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Noi e la natura: non siamo degni di questo splendido pianeta

Un uomo, disegnato sulla superficie lunare nell'atto di pensare sotto un'albero, osserva il mondo, sotto di lui, e le città devastate da raffiche di fulmini

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La natura

Nel corso di quasi 4 miliardi di anni, la natura ci ha regalato un pianeta che dire unico è dire poco, per lo meno nello spazio immediatamente intorno a noi (parliamo di qualche centinaio di anni luce di raggio intorno alla terra), sulla base delle nostre poche e imprecise conoscenze.

Da circa 1 milione di anni, l’evoluzione ha fatto in modo che una specie animale – la scimmia – si evolvesse e iniziasse, così, il ciclo che ci ha portato ai giorni nostri e a tutto ciò che possiamo vedere in giro per il mondo, a partire dai progressi tecnologici che l’umanità ha compiuto, le scoperte scientifiche e quanto di buono, fino ad oggi, ha fatto l’uomo.

Noi e la nostra storia recente

E qui arriviamo al punto dolente, in quanto, fino a quella che si chiama “rivoluzione industriale”, all’incirca dall’inizio, più o meno, del 19° secolo, i “danni” che l’intera umanità aveva potuto arrecare alla propria casa natale erano assolutamente trascurabili e di nessun rilievo.

Ma poi, come appunto detto, c’è stato il boom tecnologico, che ha creato delle condizioni, da una parte di miglioramento della qualità della vita estremamente rapido e diffuso, ma, dall’altra, ha iniziato a creare le condizioni sufficienti perché tutto questo ben di Dio, che ci siamo ritrovati a gestire, venisse messo in serio pericolo, oltre, ovviamente, alla nostra stessa esistenza.

E non sto parlando, come tanti che, cavalcando l’onda del momento, si fanno portatori di bandiere delle quali non conoscono minimamente il significato, asserendo che “stiamo distruggendo” il pianeta con le nostre emissioni di gas nocivi, oppure che dobbiamo smetterla di “uccidere” le foreste che forniscono il nostro prezioso ossigeno, ma piuttosto mi sto riferendo a quanto, fondamentalmente, l’uomo sia al pari di un bimbo ottuso e un po’ stupido che si ritrova in un laboratorio di chimica, e inizia a trastullarsi con cose molto più grandi e pericolose di lui (che, fra parentesi, nemmeno capisce).

Girando per la rete e curiosando in diversi siti scientifici o anche divulgativi, ho potuto constatare come veramente l’uomo sia, forse, l’animale più stupido che si possa incontrare sulla faccia di questo nostro meraviglioso pianeta, che ci ha trattati benevolmente per oltre 500 mila anni (più o meno da quando l’uomo ha iniziato ad avere reale “coscienza” di sé stesso).

I test, le esplosioni e i disastri nucleari

Per fare alcuni esempi, basti pensare che solo i test nucleari “ufficiali” eseguiti dal 1945 al 1996, anno in cui si sono firmati degli accordi per metterli definitivamente al bando, sono 2044, fra sottomarini, aerei e sotterranei, fra i quali va ricordata la famosa bomba “Zar”, di quasi 57 megatoni, fatta brillare dai Sovietici sull’isola di Novaja Zemlja, nel circolo polare Artico, con delle conseguenze realmente preoccupanti.

A questi test, ovviamente, vanno anche sommate le due testate che furono sganciate nell’agosto del 1945 dagli Americani su Hiroshima e Nagasaki e che, in totale, causarono all’incirca 300.000 morti, quasi tutti civili, e che solo per questo fatto dovrebbero essere condannati per l’eternità a ripagare il male fatto.

A questo disastroso comportamento dell’animale uomo vanno aggiunti anche due disastrosi episodi, causati uno dalla incompetenza di chi doveva sorvegliare la centrale – Chenobyl – e l’altro, per colmo di sfortuna, se così vogliamo dire, poiché in seguito ad un violentissimo terremoto – 9.1 gradi – si è avuto il disastro di Fukushima.

Tutte e due queste catastrofi hanno generato e genereranno conseguenze che complicheranno ulteriormente la nostra permanenza su questo pianeta.

