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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Uomo vs natura

Installazione artistica ritraente un boscaiolo

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Un pomeriggio di primavera di quarant’anni fa mi trovavo in compagnia di un contadino locale, nelle vicinanze del principale fiume della zona, e lo osservavo mentre, con attenzione e perizia, puliva le prode del fiume e, successivamente, a forza di braccia e di duro lavoro, caricava il carretto che aveva portato con la rena del fiume stesso.

Ma tutto questo senza modificare sostanzialmente il letto del fiume, con buche piuttosto che con un lavoro fatto solo ed esclusivamente per “depredarlo”del suo prezioso contenuto, ed alla domanda su cosa se ne facesse del materiale estratto, mi rispondeva che in un’azienda agricola c’è sempre bisogno sia di tale materiale che dei legni ricavati dal taglio delle piante fluviali sulla ripa dello stesso fiume.

Mentre eravamo lì, lui intento nel suo lavoro, ed io ad osservare con attenzione ogni singola mossa di questo vecchio e saggio personaggio, ci accorgemmo che erano sopraggiunti due guardie forestali bardate di tutto punto nella loro divisa grigio-verde che, con fare perentorio, si rivolsero al contadino, domandandogli molto sgarbatamente cosa stesse mai facendo.

Lui, con molta calma, gli disse che si stava prendendo cura del fiume come era uso fare da più di 40 anni e come gli aveva insegnato suo padre, e prima di lui suo nonno, evitando, così, il rischio che gli alberi potessero franare nell’alveo del fiume, finendo per ostruirlo.

Bruscamente interrotto, i due forestali gli intimarono di smettere immediatamente e di rimettere a posto la sabbia e ghiaia caricata sul carrello, altrimenti avrebbero proceduto all’elevazione di una contravvenzione salata, con l’aggiunta di una denuncia a carattere penale per, a loro detta, furto ai danni del demanio.

La conclusione di questa vicenda fu rapida, in quanto il contadino, mestamente, si adeguò a quanto dettogli dai due scortesi tutori della legge, e girato il carretto se ne tornò a casa sua.

Ed è così che la stupidità e cecità dei nostri politici degli ultimi trent’anni ha letteralmente distrutto un paese e delle tradizioni millenarie, che sono servite nei secoli a tutelare l’ambiente che ci circonda, mescolate al saper fare e ad un pizzico di saggezza popolare.

Personalmente, mi ricordo del periodo in cui anche io mi sono dedicato all’arte del boscaiolo, attraverso un’azienda da me creata, e delle immani difficoltà incontrate sulla mia strada proprio a causa delle incompetenze e della infinita arroganza dei rappresentanti politici dell’epoca (in testa a tutti quanti quell’Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’agricoltura ed ambiente dal 2001 al 2009 per i Verdi), che, completamente all’oscuro delle più elementari regole vigenti nella natura, hanno emanato una serie di leggi, decreti e normative – ancora oggi in vigore – che, di fatto, impediscono a chiunque di poter “curare” i nostri fiumi come facevano i nostri padri e nonni nel passato, evitando, così, gli effetti catastrofici delle alluvioni.

E proprio oggi vediamo quali sono gli effetti derivanti da questa immensa stupidità umana, in seguito alla devastante alluvione occorsa nelle Marche, con ben 11 vittime e svariati miliardi di danni a cose, aziende e case di cittadini.

Premesso che, di fondo, ci sia un’arroganza immensa da parte dell’uomo, quando ritiene di potersi opporre alla natura o di “prevenire” quelle che saranno le future catastrofi, considerando che, da oggi in poi, il clima che ci interessa direttamente sarà sempre più violento ed imprevedibile (studi scientifici già hanno avvertito la popolazione intera che, entro pochi anni, avremo la sfortuna di vedere nel nostro mediterraneo i tanto temuti “uragani”, che attualmente vediamo solo in televisione quando si scatenano sugli Stati Uniti) e finendo con la considerazione che, per stupidità, noi non abbiamo eguali, in quanto continuiamo a costruire in posti assolutamente proibitivi, le soluzioni a questo problema non sono semplici.

Prima di analizzare quali potrebbero essere le soluzioni, voglio aggiungere alcuni dati che ci possono dare la giusta dimensione di quello che si sta portando avanti nell’intera Europa, nascondendolo dietro al falso mito del peggioramento climatico in atto, e solo per soddisfare delle idee assai bislacche che hanno iniziato a prendere piede, ormai, da oltre 40 anni.

