ormai il suo pianeta gli andava stretto, considerando anche la guerra imminente che sbandierava quel borioso del generale Sturges. Perché erano stati creati i militari e quel tipo di militari in particolar modo? A questa domanda, pensò amaramente, non sarebbe mai stato in grado di dare una risposta.
Nei successivi 3 giorni, le operazioni di carico furono completate senza ulteriori intoppi e il countdown venne avviato come da programma prestabilito.
Il giorno stabilito, in un tripudio di mezzi d’informazione, autorità militari e politiche in pompa magna che facevano a gara per assumersi il più ampio merito possibile, l’immensa astronave con il suo carico di materiali e i 2000 esseri viventi fra coloni, soldati e scienziati, finalmente si staccò con grande sfoggio di fiamme e fumo , dalla superficie del pianeta.
Passato il momento più pericoloso della missione, ovvero il decollo, il resto del viaggio fu quasi noioso, almeno per coloro che erano rimasti a terra, intenti a controllare che tutto filasse assolutamente bene e che nessun parametro si discostasse dai complessi calcoli astronomici effettuati in quei 3 lunghi anni.
E venne la guerra!
Fu un disastro immane, iniziato improvvisamente dalla Confederazione del Sud, fu un conflitto completamente diverso da tutte le guerricciole che erano state vissute nei secoli precedenti. Nessuna arma fu risparmiata e per enorme sfortuna di tutti, il tanto temuto uso delle armi nucleari non fu evitato, producendo nei successivi 5 anni, la perdita dei 3/5 dell’intera popolazione mondiale . Alla luce di quel disastro epocale, ci fu un rallentamento nelle operazioni belliche quasi ci fosse stato un rinsavimento generale, ma questa è una metafora in quanto la guerra avrebbe proceduto per i successivi 2 secoli , diventando una “consuetudine” per tutte le generazioni ancora da venire.
L’intero pianeta fu praticamente raso al suolo, ripiombando l’intera umanità indietro di 10 secoli nella tecnologia e nella conformazione sociale.
Della prima e unica missione di colonizzazione di un altro pianeta, ormai si erano perse quasi tutte le tracce: il dott. Hamilton, geniale scopritore del pianeta e fermo sostenitore della missione, allo scoppio della guerra fu costretto quasi di forza a prestare il suo intelletto allo sforzo bellico al fine di supervisionare i lanci dei missili balistici e alla ricerca dell’arma “finale” per poter aver ragione dei nemici, la tanto odiata Confederazione degli stati del Sud!
Dopo appena 2 anni, sia per una forma di rifiuto quasi fisica che per una malattia improvvisa, il povero dottor Hamilton passò a miglior vita evitandosi così di dover assistere ad altri 2 secoli all’orrendo scempio della guerra.
E la guerra, così come era iniziata, alla fine si concluse………
Sid, con un’agile balzo, scese dal veicolo fermo sulla sommità della collina e, facendo un eloquente gesto di invito alla splendida donna che lo accompagnava, si avviò verso il bordo della cengia rocciosa dal quale si poteva osservare l’intera pianura sottostante.
Illuminata da uno splendido sole primaverile, si estendeva sotto di loro uno spettacolo nel contempo affascinante e sconvolgente.
“te lo avevo detto Carol, che era maestoso,no?” la ragazza, sui 25 anni circa, alta e sinuosa come una gazzella, e con degli splendidi capelli neri che gli incorniciavano un perfetto ovale, scesa con grazia dal veicolo si era avvicinata a Sid e quasi sussurrando concordò con l’uomo “è meraviglioso e allo stesso tempo inquietante Sid. Come possono essere stati tanto sciagurati dal compiere questo, questo…….delitto?” e rabbrividendo percorse con lo sguardo tutta la pianura che gli si schiudeva davanti agli occhi.
Nell’immensa piana, affiorante dalle infinite rovine sommerse da una rigogliosa vegetazione, si riusciva ancora a distinguere la forma dell’antico spazioporto con la sua torre di controllo mezzo diroccata svettante al limite estremo della pista di lancio.
