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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Il nostro futuro nell’universo

Navicella spaziale diretta verso una galassia

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Ultimamente trovo in rete un considerevole numero di video, articoli e interesse diffuso per tutto quello che riguarda le stelle, l’universo, i viaggi interstellari e la possibilita’ per l’umanita’ di staccarsi da questo bel sassolino blu, sospeso nell’infinito vuoto cosmico. Gia’, in altri miei scritti, ho cercato di affrontare il tema relativo ai viaggi dell’uomo nel vasto spazio cosmico e oggi, prendendo spunto da un video visto ultimamente proprio su questo argomento, vorrei rinfrescare le idee, piu’ che ai lettori, a me stesso. Il video in questione parlava, in sostanza, dei sistemi possibili, odierni e futuri, per poter andare su qualche altro pianeta nelle vicinanza o, perche’ no, nell’intera nostra galassia. Prima di analizzare i sistemi elencati in tale video, vorrei sgomberare il campo da quello che sono le conoscenze acquisite da parte dell’umanita’ e da quello che sono, a tutt’oggi, solo delle fantasticherie e niente piu’.Sebbene io stesso sia un accanito appassionato di fantascienza, nonche’ scrittore di storie basate sulla pura fantasia, tengo a precisare che, come detto poco sopra, esistono dei paletti dettati dalle leggi fisiche che governano l’intero universo, assolutamente insormontabili e dai quali non si puo’ prescindere. Due fondamentali paletti o, per meglio dire, ostacoli a qualsiasi discorso possibile sui viaggi spaziali, sono lo spazio e il tempo. Sembra quasi un assurdo ma, purtroppo, e’ cosi’ fin dall’alba dei tempi, come ci ha sapientemente illustrato uno dei piu’ grandi scienziati mai esistiti: Albert Einstein, con la sua teoria della relativita’ generale.Infatti per qualsiasi oggetto con una massa propria non e’ assolutamente possibile superare la velocita’ della luce – circa 300 mila km al secondo – e le uniche particelle che possono raggiungere tale velocita’ sono i fotoni che sono, come e’ noto a tutti, senza alcuna massa. L’altro ostacolo ricordato e’ lo spazio infinito, nel senso che le distanze che ci dividono da qualsiasi altra stella sono talmente ampie e quasi prive di logica per la nostra mente, che e’ quasi inutile discuterne. Per fare un paio di piccoli esempi, prima di addentrarmi nella disamina delle possibilita’ che si presentano davanti a noi per affrontare i viaggi nello spazio, basti pensare che per percorrere la distanza che ci separa dalla stella piu’ vicina a noi, Proxima Centauri, la luce ci impiega 4,2 anni per cui, ammesso e non concesso che ci si potesse muovere a tale velocita’, per andare e tornare ci vorrebbero  quasi 10 anni. E stiamo parlando della stella piu’ vicina a noi mentre, invece, per dare un altro riferimento, la nostra galassia la Via Lattea, che e’ una degli otre 4 miliardi di galassie presenti nell’universo, ha un diametro di circa 100.000 anni luce, ovvero la luce ci impiega la bellezza di 100 mila anni ad attraversarla per intero. Per rendere la cosa leggermente piu’ comprensibile, basti pensare che noi ci troviamo a circa 26.000 anni luce da Sagittarius A, che e’ il buco nero super massiccio al centro della nostra galassia e che la luce che noi vediamo oggi provenire da quel centro galattico e’ partita quando sulla terra non esisteva ancora nessuna civilta’, ma solo i nostri antichi progenitori, Neanderthal e Homo Sapiens. Detto per inciso, gli oggetti terrestri lanciati dall’uomo che sono arrivati piu’ lontano dalla Terra sono, all’attualita’, le due sonde Voyager, lanciate alla fine delgi anni 70, che si trovano, al momento, nell’eliopausa, a circa 160  UA dal sole, ovvero circa 20 miliardi di km. Ci vorranno ancora altri 30 mila anni per uscire completamente dalla nube di Oort, che e’ il limite di influenza della nostra stella. Ovviamente questi ostacoli sono relativi e soggettivi, in quanto la nostra vita media