Gli idrocarburi
Dal nome idrocarburi, relativo al petrolio, metano e, in minor parte, al carbone, si può evincere tranquillamente che tutte e tre queste sostanze siano di origine organica e composte, per la gran parte, in carbonio e suoi derivati chimici, mescolati ad altre sostanze in minor quantità, come azoto, solfuri, ecc…
Lo studio
Da questa semplicistica spiegazione si passa all’esame di come si possono formare, nel sottosuolo, giacimenti dei suddetti elementi – attraverso milioni di anni, addirittura dai 10 ai 100, per il petrolio – in seguito al deposito di sostanze organiche sul fondale dei mari e anche sulla terraferma.
Ho voluto mettere insieme alcuni dati di base per cercare di capire quale possa essere la quantità totale di idrocarburi esistente sulla faccia della Terra – e sotto, ovviamente – arrivando a delle conclusioni che, se sono corrette – e non credo che possano essere errate – possono darci una chiave di lettura assai interessante su quanto sta succedendo oggigiorno a proposito dei combustibili fossili e delle forme di energia alternativa.
Per la creazione del database che si trova in fondo all’articolo, sotto forma di tabella di calcolo excel, ho assunto, innanzi a tutto, l’informazione che le prime piante – gimnosperme – hanno fatto la loro comparsa sulla Terra intorno ai 500 milioni di anni fa (nei mari, con molta probabilità, la loro comparsa è da farsi risalire a qualche centinaio di milioni di anni prima, preceduti da micro alghe e cianobatteri, che hanno contribuito alla formazione del quantitativo di ossigeno presente nell’attuale atmosfera, visto e considerato che la loro funzione primaria è quella di fissare sia l’anidride carbonica che l’azoto dall’atmosfera stessa ed utilizzarla come carburante), seguite, nelle ere successive, dalle evoluzioni delle stesse in angiosperme.
https://www.focus.it/ambiente/natura/nascita-piante-verdi#:~:text=Una%20ricerca%20dell’Universit%C3%A0%20dell,circa%2045%20milioni%20di%20anni
Senza dilungarmi troppo a livello tecnico, la principale differenza fra le due tipologie è che le prime sono senza fiori e le seconde li posseggono, e sono la maggior parte delle attuali piante, sia erbacee che legnose.
Altra differenza sostanziale è che le gimnosperme sono, per lo più, a composizione legnosa, mentre le angiosperme sono a prevalenza di specie erbacee, per cui il loro apporto all’accrescimento dei depositi di idrocarburi è sostanzialmente differenziato, sia per quantità che per qualità.
https://www.treccani.it/enciclopedia/angiosperme_%28Enciclopedia-Italiana%29/#:~:text=Mentre%20le%20Gimnosperme%20sono%20esclusivamente,organi%20vegetativi%2C%20appaiono%20assai%20progredite.
Proseguendo nella costruzione del database, ho preso in considerazione un tempo stimato di 460 milioni di anni (comparsa delle prime piante sulla terraferma), la dimensione stessa delle terre emerse che, all’epoca, venivano definite Gondwana e Laurasia, poi frammentatesi e riunitesi nella Pangea che, a sua volta, poi si è divisa nuovamente per il fenomeno della tettonica a placche, andando a formare i continenti che oggi noi tutti conosciamo e che equivalgono all’incirca a 149 milioni di chilometri quadrati.
https://www.treccani.it/enciclopedia/terra#:~:text=Distribuzione%20delle%20t.&text=Circa%20il%2071%25%20della%20superficie,emisfero%20boreale%2C%20sebbene%20(fig.
Calcolando che solo il 30% delle terre emerse è occupato da foreste (qui, però, andrebbe fatto un distinguo ben preciso, in quanto sì, è vero che le foreste hanno queste estensioni, ma tutto il resto delle terre emerse ha avuto e ha tutt’ora presenza di colture erbacee su quasi l’intera superficie e, di conseguenza, anche tali colture hanno contribuito a creare i depositi o giacimenti di idrocarburi di cui sopra) ed eliminando un 10% circa di tali superfici a causa di incendi – anche questi ultimi eventi lasciano pur sempre dei residui sul terreno che, in seguito, si trasformano in idrocarburi, andando ad alimentare i giacimenti – ho poi affidato una quota di crescita “legnosa” annua pari a circa 3000 quintali per ettaro su un ciclo medio di 50 anni (ovverosia ho calcolato che, in 50 anni, la produzione per ettaro utile per la costituzione dei giacimenti come residui fossili potesse essere di 3000 quintali per ettaro).