Proprio in quella zona si notava un certo fermento e movimento di mezzi e uomini. Infatti, mentre tutto l’area dello spazioporto era praticamente sommersa ormai da una giungla rigogliosa, una piccola area intorno alla vecchia torre di controllo, stava faticosamente riemergendo dalla vegetazione grazie all’azione delle potenti ruspe che zigzagavano avanti e indietro per tutte l’area.
“Ci abbiamo messo quasi 5 secoli a riprenderci dalla distruzione che i nostri antenati nella loro ignoranza infinita hanno provocato” sospirò Sid “ ma alla fine sembra che dagli errori del passato, si riesca ad ottenere qualche cosa di buono” e così dicendo, cinse con un braccio Carol che molto piacevolmente accettò di farsi “proteggere” dal suo uomo.
“Ormai il governo centrale della Grande Unione , ha finalmente deciso che è arrivato il momento di levare le tende da questo nostro povero pianeta. Non bastavano 2 secoli di guerra e la quasi estinzione totale per mano nostra, ora ci si mette anche il nostro sole a indicarci che il tempo ormai è agli sgoccioli” e con un gesto di stizza rivolto alla fiammeggiante stella, continuò “per fortuna che le stesse condizioni di maggior calore della nostra stella, hanno fatto si che il più grande dei nostri satelliti, Deimos, sviluppasse le caratteristiche per una parziale abitabilità, anche se questo potrà darci appena 4 o 5 secoli di sopravvivenza aggiuntiva, sempre che i calcoli dei nostri scienziati siano giusti.”
“ E dopo” si provò a interromperlo Carol “che fine faremo se anche lì non sarà più possibile vivere?” e un lungo brivido scosse la bella ragazza. Dopo qualche secondo di silenzio, Sid stringendosi di più alla sua amata, spiegò “poco prima dell’inizio della guerra, un grande genio dell’Unione degli Stati del Nord, aveva scoperto un pianeta simile al nostro a 25 anni luce di distanza da noi e successivamente a una missione esplorativa con una sonda teleguidata, era riuscito ad organizzare una prima missione di colonizzazione del pianeta stesso” e accorgendosi dello stupore che andava dipingendosi sul viso della ragazza, continuò “purtroppo, 2 mesi prima dell’arrivo sul pianeta, scoppiò la guerra e tutto fu dimenticato. In pratica, i 2000 coraggiosi pionieri che mandammo alla conquista della nostra nuova casa, sono stati abbandonati a se stessi e, per colpa degli avvenimenti, la tecnologia necessaria per contattarli è andata distrutta dallo sconvolgimento nucleare prodotto da quell’infame razza alla quale purtroppo apparteniamo!!” e terminò la frase con un rauco grido che andò disperdendosi sulle rovine sottostanti che faticosamente stavano riemergendo da 2 secoli di ignoranza!
“Calmati Sid” la voce tranquillizzante della ragazza cercò di lenire il dolore e la rabbia del suo amato “forse abbiamo imparato dagli errori passati e riusciremo a …. A trovare una nuova casa per i nostri figli e nipoti” e per distoglierlo dai suoi truci pensieri “avevo sentito qualche cosa su questo fantomatico pianeta ma pensavo che fosse una leggenda dei tempi andati, raccontami tutto quello che sai amore” Sid sembrò calmarsi e incamminandosi verso il veicolo sempre abbracciato a Carol, riprese il suo racconto con voce molto più tranquilla di pochi attimi prima “sembra che dopo tante idiozie commesse, i superstiti abbiano finalmente aperto gli occhi e si siano trovati d’accordo sul piano da seguire. A circa 500 km da qui, un altro spazioporto è quasi terminato e ci servirà per poter lanciare le prime astronavi che vengono costruite a ritmi serrati ormai da più di 5 anni, verso Deimos con le avanguardie di coloni per rendere abitabile sia la superficie che il sottosuolo” ed infervorandosi mano a mano che andava avanti nel racconto, continuò con maggior enfasi “una volta reso abitabile il nostro satellite, verranno costruite le infrastrutture necessarie al lancio di missioni, verso la nostra nuova casa definitiva. Dapprima saranno delle sonde con equipaggio ridotto e successivamente, sperando che le condizioni del pianeta ce lo consentano, partiranno le vere missioni di colonizzazione. Si spera di poter trasferire l’intera popolazione nell’arco di massimo 50 anni” e sospirando “sempre che tutto vada secondo i piani”.