Le catastrofi naturali

Aprendo una piccola parentesi su tutto ciò, è del tutto vero che basterebbe l’entrata in eruzione di una super caldera come quella dello Yellowstone o quella dei Campi Flegrei per far si che la nostra così fragile esistenza venisse messa in serio pericolo di sopravvivenza, ma proprio per questo motivo, sapendo che siamo così “disarmati” e inermi di fronte alla potenza della natura, dovremmo darci seriamente da fare per evitare di peggiorare le cose.

https://it.wikipedia.org/wiki/Test_nucleare#:~:text=Secondo%20l’americana%20Arms%20Control,la%20seconda%20guerra%20mondiale)%2C%20dei

Come si può facilmente capire, anche se continuo a sentire degli sproloqui da parte di giornalisti e politici, che, come sopra detto, non hanno la benché minima cognizione di causa, in quanto continuano a dire che dobbiamo “prevenire” i disastri naturali, come se noi fossimo in grado di poter “fermare” la potenza di un terremoto, di un vulcano o di uno tsunami, tutti i fenomeni naturali sono assolutamente inarrestabili, e continueremo a subire e a piangere i morti causati da tornado, uragani, tifoni e qualsiasi altra “esibizione” di potenza da parte della natura.

Quello che, assolutamente, né mi spiego, né riesco a capire, è come sia possibile che “l’animale uomo” sia così realmente stupido da non comprendere quanto il sistema ecologico e biologico della nostra terra sia in un equilibrio così fragile che basterebbe veramente poco per modificare sostanzialmente gli equilibri e rendere un mondo di per sé splendido, assolutamente invivibile.

L’esempio di “Interstellar”

Prima di arrivare alle conclusioni, cercherò di portare alcuni esempi pratici per chiarire meglio quanto voglio esprimere con questi miei pensieri, uno dei quali rubato, per così dire, dal film “Interstellar”, del quale ho già avuto modo di parlare.

Infatti, riepilogando rapidamente la trama portante del film, possiamo osservare che l’umanità è arrivata sull’orlo dell’estinzione, in quanto una “piaga” si è sviluppata in modo abnorme, attaccando tutte le coltivazioni terrestri e, di conseguenza, lasciando l’umanità senza più sostentamento (chiaro è che se le coltivazioni di grano, granturco e cereali in genere dovessero sparire, con esse sparirebbero molto rapidamente anche tutti gli allevamenti di animali che di ciò si cibano, per cui le conseguenze sarebbero nefaste per l’intero ciclo biologico umano, in pratica si morirebbe di carestia).

La nostra atmosfera

Come è risaputo, l’atmosfera terrestre è composta per il 78% di azoto, per il 21% di ossigeno e il restante 1 % e’ composto da anidride carbonica, Elio, Neon, Argo, Ozono e Idrogeno, per cui, sempre nel film, ci viene detto che questo batterio si ciba e prospera, a differenza dell’uomo, prevalentemente di azoto, per cui, con l’arricchimento dell’atmosfera di azoto, la conseguenza ovvia è che tale organismo si diffonde inarrestabilmente, condannando la stessa vita dell’uomo per i succitati motivi.

Le isole di plastica

Agganciandomi a questo fatto, vorrei ricordare a tutti quanti l’immenso e definitivo disastro che TUTTI quanti noi stiamo collaborando a creare con la formazione delle famose “isole di plastica” in giro per gli oceani del mondo e che, in seguito a studi ben approfonditi, hanno una superficie complessiva di circa 16 milioni di km quadrati, più meno come gli Usa e la Cina messi insieme.

Ovviamente non sono isole, come ci si può facilmente immaginare nella nostra mente, ma sono degli “agglomerati” di plastiche – di differenti dimensioni, che vanno da qualche centimetro a qualche decina di centimetri, fino anche a qualche metro – con una profondità estremamente variabile in conseguenza delle correnti oceaniche, che possono essere di pochi centimetri fino a “blocchi” di svariati metri di spessore.

Per darvi un’ idea di cosa si sta parlando, seguite questo link.

https://www.savetheplanet.green/isole-di-plastica-ecco-le-sei-piu-grandi-al-mondo

Non è l’Amazzonia il “polmone” del mondo!

E qui è doveroso ricordare che l’uomo ha sempre “mentito” a sé stesso e, sopratutto, al popolo in generale, asserendo che il polmone del mondo è costituito dall’Amazzonia e, in generale, da tutte le foreste sparse per il mondo.

Nulla di più falso.

