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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Una conversazione sulla guerra con i bambini. Ė giusta o no?

bambini e guerra

Tabella dei contenuti

Gianni Rodari ha scritto:

Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,

preparare la tavola

a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:

chiudere gli occhi, dormire,

avere sogni da sognare,

orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai,

né di giorno, né di notte,

né per mare, né per terra:

per esempio, la guerra”.

La poesia di Gianni Rodari mi ha portato a riflettere se sia corretto o meno affrontare con i bambini il discorso sulla guerra. Nel caso specifico mi sono domandata: “come spiegare loro gli orrori di cui essa è foriera”, oppure è più giusto preservare i piccoli dalle brutture che signoreggiano nel mondo di cui saranno i futuri protagonisti?”

Riflessioni personali

A mio parere, i bambini in modo graduale vanno preparati ad affrontare la realtà che li circonda, soprattutto se si tratta di circostanze avverse e dolorose, quali possono essere la perdita di un parente, le catastrofi naturali, le guerre.

Penso sia meglio rifuggire le spiegazioni elaborate in modo fantasioso, alla fine hanno l’effetto contrario, non aiutano il bambino a comprendere il nostro messaggio anzi il rischio è quello di confonderlo. E, poi, davanti a noi abbiamo un interlocutore piccolo non stupido, teniamo sempre a mente che i bimbi sono perfettamente in grado di percepire l’ambiguità delle risposte che diamo alle loro domande. In altre parole, scartiamo discorsi partoriti dalla nostra fervida immaginazione.

Qualcuno potrebbe obiettare: “Non sarebbe meglio proteggerli dal male fino a quando sono così piccoli?” Beh! Il primo istinto sarebbe quello di mettere i nostri figli sotto una bella campana di vetro, lontani da ogni turbamento psichico e sofferenza fisica. Eh! Ma dove porterebbe tale negazione? Ogni negazione rappresenta un atto diseducativo giacché non abitua il bambino ad accettare sentimenti e stati emotivi negativi. Dunque, la strada migliore da seguire è sempre quella di essere sinceri, ovvero, dire la verità.

Raccontare la verità con parole adeguate all’età del bimbo. Usiamo termini semplici, spiegazioni chiare e non dispersive, moduliamo la voce con un tono rasserenante. Evitiamo inutili chiose condite da riflessioni personali cupe e soprattutto non minacciamo il nostro piccolo interlocutore con “se non ti comporti bene, la guerra scoppierà anche da noi”. Orribile, vero? Quindi, asteniamoci dal dire sciocchezze.

Conclusioni

Ponendomi sulla scia del pensiero buddista, posso trarre le mie conclusioni sull’argomento – “Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo” – con i bambini essere sinceri paga a livello educativo. La verità diventa un collante di fiducia, genera stima reciproca tra il bimbo e l’adulto di riferimento. Un giorno non troppo lontano quel bambino crescerà, diventerà adolescente e si rapporterà con il mondo attraverso gli strumenti che noi gli abbiamo dato.

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