È indubbio che l’evoluzione della specie umana, in termini sia sociali che economici, sia stata considerevole, soprattutto nell’ultimo secolo, sia pure in parti del pianeta Terra, direi, molto circoscritte.
Infatti, temo che se andassimo a considerare l’interezza del pianeta non si potrà certo affermare che la sventurata Africa sia paragonabile alla vecchia Europa.
Perdonate la banalità del confronto, ma questo esempio è strumentale al primo concetto sopra espresso, perché la banalità sta nel fatto, drammaticamente, che il percorso dell’uomo e della sua umanizzazione è ben lungi dall’essere compiuto, in generale su tutto il pianeta, ma in special modo in alcune parti di esso, nelle quali direi che assolutamente non sia neppure iniziato quel percorso.
Perché, dunque, non possiamo esimerci dal definire l’uomo moderno, ancora oggi, una bestia?
Molto semplicemente perché lo è, ma se in alcune parti del mondo manca la necessaria base culturale per considerare il valore della vita di un uomo, di ogni singolo essere vivente inteso come umanità, come essenziale in quanto valore, quindi apparentemente giustificabile nell’atteggiamento, non è altrettanto vero nella cosiddetta civiltà presuntamente democratica occidentale.
A parte che qualcuno dovrebbe spiegarmi se sia civiltà democratica la Russia di Putin o la Turchia di Erdogan, o come è possibile che nella terra della presunta libertà statunitense, ad esempio, si perpetrino veri e propri acclarati crimini efferati, di qualsiasi natura, contro le fasce più deboli, e mi riferisco a uccisioni proditorie di persone di pelle nera o anche semplicemente alla pena di morte, ancora largamente applicata in quel paese?
Come è possibile che nella nostra occidentalizzata Europa e, guarda il caso, nel nostro Bel Paese, vi siano quotidiani casi di violenze su donne, con stupri e femminicidi altrettanto efferati quanto quelli citati in precedenza in terra americana?
È tutto possibile, perché siamo e restiamo fondamentalmente delle bestie, alla faccia di presunti progressi della scienza, dell’uomo sulla luna e del fresco atterraggio su Marte.
Ma, soprattutto, è possibile poiché l’uomo, come genere, è permeato da un male oscuro che lo riporta a fasi da uomo di Neanderthal, direi appena “Erectus”, dato che occorre una mente malata e deviata per pensare e fare violenza su una donna o su un bambino o su, banalmente, un proprio simile.
Siamo ancora oggi prostrati di fronte al mito della guerra, al “demoniaco” fascino della divisa militare, alle armi ed al loro potere intrinseco di poter togliere la vita, di uccidere il “nemico”.
Siamo ancora oggi dediti, furbescamente, al sacro furore della caccia, uccidere fa parte della nostra natura, non vi è nulla da fare e, temo, non vinceremo mai questa battaglia, perché il suo prodromo e il suo malsano DNA sono insiti nella psiche più profonda di uomini che usano il pene come cervello, sia quando stuprano, sia quando uccidono altri uomini, donne, bambini e, aggiungo, animali indifesi.
Non riuscirò mai a capire, ma forse è un mio limite, da pacifista convinto, come si possa desiderare di possedere un’arma e, soprattutto, di poterla usare nei confronti di chicchessia, uomo o animale.
A coloro i quali contesteranno che esistono paesi belligeranti che sono perennemente in guerra e dai quali bisogna difendersi, o magari attaccare con guerre preventive, per non chiamarle, furbescamente, operazioni di pace, basterebbe ricordare che chi è senza peccato scagli la prima pietra, ovverossia pensiamo e riflettiamo sul passato colonialista di praticamente tutti i paesi occidentalizzati, per non parlare della nostra beneamata terra statunitense, che in fatto di guerre….!
Oppure ricordare molto semplicemente che le armi non si fabbricano da sole, e che vi sono interi settori dell’industria, dove per altro lavorano molti coevi che necessitano di un impiego per sopravvivere, dediti alla fabbricazione delle stesse, e guai a toccarle, queste realtà “di sana imprenditorialità”, legittimata, ovviamente, da lobbies di potere inscalfibili e protette.
A chi, invece, contesterà il fatto che l’uomo è nato cacciatore, e che doveva uccidere per cibarsi, dico che non è necessario, oggi, uccidere per puro divertimento, e non parlatemi di caccia come uno sport, perché allora anch’io mi tramuto in bestia e comincio a sbroccare.
Sport è sparare al piattello, in un poligono di tiro…non ad un fringuello o ad un fagiano, beandosi, non tanto delle successive libagioni susseguenti all’uccisione della bestiola, ma alla propria infame pochezza culturale, tipica del machista più retrivo, che fa del membro d’uomo motivo di superiorità!
Siamo consapevoli che esistono specie animali che vanno controllate artificiosamente per impedirne l’eccessiva proliferazione (vedasi i cinghiali vicino ai centri abitati), tuttavia, ricordiamoci che ogni deviazione dall’evento naturale animale o vegetale è stato provocato, e chi lo ha provocato si chiama “Sapiens”, alla faccia dell’ironia, una vera calamità per il pianeta che lo ospita.
L’uomo, ha sottolineato qualcuno, è l’unica specie che si ammazza per odio o per futili motivi, ed è anche colui il quale insiste a compiere violenza e distruzione sistematica, e pure vigliacca, al pianeta stesso che lo ospita.
Va da sé ricordare i continui tentativi di alienazione dell’oggettiva situazione di precario equilibrio della natura, causato dall’uomo stesso e dalle sue politiche di intensività del tutto, come la cementificazione, l’allevamento, la deforestazione, l’emissione di tutto quanto sia venefico nell’aria, in nome e per conto del capitalismo globalizzato difeso ad oltranza da personaggi che hanno assunto poteri enormi (basti ricordare il funesto e funereo D.J. Trump, vero esempio di negazione e, addirittura, lotta contro l’evidenza dell’inquinamento generato da chi ha il sacrosanto diritto a “produrre”).
In mezzo a tutte queste continue faide (?) di origine religiosa, cioè la peggior calamità intellettuale che possa permeare la mente di un uomo che, in nome di un Dio, è capace delle più aberranti atrocità: colonialismo, Lager, Gulag, Desaparecidos, pulizie etniche, genocidi di massa (Armenia, Pellerossa, Sudafrica, Bosnia Erzegovina, Palestina…) ancora oggi presenti in gran parte del mondo, e fomentate bellamente sempre per interessi “trasversali”, attinenti alle armi (industria fiorentissima) o al petrolio e, quindi, al potere, spesso in mano all’uomo bianco, e quando non è un bianco è un nero corrotto e comprato dai bianchi, per tenere a freno e nel terrore potenziali idee rivoluzionarie alla Thomas Sankara nell’Africa più profonda.
L’Africa è l’esempio più lampante della sconfitta del Sapiens bianco machista e occidentalizzato, un continente tenuto nell’indigenza, nel precario, nella confusione, nella mancanza di civiltà, un catino da utilizzare per i più sordidi interessi occidentali.
Il “Sapiens”…una vera catastrofe!