Da considerare che, specialmente nel Carbonifero, la maggior parte delle terre emerse era costituita da paludi estremamente lussureggianti, con prevalenza di felci di dimensioni veramente gigantesche (con molta probabilità per la ricchezza di CO2 nell’atmosfera, dalla quale si deriva il gigantismo sia nelle specie vegetali e, di conseguenza, in tutta la catena di animali presenti sul suolo) che, una volta morte, iniziavano un lento processo di trasformazione, diventando prima Torba, poi Lignite, Litantrace e, per finire, Antracite, che è il più puro carbone che conosciamo, denominato anche Carbon Coke e formato per la maggior parte da carbonio.
https://www.skuola.net/geografia/carbone.html#:~:text=Coke%2C%20%C3%A8%20un%20carbone%20artificiale,fondere%20i%20minerali%20di%20ferro .
Aprendo e chiudendo una piccola parentesi, che serve per comprendere come mai le specie vegetali vanno, alla fine, a comporre questi tre elementi che noi chiamiamo idrocarburi, va ricordato che, in sostanza, le piante -tutte– attraverso la fotosintesi clorofilliana estraggono, fissandola, anidride carbonica dall’aria e la utilizzano come “carburante” per la loro crescita, ed ecco perché, in buona sostanza, il legno “brucia”.
I dati
Tornando alla composizione della tabella, ho voluto considerare anche quella che, normalmente, viene chiamata massa secca – come chiunque sa, ogni organismo vivente è composto per la maggior parte da acqua e da altre sostanze che, appunto, vanno a definire la massa secca di ciascun organismo – di modo da poter avere un dato il più attinente possibile a quello che è lo scopo di questo database, ovvero la totalità del Carbonio che, dopo milioni di anni, e a seconda dei temperatura e pressione, si trasforma in petrolio, carbone o metano.
Ai fini della costituzione della tabella, va tenuto conto, seguendo i computi dal link sottostante, che per calcolare il carbonio presente in un albero vanno fatte alcune considerazioni – inserite nei calcoli – che partono proprio dalla massa secca dello stesso albero, che non si trova solo sopra il suolo, ma anche sotto, con il suo apparato radicale e, di conseguenza, va estrapolato il coefficiente di moltiplicazione al fine di avere un risultato esatto.
Le stime
Dall’altra parte, ed anche inserendo dei dati abbastanza aprioristici, in quanto dagli studi disponibili non si possono estrapolare numeri più di tanto precisi, ho voluto riportare il consumo dei tre elementi (P.C.M.) durante il tempo su tutta la superficie terrestre, considerando che il carbone è stato scoperto intorno al 500 Avanti Cristo dai cinesi e che il petrolio, in buona sostanza, è stato scoperto agli inizi dell’800 negli Stati Uniti (per “scoperto” intendo quando ha avuto inizio l’estrazione di massa, in concomitanza con la rivoluzione industriale, che è stata permessa proprio dall’avvento sul mercato di tale sostanza).
https://www.google.com/search?q=quando+si+e%27+iniziato+a+sfruttare+il+petrolio&oq=quando+si+e%27+iniziato+a+sfruttare+il+petrolio&aqs=chrome..69i57j0i546l4.16692j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8
Le riserve terrestri di petrolio, metano e carbone
In aggiunta a tutto ciò, ho voluto esaminare anche le stime che abbiamo disponibili circa le riserve di P.C.M. che ci vengono raccontate dai vari Paesi – e qui il discorso si complica enormemente, in quanto subentrano questioni di ordine finanziario, politico e interesse militare di chiunque parli di ciò, e tali dati vanno presi veramente “con le pinze” – per poter avere una dimensione reale di quanto, fino ad oggi, abbiamo consumato delle riserve che la nostra Terra ci “ha preparato” nel corso di 500 milioni di anni.
Da considerare, infine, una cosa fondamentale, e cioè che in questo complessissimo database manca del tutto una pur semplice ipotesi di quanto petrolio e metano possano esserci “sepolti” nei fondali oceanici (ricordo a tutti che la Terra, per i 4/5 è occupata da oceani) in quanto ritengo che provare ad estrapolare dei dati sia solamente un esercizio matematico privo di qualsiasi possibile attinenza con la realtà dei fatti.