Certamente, sia l’Amazzonia che tutte le foreste mondiali sono dei notevoli produttori di ossigeno e consumatori di Anidride Carbonica, ma ricordandosi dei dati sopra citati a proposito della composizione dell’atmosfera, e sapendo che solo l’1% del totale e’ composta da CO2 ed altri gas, si può ben vedere che non è qui il problema e, certamente, il consumo di CO2 da parte delle foreste sì, può essere utile, ma non determinante.

Al contrario, quello che sono veramente determinanti sono i “cianobatteri” e le microalghe presenti negli oceani che, in più, rispetto ai parenti stretti delle foreste, “fissano” l’azoto e la CO2, producendo, di conseguenza, ossigeno, che va ad accumularsi nell’atmosfera, e possono realmente essere considerati il vero “polmone” della terra.

https://it.wikipedia.org/wiki/Cyanobacteria

Stiamo soffocando gli oceani

E qui ci si deve riagganciare forzatamente al precedente discorso, relativo alla plastica negli oceani, che, se occupano veramente una superficie di oltre 6 milioni di km quadrati, è del tutto ovvio che stanno letteralmente “soffocando” sia i cianobatteri che le microalghe, fondamentali per la creazione dell’ossigeno e la sottrazione di CO2 e azoto dall’atmosfera.

Per contrappasso, stiamo per soffocare noi stessi

Uno studio che stiamo seguendo con alcune aziende hanno elaborato tutti i dati in loro possesso, determinando anche, purtroppo, un conto alla rovescia per il tempo che ci rimane se nessuno farà qualcosa: all’incirca 27 anni prima di morire soffocati, senza più i giusti equilibri atmosferici.

Calcolando che, poi, ogni anno vengono riversate negli oceani circa 8 milioni di tonnellate di nuova plastica – di cui l’Africa è responsabile per 80.000 tonnellate giornaliere – la situazione è veramente drammatica oltre ogni limite, e se non facciamo qualche cosa di serio prima di subito, dopo sarà troppo tardi.

Conclusioni: i governi di tutto il mondo (che dormono)

Arrivando alle conclusioni, anche se ci sarebbe da parlare ancora di moltissime cose che lo stupido “animale uomo” sta facendo, come il famoso bambino nel laboratori di chimica, osservando da fuori tutte le azioni umane di questo ultimo secolo e mezzo, mi rendo sempre più conto che non c’è alcun senso compiuto a quanto viene fatto e, sopratutto, non esiste nel modo più assoluto quella visione d’insieme con obiettivi chiari, che servirebbero a gestire appropriatamente il prezioso tesoro che ci è stato donato dalla natura.

Per completare la visione che, personalmente, ho dell’umanità, vorrei far capire ai lettori quanto siano realmente ed inequivocabilmente fuori di testa quasi tutti i governi mondiali, retti da persone assolutamente incapaci di una qualsiasi visione d’insieme e, sopratutto, privi di una lungimiranza che vada più in là del proprio naso e, la maggior parte delle volte, pensa solo ed esclusivamente al proprio tornaconto personale.

L’amara constatazione di tutto ciò mi porta, drammaticamente, a pensare che, perdurando le situazioni attuali e senza un sostanziale cambio di passo, e senza voler esagerare, purtroppo, l’umanità ha veramente i giorni contati.

Infatti, se si presta una maggior attenzione a tutto ciò che viene fatto a livello politico, economico e “guerresco”, tanto per dare soddisfazione all’innato bisogno di prevalere sul prossimo che ogni uomo coltiva dentro di sé, si può ben vedere che qualsiasi cosa venga fatta dai governi centrali, piuttosto che da governi singoli, ai quattro angoli della Terra, nulla hanno a che fare con il benessere, sia dell’umanità, che del nostro pianeta.

Qualcuno potrà seriamente domandarmi: “e allora cosa facciamo?”.

Chi ci salverà?

Purtroppo, chi ha già pensato a cosa fare, attualmente, c’è già, ma, come ogni cosa “troppo grossa”, è assolutamente indigesta e catalogata come complottismo, per cui, con molta probabilità, nel prossimo futuro, sempre che Madre natura non intervenga prima, arriveremo ai risultati che pochi hanno previsto già molti anni or sono.

E per noi poveri mortali, che siamo completamente tagliati fuori da quelle che sono identificate come “stanze dei bottoni”, l’unica sicurezza è che non potremo fare assolutamente nulla per cambiare lo status quo della situazione.

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