“e noi?” in quella domanda quasi angosciosa, c’erano tutte le paure che anche Sid conservava gelosamente racchiuse all’interno del suo cuore “non lo so tesoro, forse riusciremo a far parte delle prime spedizioni e a vedere finalmente questo leggendario pianeta. Sicuramente i nostri figli saranno più fortunati di noi. Vedi, nonostante la nostra giovane età, per riuscire a fare tutto quello che ti ho appena detto, ci vorranno come minimo 20 o 30 anni. Se poi consideri che le prime spedizioni dovranno essere forzatamente di personale ‘qualificato’, ti rendi conto anche tu che a bene andare prima di 40 anni non potremo avere la fortuna di imbarcarci” e voltandosi ancora un attimo verso la pianura e lo spazioporto che faticosamente veniva strappato alla rigogliosa vegetazione, concluse con un tono quasi di disperazione “per poter rimettere in funzione tutta questa struttura e renderla attiva per i grandi lanci su Deimos, ci vorranno almeno 5 anni quindi , ti rendi conto……….” arrivato ormai al veicolo e accorgendosi della disperazione dipinta sul viso della sua amata, cercò di stemperare quel sentimento con un lungo e appassionato bacio.
Contrariamente alle sue pessimistiche previsioni, Deimos fu raggiunta e colonizzata nell’arco dei successivi 10 anni. Nei 5 anni seguenti, furono approntati gli spazioporti necessari per i lanci di massa e il trasferimento di tutta la popolazione esistente – poco più di 50 milioni di persone si erano salvate dalla guerra e dalle pestilenze e carestie che si erano sviluppate nei secoli successivi e all’attualità, l’intera popolazione era salita poco al di sopra dei 200 milioni di unità – sulla nuova terra promessa.
Il piano delle autorità dell’unico ‘stato’ esistente sul pianeta, era quello che Sid aveva spiegato alla sua Carol un giorno di primavera su una lontana collina nel pianeta sotto di loro. Consisteva nel mandare delle sonde con personale ridotto e selezionatissimo, allo scopo di esplorare, in massimo 1 o 2 anni, l’intera superficie del nuovo pianeta per verificare le reali possibilità di colonizzazione, identificare l’eventuale stato di evoluzione delle specie autoctone, valutare gli eventuali pericoli e, se tutto questo fosse stato positivo, determinare il miglior posizionamento possibile per lo sbarco e la successiva colonizzazione da parte di tutta la restante popolazione.
Altri 3 o 4 anni sarebbero serviti per inviare una prima ondata di astronavi con i mezzi necessari per la costruzione di uno spazioporto sufficientemente grande ad accogliere l’immensa flotta che avrebbe portato tutti i coloni a destinazione e poi, il grande balzo verso la nuova casa da parte di tutti e l’abbandono del pianeta natio al rovente abbraccio della loro stella morente.
Sid, in quegli ultimi anni si era dato da fare e a forza di spallate e grazie alla sua forte determinazione e competenza, era riuscito ad arrivare al grado di copilota di una delle due sonde di perlustrazione.
La bella Carol, divenuta nel frattempo sua moglie, era combattuta fra l’angoscia nel vedere l’adorato marito partire per una missione in fin dei conti nuova e oscura e la felicità nel pensare che i loro figli avrebbero potuto nascere e crescere su un pianeta, a quanto si diceva, simile a un paradiso.
