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Perdere il compagno della vita. Anziani e solitudine

nonnina meditabonda alla finestra

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Luigi Pirandello ha scritto: “«Perché guardi così?» E nessuno pensa che tutti dovremmo guardare sempre così, ciascuno con gli occhi pieni dell’orrore della propria solitudine senza scampo”.

Dal report redatto dall’ISTAT, l’istituto nazionale di Statistica, si evince che il numero delle persone ultraottantenni è aumentato. Gli anziani rappresentano il 7,7 per cento dei residenti, percentuale che, tradotta in numeri, equivale a 4 milioni 529 mila. Insomma, una cifra di tutto rispetto! E, ahimè, molti dei nostri anziani, per un motivo o per un altro, vivono la loro quotidianità soli.

La storia di nonna Pina

Vite che si incrociano per pura fatalità, se vogliamo credere al fato. In fondo a qualcosa si deve pur credere, no? Altrimenti come interpretare tutti quegli eventi per i quali, pur a lambiccare il nostro cervello, non riusciamo a dare una reale spiegazione?

Ecco, nella mia esistenza ho incrociato molte anime belle, tra queste quella di nonna Pina. Pina è un nome di fantasia, da me usato per preservare la privacy della persona, la quale ha voluto confidarmi la sua storia di grande solitudine.

Pina è una dolce nonnina di 85 anni che dopo la morte del suo amato compagno sta molto male e non vuole più vivere.

La domanda sorge spontanea: “Perché non si rivolge a un terapeuta?” Beh, mica tutti si possono permettere la parcella dello psicoterapeuta, ed è noto che il sistema sanitario nazionale è parco nel dispensare aiuti.

La morte del coniuge, in modo particolare negli anziani, genera molta sofferenza. Sapere di non avere più accanto a sé la persona con cui si è trascorsa gran parte della vita non è cosa facile da affrontare. Il periodo di lutto per la scomparsa dell’amato è un momento di profondo dolore, che necessita di tempo e accettazione della nuova condizione.

Tanto l’accettazione quanto l’elaborazione del lutto sono fasi intime, nel senso che vengono affrontate secondo tempi e modalità differenti da individuo a individuo.

Nelle persone anziane tutto è amplificato, con ricadute negative sia a livello fisico che psichico. Nella situazione di coniuge rimasto solo, per morte, dell’altro coniuge, si potrebbero manifestare come conseguenze: senso di colpa – generato dal fatto di essere sopravvissuto – ansia, smarrimento, senso di vuoto…

Nonna Pina si trova ad affrontare tutto questo in totale solitudine, senza nessuno con cui condividere il suo dolore. Lei è la rappresentante di quella moltitudine di persone che, anziane, si trovano a vivere il disagio della perdita di un affetto caro, completamente abbandonate a sè stesse.

Riflessioni personali

La storia di questa tenera signora mi ha fatto riflettere sull’enorme disagio emotivo che provoca la perdita dell’amato. Pur essendo, ciascuno di noi, consapevole dell’ineluttabilità di sorella morte, il fatto che interrompa dei legami sentimentali forti getta il superstite nel baratro della sofferenza.

La persona che, per destino, continua a vivere, ravvisa quel senso di incapacità a rifarsi una vita tutta sua, ha difficoltà a costruirsi una quotidianità propria, a ripensarsi senza il coniuge.

Il consiglio che mi sento di dare a nonna Pina – e a tutte quelle persone che si trovano a vivere la medesima situazione – è quello di non sprecare gli anni che restano vivendo nel passato, ma di viverli pienamente pensando che si è una persona speciale anche senza il proprio amato.

Sitografia

https://temi.camera.it/leg19/post/OCD15_14972/rapporto-annuale-istat-2023-delineato-quadro-demografico-e-i-suoi-effetti-lungo-periodo-sulla-

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