In Europa, su una superficie di oltre 1 miliardo di ettari di foresta, ogni anno tale quantità aumenta di circa 510 mila ettari, che generano una cifra pari a 645 mila metri cubi di legname “aggiuntivo” dovuto alla naturale ricrescita e che, per una questione matematica, l’anno successivo sarà certamente di più, in quanto le regole di taglio non cambiano.

https://www.promolegno.com/costruire-con-il-legno/sostenibilita-e-ambiente/foreste

Tutti diranno: “Che bello! Abbiamo più verde, più alberi, più aria pulita, stiamo curando il nostro mondo!”.

Ma nessuno che si domandi quali possono essere gli effetti collaterali di tutto questo verde in più?

Ecco perché sostengo che l’uomo di oggi sia molto stupido e cieco, poiché non si rende conto, solo ed esclusivamente per andare dietro a delle “idee di tendenza”, che il ciclo biologico non riguarda solo le piante o gli alberi, ma è tutto quanto connesso e molto più complesso di quanto si possa credere.

Infatti, a più alberi, più boschi e più verde in genere, corrisponde un aumento esponenziale di tutto ciò che si “ciba” di tale verde, e cioè a partire dagli insetti più piccoli – ragni, mosche, zanzare, formiche, ecc – per finire agli animali più “consistenti” come rapaci, daini, cerbiatti, cinghiali, faine, donnole, volpi e, per finire, pure lupi.

Ovvero, l’intera catena alimentare che la natura ha studiato nella sua infinita complessità e saggezza.

E, per i motivi che ben si possono immaginare, tutto questo va nettamente in contrasto con quelli che sono gli interessi di noi umani – coltivazioni, abitazioni, città ecc… – e alla fine potrebbero generare dei veri problemi di coesistenza.

Ritornando alle soluzioni che si possono mettere in campo al fine, quantomeno, di “arginare” i problemi che si presenteranno ogni anno per i prossimi decenni, sicuramente non si possono studiare ed implementare in pochi mesi, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma, al contrario, bisognerebbe innanzitutto che noi umani ci cospargessimo la testa di cenere e, con estrema umiltà, capire che in uno scontro fra noi e la natura, senza ombra di dubbio noi ne usciremo con le ossa rotte, ora e sempre.

Secondariamente, bisognerebbe iniziare a smettere di cercare di piegare la natura ai nostri voleri – come intubare i fiumi, facendoci passare sopra le strade cittadine – e, sopratutto, smetterla di costruire laddove, magari, c’è un bel paesaggio, ma sicuramente ci sono dei rischi troppo elevati per poter stare tranquilli.

Faccio un esempio valido per tutti, che sicuramente può far capire di cosa sto parlando: è fuori discussione che i vulcani, per loro stessa natura, eruttino, non sappiamo quando, ma sappiamo per certo che il Vesuvio, prima o poi, farà sentire la sua voce potente un’altra volta, e la questione è solo stabilire “quando”!

Quindi perché continuare a costruire sulle sue pendici o, peggio ancora, continuare a vivere in quelle zone?

State pur tranquilli che se domani – fra un anno o fra 50 anni – ci fosse un’eruzione di tipo “pliniano”(per intendersi, uguale a quella che seppellì Ercolano e Pompei), avremo modo di piangere decine di migliaia di morti e, sicuramente, “dopo” ci saranno i soliti imbecilli che urleranno ai 4 venti che bisogna “prevenire”.

Ma cosa vuoi prevenire!!!

Altra cosa della quale dobbiamo riappropriarci è la vecchia saggezza dei nostri predecessori e, di conseguenza, tornare a permettere ai contadini di prendersi cura dei loro fiumi, ripulendone le sponde, eliminando gli alberi caduti nell’alveo e, sopratutto, abbassando il letto dello stesso fiume, asportando la ghiaia che, via via, si accumula in eccesso.

State pur tranquilli che, se nel 1966 si fosse agito in questo modo, abbassando il letto dell’Arno, con molta probabilità l’alluvione di Firenze non ci sarebbe stata, e se ci fosse stata lo stesso, avrebbe avuto un effetto molto meno devastante di quanto nella realtà ebbe.

Per concludere, ritengo che la lezione che dobbiamo apprendere da tutto quello che succede puntualmente ogni anno, è che dobbiamo agire con molta più umiltà nei riguardi di “Madre Natura” e, sicuramente, agire non in competizione con lei, ma in “sinergia”, approfittando degli innumerevoli benefici che Essa potrà sempre darci.

Certamente dobbiamo convincerci, una volta per tutte, che nello scontro UOMO vs NATURA, i perdenti saremo sempre e soltanto noi.

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