Lei, nonostante fosse stata inserita nel personale di ‘primo impiego’ della missione, non avrebbe potuto partecipare a quelle prime esplorazioni e quindi si vedeva costretta a separarsi dal marito per almeno 4 anni, il tempo necessario alle esplorazioni e ai due viaggi necessari per ricongiungersi.
Sicuramente avrebbe fatto parte della missione destinata a portare i materiali e la tecnologia necessari alla costruzione delle infrastrutture, pensò, a costo di uccidere qualcuno e prender e il suo posto: una separazione di 4 anni dal suo amato già le sembrava così assurda e inimmaginabile!!
I preparativi per la partenza erano arrivati ormai all’epilogo e in tutto il personale addetto alle operazioni, si andava sviluppando una frenesia quasi ipnotica. Questa volta non si sarebbe potuto fallire nel tentativo, pena l’estinzione dell’intera popolazione. Infatti Deimos poteva ospitare facilmente i 200 milioni di abitanti ma non avrebbe potuto dare sostentamento nemmeno al 50% in più e questo era un limite assolutamente insuperabile.
Gli altri pianeti del loro sistema solare, erano dei giganti gassosi che avrebbero potuto ospitare la vita ma solamente dopo altri 200 milioni di anni, quando la loro stella si sarebbe espansa a sufficienza per dargli il calore necessario a trasformarsi in pianeti solidi e adatti alla vita umana.
Le due grandi astronavi, molto più piccole della loro antenata di 7 secoli prima, erano di forma discoidale e quasi piatte in quanto la rarefatta atmosfera di Deimos e la scarsa attrazione del satellite, davano la possibilità di aver bisogno di minor spinta per il decollo.
Inoltre, negli ultimi 20 anni, la scienza aveva fatto passi da gigante, riuscendo a perfezionare la propulsione gravitazionale e riducendo quindi il lungo viaggio a soli 5 mesi. Oltre a ciò non era più necessaria la forma ‘aerodinamica’ per fendere la densa atmosfera del loro pianeta e quindi era stato optato per la forma discoidale che più si adattava al lungo viaggio che incombeva.
Il primo pilota, Erik, era di poco più anziano di Sid. Era un omone di quasi 1 metro e 90 di altezza con una corporatura massiccia anche se assolutamente non grasso. Il largo viso che ispirava simpatia al primo sguardo, era incorniciato da una folta barba di un rosso cupo che incutevano timore nei più piccolini.
In effetti Erik non avrebbe potuto far male a una mosca sebbene le dimensioni e fattezze potessero trarre in inganno chiunque. Nonostante la sua notevole mole, era di un’agilità insospettabile e, forse per questo motivo unito alla sua estrema competenza, era stato scelto come primo pilota per quella difficilissima prima missione esplorativa.
Completavano l’equipaggio, un astronomo, un ufficiale di rotta, 5 scienziati ognuno con la sua specializzazione necessari per l’esplorazione del pianeta e un colonnello delle forze d’ordine insieme a una decina di militari che avrebbero dovuto far fronte agli eventuali pericoli che si fossero presentati al loro sbarco sul nuovo mondo .
E come in tutte le spedizioni che rispettino, c’era l’immancabile cuoco.
In tutto era un equipaggio di 20 persone che sarebbero partite di li a 2 giorni, verso il profondo ignoto dello spazio, consapevoli che portavano sulle loro spalle le speranze di tutta l’umanità o, per lo meno, di quello che ne rimaneva dopo i secoli bui della guerra e delle pestilenze.
“Sarà dura anche per me tesoro” disse Sid mentre cercava di trasmettere fiducia con il suo abbraccio appassionato a una Carol sull’orlo delle lacrime “questo non è assolutamente un addio ma solo un arrivederci, un preludio alla meravigliosa vita che ci aspetterà nella nostra nuova casa” e cercando di far sorridere la moglie, celiò “non vorrai che ti faccia entrare in una casa con i letti sfatti no? Dovrò pur andare a vanti per rimettere in ordine tutto quanto!!” e vedendo che la sua battuta di spirito aveva ottenuto un qualche effetto sulla povera Carol, accompagno il tutto con un lungo e dolce bacio.