e’ di circa 60/70 anni, numeri che, onestamente, mal si conciliano con i numeri relativi alle distanze sopra citate. Per rendere ancora piu’ chiara la stretta relativita’ di questi due fattori, eta’ e spazio, se l’uomo avesse la longevita’ di alcuni tipi di pino rosso che possono arrivare a circa 5000 anni di vita, i discorsi potrebbero cambiare totalmente, anche se, per ovvi motivi matematici, le possibilita’ di viaggiare fra le stelle resterebbero sempre molto esigue. Chiariti questi fondamentali limiti, ai quali siamo costretti a sottostare inequivocabilmente, vorrei rispondere indirettamente alle numerose domande che, con cadenza regolare, mi vengono poste sia da amici che non quando mi addentro in queste tematiche. Spesso e volentieri mi viene detto che potremmo riuscire a “scoprire” nuove leggi fisiche che permettano, fra le altre cose, l’esitenza dei famosi ponti di Einstein Rosen, detti anche Worm-hole o cunicoli spazio temporali, ovvero dei veri e propri “buchi” nel tessuto spazio-temporale che uniscono due punti dell’universo magari anche distanti milioni di anni luce uno dall’altro. La teoria, perche’ di questo si tratta, sostiene che se io prendo uno spazio piano, oltre al classico metodo di collegare un punto A ad un punto B nel piano, percorrendo una linea orrizzontale, potrei, in teoria, piegare lo spazio letteralmente e, quindi, portare i due punti A e B a contatto l’uno con l’altro, che diverrebbero, quindi,  raggiungibili appunto da un “buco di verme”. Se prendete un foglio di carta e ci scrivete da un lato A e dall’altro B, poi lo piegate in due in modo che i due punti collimino, a quel punto lo forate con una matita e capirete perfettamente la teoria. A prescindere dal fatto che questa e’ una teoria, bella e affascinante quanto vogliamo, ma pur sempre teoria, con assolutamente nulla di concreto alla sua base se non delle mere elucubrazioni di fisica teorica, vorrei porre un paio di quesiti che non vengono mai avanzati quando si parla di questa materia. Ammesso, per un momento, che tale teoria divenga realta’, qualcuno mi dovrebbe spiegare con quale tecnologia si potrebbe scegliere il punto di arrivo. Noi, ovviamente, partiamo dalla Terra, ma come possiamo decidere “dove” sbucheremo e, specialmente, come potremo sceglierlo questo dove? Inoltre, una volta andati nel posto che abbiamo deciso di visitare, come potremo essere in grado di tornare a casa? Se i “congegni” che ci permettono di viaggiare da un punto A ad un punto B dell’universo li abbiamo scooperti e costruiti sulla Terra, non penso che potremo averli anche nel punto di arrivo…Abbandonando per un momento questa affascinante teoria, continuo a sentire notizie circa la scoperta e la messa a punto di motori cosiddetti a curvatura – Star Trek vi dice nulla? – e che, finalmente, siamo sulla buona strada. Sono assolutamente convinto che prima o poi ci riusciremo e, finalmente, ci proietteremo nel futuro fantascientifico che gli appassionati  dell’Enterprise conoscono molto bene , ma restano sempre i soliti “paletti” di cui sopra: spazio e tempo. Per quanto possano andare veloci le astronavi con motori a curvatura, o ionici, o sub luminali che dir si voglia, ci si scontrera’ sempre e comunque sulla impossibilita’ di superare la velocita’ della luce e sulle incolmabili distanze che ci separano da qualsiasi stella a noi nota.Per sintetizzare le cose dette fino a questo momento, gli elementi che impediscono, per il momento – e, per quanto riguarda il mio pensiero, per sempre – i viaggi interstellari sono strettamente correlati l’uno con l’altro e sono spazio, tempo e eta’ media dell’essere umano. Come si puo’ notare da questa semplice equazione, l’unico elemento sul quale noi potremmo influire in qualche modo, oltre alla velocita’ relativa delle future astronavi (anche se in modo del tutto ininfluente, e limitato sempre dalle leggi fisiche) e’ l’eta’ media di noi esseri umani. E questo lo potremmo fare  sia in termini assoluti di maggior longevita’ o, come