Per capire questa mia titubanza ad inserire le possibili riserve di idrocarburi formatesi negli oceani, basti pensare che durante 5 o 600 milioni di anni le “carcasse” di animali marini – comprensive di deiezioni durante l’intero arco della loro esistenza – i cianobatteri e le micro alghe che vivono tranquillamente in tutti gli oceani sono talmente incalcolabili che ci vorrebbero veramente degli algoritmi molto complessi per poterli calcolare con una certa attinenza alla realtà, per cui ho tralasciato questo aspetto, seppur di notevolissima importanza.
Il confronto con i nostri consumi
I risultati sono realmente sconcertanti, in quanto a fronte di circa 30 milioni di Gigatonnellate consumate fino ad oggi – una Gigatonnellata è pari ad un miliardo di tonnellate – ci sono riserve di P.C.M. pari a oltre 6,5 miliardi di Gigatonnellate disponibili sull’intera superficie – sotto, per meglio dire – terrestre, e da qui le letture di questi dati si fanno veramente molto interessanti, aprendo un’infinità di scenari ed interpretazioni che si sanno dove iniziano, ma non dove finiscono.
E tutto questo devo ricordarlo a costo di essere noioso, senza considerare minimamente quelle che possono essere le riserve conservate sui fondali degli oceani e, sopratutto, dei laghi di maggiori dimensioni, come ad esempio il lago Kivu, nel Ruanda, che nelle sue profondità nasconde una bolla di gas tossici composta da circa 300 km di anidride carbonica e 60 km cubi di metano, insieme ad acido solfidrico, pronti ad esplodere in quella che viene chiamata dai geologi una eruzione Limnica che, con molta probabilità, libererebbe nell’aria, in pochi minuti, circa il 5% delle intere emissioni di gas serra di tutta la Terra in un anno, uccidendo milioni di persone in un solo momento (ed anche qui si aprirebbero vasti discorsi su quello che viene chiamato “riscaldamento globale “e sulle sue origini).
https://www.lifegate.it/segreto-lago-kivu-africa
I risultati incredibili
A risultati ottenuti, e a meno che non siano del tutto sballati, cosa che non ritengo assolutamente, in quanto la matematica è sempre stata una materia affascinante per me e, sopratutto, perché nelle tabelle excel che compongo non ci metto assolutamente nulla di mio, ma mi limito a incasellare dei dati che ritengo siano ben solidi e acquisiti ormai da tempo immemore, ma, sopratutto, perché la matematica una cosa non la può fare, e cioè non può mentire: 2 + 2 ha sempre fatto 4 e sempre lo farà.
Poi, per amore della modestia e per non passare da arrogante, potrei anche ritenere che i dati da me ottenuti potrebbero essere imprecisi in qualche loro componente, ma, visti i risultati finali, che sono letteralmente abnormi rispetto a quanto ci viene sempre raccontato, tali imprecisioni non potrebbero variare il risultato finale più di tanto.
Nella fattispecie, se i nostri consumi fossero di 30 milioni di Gigatonnellate e le riserve – da risultati del calcolo – fossero di 100 o 150 Gigatonnellate, cioè solo 4 o 5 volte di più del consumato, potrei anche essere concorde con chi mi dicesse che alcuni parametri da me inseriti sono del tutto errati e generano un risultato non del tutto veritiero, ma visto e considerato che il rapporto fra consumato e disponibile – sempre senza tener conto dei giacimenti in fondo ai mari – è di 1 a 220, risulta del tutto ovvio che, anche avendo ipoteticamente sbagliato l’inserimento di un parametro, la differenza non potrebbe azzerare del tutto questo divario notevolissimo fra consumato e disponibile.
Le conclusioni
Prima di trarre le conclusioni di tipo filosofico, politico e sociale derivanti da questi dati, vorrei aggiungere alcuni dati relativi a quei simpatici microorganismi che si chiamano cianobatteri e che si ritrovano in praticamente tutti gli oceani Terrestri.
Queste cellule Procariotiche hanno delle dimensioni che oscillano da 1 a 10 micron (1 milionesimo di metro) quindi, per renderci conto, i più grandi -e ce ne sono circa 34 tipologie- possono essere all’incirca di un millesimo di millimetro e, volgarmente dette alghe azzurre sono la maggior componente degli oceani terrestri, nonché delle superfici di acque dolci della Terra, comparsi circa 3,4 miliardi di anni fa.