E arrivò finalmente il grande momento del decollo della prima sonda di esplorazione. La seconda sarebbe partita di li a due mesi, trasportando generi di prima necessità e materiale scientifico per l’esplorazione del nuovo mondo.
Il viaggio era ormai al termine e ormai sugli schermi dell’astronave, si poteva scorgere nettamente la stella che stavano cercando. Erano ormai alla periferia del sistema planetario per cui Erik manovrò i comandi passando dalla propulsione gravitazionale alla propulsione atomica che gli avrebbero permesso di percorrere il rimanente tragitto nelle due settimane successive.
Superato l’ultimo gigante gassoso del sistema, l’astronave puntò decisamente verso il terzo pianeta del sistema che, dopo altri due giorni di navigazione, si presentò di fronte agli occhi attoniti di tutto l’equipaggio, in tutto il suo splendore: una bilia di colore blu e verde, sospesa nel nulla e illuminata dagli intensi raggi di calore della loro stella.
Erano arrivati, finalmente e ora iniziavano ad uscire dal torpore e dalla noia di quei lunghi 5 mesi di viaggio, che si erano rivelati molto meno eccitanti di quanto si erano aspettati, vista la noiosa monotonia della solita routine di tutti i giorni.
“Sid, attiva tutti i sensori” comandò Erik e rivolto verso l’ufficiale di rotta “ Steiner mi calcoli una rotta di avvicinamento all’asse equatoriale del pianeta e mi comunichi i tempi necessari” nel frattempo quasi tutti i componenti dell’equipaggio, si erano radunati in plancia per assistere all’avvicinamento al pianeta e parlottavano gli uni con gli altri sommessamente indicando ora una conformazione di nuvole o una terra emersa dall’immensa distesa di acqua blu che si dispiegava sotto i loro occhi.
“Mi sembra che ci sia molta acqua” interruppe i borbottii Sid con una vena di sarcasmo nella sua voce “ci sarà anche un po di terra per metter e i piedi su qualche cosa di solido spero” proseguì sempre nello stesso tono.
“Stasi tranquillo Sid” intervenne Kinnon l’astronomo di bordo “ho già pensato ad interpellare il nostro cervellone che mi ha appena sfornato la conformazione esatta di tutto il pianeta. Effettivamente c’è molta acqua come hai detto tu simpaticamente, ma insieme all’acqua c’è anche parecchia terra, molta più di quella che potrebbe servire a tutti quanti noi, ai nostri figli e nipoti per svariate generazioni” e così dicendo sottolineò il tutto con un ghigno di sardonica soddisfazione.
Nemmeno due ore dopo, l’astronave aveva iniziato la discesa all’interno dell’atmosfera del pianeta , dirigendosi decisamente verso la linea equatoriale sopra un vasto continente che era stato deciso di esplorare per primo.
Tutti i tentativi che erano stati fatti per identificare la sfortunata esplorazione da parte dei loro antenati 7 secoli prima, erano stati vani. Infatti nessun sensore aveva rilevato il benché minimo segno della presenza dell’astronave che li aveva preceduti. Ogni segnale che era stato mandato su tutte le frequenze radio conosciute, non aveva avuto risposta, gettando l’intero equipaggio nelle più disparate congetture.
“Eppure non era piccola” disse Sid più rivolto a se stesso che ai suoi compagni di viaggio “qualche cosa di 300 metri di astronave si dovrebbe pur trovare da qualche parte e i rivelatori di energia dovrebbero dare qualche segno di vita, no?” concluse Sid con tono sempre più aspro “ devi calcolare Sid” iniziò Erik “che sono passati 7 secoli, per noi” aggiunse “mentre per questo pianeta calcolandolo in anni standard nostri, ne sono passati 14 per cui può essere successo di tutto, da un terremoto a un’eruzione vulcanica a qualsiasi cosa” e riflettendo fra se e se completò il suo ragionamento con una punta di rammarico nella voce “ per quanto ne sappiamo, potrebbero essere sprofondati nell’oceano per qualche avaria o addirittura non essere nemmeno arrivati sul pianeta per degli errori di rotta ed essere finiti dritti nel loro sole” A questa nuova ipotesi enunciata con tale enfasi dal loro comandante, in tutta la sala si diffuse un opprimente silenzio, sintomo di uno sconforto per la sorte dei loro antenati così sfortunati ed abbandonati dalla loro stessa razza.