alcuni stanno studiando di poter fare, “barando”, cioe’ “allungando” fittizziamente la durata della vita con uno stratagemma, ovvero l’ibernazione. Non inizio nemmeno a parlare di questa ipotesi, poiche’ si aprirebbe uno scenario di una vastita’ infinita con una produzione di problematiche pressocche’ illimitata, dal decadimento fisico di un corpo umano in assenza di gravita’, agli effetti nefasti, per gli organismi umani, dell’accelerazione e decelerazione prolungate, per cui, per il momento, soprassiedo. Tornando al video del quale ho parlato all’inizio di questa disamina, in esso si faceva l’ipotesi di quelli che possono essere chiamati viaggi multigenerazionali, strutturati costruendo delle citta’-astronavi completaemente autosufficienti, facendole partire con un numeroso equipaggio – diverse migliaia di unità – e sperando che i pronipoti dei pronipoti, nati sulla stessa astronave, riescano ad arrivare ad un pianeta abitabile in un lontano futuro. Ovviamente con un viaggio di sola andata. Ed e’ proprio questa la primissima obiezione ad un tale progetto: chi sarebbe cosi’ pazzo da abbandonare la relativa sicurezza e comodita’ della vita sulla Terra, per passare il resto della propria esistenza nell’oscuro spazio e con l’assoluta certezza di non vedere nemmeno con il telescopio la destinazione per la quale si e’ partiti? Altra ipotesi descritta nel suddetto video e’ quella alla quale stanno lavorando diversi scienziati in tutte le parti del mondo e che, praticamente, descrive la possibilita’ di “visitare indirettamente” gli esopianeti che via via scopriamo con l’invio di alcune minuscole attrezzature fotografiche trainate da delle immense “vele solari” sospinte da fasci di raggi laser e dal vento solare stesso in accelerazione costante.I calcoli fatti dagli scienziati parlano di circa 18 anni per raggiungere Proxima Centauri, nella migliore delle ipotesi e senza alcun imprevisto sulla strada, e il tutto per poter scattare delle fotografie dettagliate di un esopianeta sul quale, quasi certamente, non si trova la benche’ minima traccia di vita.18 anni per fare una foto? Dopo questa lunga analisi dei pro e dei contro che ci attanagliano, nel grande enigma rappresentato dai viaggi spaziali, vorrei cercare di arrivare a delle conclusioni che, nonostante non siano particolarmente affascinanti, potrebbero sempre racchiudere in sè stesse svariati tipi di emozioni .Alla luce, sopratutto, degli ostacoli irremovibili, costituiti dalle leggi fisiche che governano questo universo, ritengo, con buona dose di sicurezza, che il futuro dell’umanita’ nello spazio che ci circonda potra’ limitarsi, per cosi’ dire, solo ed esclusivamente al nostro sistema solare e, forse, nemmeno a tutto quanto. Dando per scontato che, per motivi di natura geologica, climatica, umana o cosmica – qualche meteorite – la nostra permanenza e vita relativamente tranquilla sopra questo meraviglioso sassolino blu, non sia del tutto scontata e garantita, ritengo che le uniche alternative che si offrono davanti a noi siano quelle di costruzione di nuovi ambienti abitatitivi e colonizzazione dei nostri satelliti e pianeti piu’ vicini come la Luna, Marte, Europa, Encelado e Titano. Ritengo che nei prissimi 100/150 anni l’umanita’ dovrebbe seriamente impegnarsi al fine di “duplicare” o “triplicare” i luoghi da poter abitare, proprio per evitare che una catastrofe di proprorzioni globali metta la parola fine all’avventura dell’uomo in questo universo. Con molta probabilita’, anche se dovessimo essere colpiti da un asteroide tipo quello che mise fine all’impero dei dinosauri sulla terra o se un super vulcano decidesse improvvisamente di dar voce alla sua rabbia, l’umanita’ riuscirebbe a preservare un numero sufficiente di esemplari, in modo da poter rincominciare tutto ancora una volta, ma, senza ombra di dubbio, questo porrebbe assolutamente una pietra tombale su qualsiasi velleita’ di viaggi a zonzo fra le stelle.  

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