É a loro che noi dobbiamo la nostra esistenza, in quanto sono considerati degli ottimi azoto fissatori, nonché, insieme ad altri tipi di alghe, carbonio fissatori e produttori di ossigeno.
In pratica, se sulla Terra non si fossero sviluppati questi simpatici organismi, con estrema probabilità oggi io non mi troverei qui a scrivere di loro, e nessuno dei lettori sarebbe vivo per poter leggere queste mie righe, in quanto gli oceani sarebbero rimasti anossici e la nostra atmosfera non si sarebbe riempita dell’ossigeno che ci permette di respirare.
Ma al di là di questo, va tenuto presente che, pur se le loro dimensioni sono così ridotte, a fine vita ognuno di loro si deposita sul fondo oceanico, con tutto il suo carico di carbonio – per quanto possa essere infinitesimale – ed andrà a costituire, nei miliardi di anni da cui esistono, quelle che sono le immense riserve di idrocarburi disponibili ancora oggi in fondo a tutti gli oceani terrestri.
E qui si arriva, giocoforza, alle considerazioni di cui accennavo poc’anzi sui motivi per i quali i nostri simili che “comandano” e che gestiscono le “cose pubbliche” ci continuano a raccontare, ormai da diversi decenni, che siamo vicini all’esaurimento dei combustibili fossili, per cui siamo costretti, anche in virtù del fantomatico “cambiamento climatico” in atto e del “surriscaldamento”, causato principalmente dall’uomo, ad abbandonare la strada dell’uso di tali sostanze per passare, gradatamente, ad utilizzare quelle che vengono chiamate “energie rinnovabili” come l’energia solare, il vento, l’energia geotermica e lo stesso moto ondoso del mare.
La propaganda
Partendo dal presupposto che i dati contenuti nella tabella sottostante siano sufficientemente esatti, bisogna che qualcuno ci spieghi perché si dovrebbe abbandonare una tecnologia – quella che abbiamo sempre usato fino ad oggi, derivata dall’utilizzo dei combustibili fossili – che, se implementata con le nuove tecniche, potrebbe avere un impatto ambientale, economico e sociale assolutamente irrilevante rispettivamente a quando tutto iniziò, a metà ‘800, e si debba sconvolgere l’intera vita umana radicalmente per inventarci delle energie alternative che non siamo assolutamente sicuri possano darci le stesse garanzie delle vecchie.
Per lo meno dovrebbero iniziare ad essere seri e sinceri, eliminando dall’equazione il discorso che ormai le riserve sono quasi finite e puntare, se così preferiscono, sul discorso che le energie rinnovabili sono meno pericolose per l’essere umano e per l’ambiente, all’interno del quale vive; cosa, questa, della quale sono estremamente dubbioso.
Ma qui si aprirebbe un discorso senza fine e che, nel mio piccolo, cercherò di affrontare in un prossimo articolo.
Resta, in sostanza, il fatto che, fino ad oggi, per motivi ipotizzabili, ma che sfuggono alla conoscenza di noi tutti, hanno continuato a mentirci sui veri numeri del problema e, sopratutto, hanno ridisegnato le intere politiche socio-economico-militari dell’intero pianeta su una menzogna grande quanto l’Everest.
Il petrolio, il carbone e il metano sono lungi dall’essere finiti, e se anche l’umanità raddoppiasse di numero potremmo consumare le stesse quantità consumate fino ad oggi per altri 4000 anni, e ancora non finirebbe.
Ma, purtroppo, mi rendo conto sempre di più che siamo in balia di una massa di cialtroni, che viene guidata da pochissime persone le quali, in sostanza, fanno il bello e il cattivo tempo dettando le regole di loro agende speciali per arrivare a risultati che solo loro sanno.
Ma che, con molta probabilità, anche qualcuno di “noi” sta iniziando a vedere!
https://it.wikipedia.org/wiki/Combustibile_fossile
https://it.wikipedia.org/wiki/Paesi_per_produzione_di_carbone
https://it.wikipedia.org/wiki/Paesi_per_produzione_di_petrolio
https://www.focus.it/ambiente/ecologia/quanto-metano-e-petrolio-ce-in-tutto-il-mondo#:~:text=Secondo%20le%20stime%20pi%C3%B9%20recenti,mila%20miliardi%20di%20metri%20cubi.
https://www.treccani.it/enciclopedia/cianobatteri_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/#:~:text=Costituiti%20da%20cellule%20di%20dimensioni,Oscillatoriales%20e%20Nostocales)%20o%20ramificate%20