Nel frattempo, l’astronave si era abbassata notevolmente sulla superficie del pianeta e ora tutti potevano chiaramente guardare attraverso il grande schermo panoramico posto al centro della plancia di comando, tutti i dettagli delle terre che stavano sorvolando.
Gradatamente Erik stava diminuendo la velocità mano a mano che si avvicinavano al suolo.
Erano a poco oltre i 2000 metri di altezza e stavano sorvolando un’infinita distesa di sabbia color giallo marrone. Pochi minuti dopo, la distesa di sabbia che sembrava non aver fine, lasciò il posto ad una stretta vallata di un verde smeraldo all’interno della quale era incastonato un nastro di un blu intenso che andava crescendo di dimensioni via via che l’astronave avanzava nel suo percorso.
Il rauco grido di Sid, risvegliò tutto l’equipaggio dalla contemplazione estatica di quei panorami fantastici “Erik, alza gli schermi di mimetismo, subito!!” e nello stesso tempo freneticamente iniziò ad impostare dei rapidissimi comandi sulla consolle principale.
Nel frattempo Erik aveva eseguito l’ordine del suo copilota e quasi in stato di shock si sentì chiedergli “Che c’è Sid? Cosa hai visto di così tremendo che ti ha fatto pensare di essere in pericolo?” e così dicendo cercava di sforzarsi a vedere qualche cosa di strano sulla superficie che gli scorreva al di sotto “non ho visto nulla con gli occhi Erik, ma i rilevatori di movimento mi hanno segnalato delle presenze animali in gran numero e non sembrano affatto degli animali! Ora aspettiamo che il computer ci dica più esattamente con cosa abbiamo a che fare” e quasi a dargli man forte nella sua tesi, la voce di Bresth il consulente biologico della spedizione, comunicò “Ha ragione Sid comandante, il computer sta trasmettendo dei diagrammi vitali che non sono assolutamente appartenenti ad animali ma a esseri intelligenti, e sono numerosi. Entro poco dovremo avere anche la configurazione fisica di questi esseri”.
Ormai la curiosità di tutto l’equipaggio era diventata quasi palpabile e ognuno cercava di vedere o capire il prima possibile di cosa si trattava esattamente.
L’astronave stava sorvolando una vastissima pianura, a lato della verde valle con il suo fiume che vi scorreva dentro placidamente quando, improvvisamente tutti quanti poterono distinguere chiaramente, un’immensa città formata da piccole case ammassate le une alle altre.
Sembrava fossero fatte di pietre, o della stessa sabbia della sconfinata distesa che circondava la verde valle che stavano sorvolando.
Tutto intorno alla città si notava sempre più distintamente, un brulichio di forme indistinte – vista la grande altezza alla quale viaggiavano – che sembrava andassero tutte in una solita direzione. Per un attimo assorbiti da quella inaspettata immagine, nessuno dell’equipaggio si era accorto della destinazione di tutte quelle creature. A poco a poco, alzando lo sguardo, si resero perfettamente conto di dove stessero andando. Poco distante si intravedevano 3 immense costruzioni che si innalzavano nell’infuocato cielo di quella incredibile pianura. Due delle quali erano chiaramente terminate e una era forse a metà dell’opera.
Intorno a queste maestose costruzioni, il brulichio di esseri aumentò in modo esponenziale, dando quasi un senso di soffocamento a tutti gli spettatori di quell’immenso spettacolo: stavano sorvolando la piana di Giza e le maestose costruzioni erano le strabilianti piramidi di Cheope, Kefrem e Micerino!!
Gli alieni erano arrivati!!!