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Zelensky e Putin: per favore fermateli

Putin ritratto mentre pilota un aereo militare

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Indipendentemente da chi ha ragione o torto, (a prescindere dal fatto che in una guerra, dove ci sono morti e feriti, nessuno ha ragione) questo perverso meccanismo e sia Zelensky che Putin, per motivi ovviamente diversi, vanno assolutamente fermati.

Ma vanno fermati pure, e in modo assai rapido, anche tutti gli interessi “occulti” che guidano le disastrose azioni dei poteri che stanno dietro alle sanzioni alla Russia, poiché ci stanno conducendo fatalmente verso il baratro più profondo.

Analizzando rapidamente quello che è successo, tanto per ricordarlo ai lettori, in quanto ho già avuto occasione, a più riprese, di parlare delle motivazioni più o meno nascoste di tutto quanto sta succedendo fra Russia e Ucraina, va ricordato semplicemente chi è Zelensky e chi Putin.

Zelensky è un ex attore e comico che è stato messo lì dai poteri legati agli interessi americani, e solo ed esclusivamente per scongiurare il pericolo di un ritorno di forze politiche favorevoli alla Russia di Putin.

Ripercorrendo la storia degli ultimi 20 anni dell’Ucraina, va ricordata la rivoluzione degli “arancioni” nel 2004, sulla scia del movimento alla cui guida si pose Julija Tymoshenko, rampante imprenditrice del settore energetico, futura guida per la ormai più che famosa rivoluzione che prese il nome, appunto, dal colore arancione.

La Tymoshenko, cavalcando la protesta – ricordiamolo, guidata e con alle spalle gli interessi occidentali, che volevano a tutti i costi far entrare l’Ucraina nell’Unione Europea per limitare, di fatto, lo strapotere “energetico” della vicina Russia – e collegandosi a Viktor Juscenko, in contrapposizione a Viktor Janukovic, delfino dell’ex presidente Kucma, espressione della politica filo Russa, fino ad allora perseguita dall’Ucraina, riuscì nel suo intento, arrivando all’elezione, appunto, di Juscenko, nel 2004, che fu ripetuta sulla scia delle accuse di brogli mosse, per l’occasione, da Janukovic.

Il periodo dal 2010 al 2019 ha visto un susseguirsi di colpi di scena, con l’avvento al potere prima di Janukovic e, successivamente, di Poroshenko, che ha guidato l’Ucraina in un delirio di nazionalismo spinto e di mal sopportazione del potere Russo sul paese fino al 2019, anno nel quale, a sorpresa di tutti quanti, venne eletto questo “sconosciuto” comico ed attore, rispondente al nome di Zelensky.

In poche righe non voglio assolutamente ripercorrere le intricatissime e complesse vicende della politica Ucraina, che sono quasi peggio delle nostre vicende politiche, ma voglio solo sottolineare il fatto che pensare ad un attore comico che riesce, totalmente in autonomia, a farsi eleggere a capo di un governo come quello Ucraino, nell’arco di un paio d’anni al massimo, senza “ingerenze economiche” esterne, è uguale a non comprendere le dinamiche politiche in generale.

D’altra parte, lo si è visto in Italia, con l’avvento di Grillo, il quale, nonostante avesse alle spalle un’organizzazione logistico-economica-finanziaria di tutto rispetto, con la disponibilità di ingenti capitali, per riuscire a portare il suo movimento al potere ci ha messo quasi 10 anni, per cui non vedo come sia possibile che, spontaneamente, un oscuro comico che entra in politica oggi, nell’arco di 2 anni riesca a prendere il potere senza alcun aiuto di tipo economico da parte di chi ha interessi al potere stesso.

Se non si comprende questo fatto, assolutamente fondamentale nella storia recente dell’Ucraina, qualsiasi tipo di discorso non ha più possibilità di essere sviluppato, per cui tutte le disamine dei fatti scatenanti la guerra, resterebbero solo “parole in libertà”, e lo si è visto nel prosieguo dell’azione politica messa in atto da questo soggetto verso le “minoranze Russe” del paese, azione già in atto da oltre 8 anni grazie al nazionalismo esasperato, prima di Janukovic e poi di Poroshenko.

Per quanto riguarda, viceversa, l’azione di Putin e della Russia, nata sotto il suo incontrastato dominio, va ricordato che questo immenso paese si stava, di fatto, risollevando da uno sconvolgimento epocale dovuto al disintegrarsi della decennale predominanza dello “spirito Sovietico”, nato con la Rivoluzione di Ottobre di passata memoria e che, quindi, sotto la guida di Putin stava cercando di ricostruire ciò che era stato distrutto nei 20 anni precedenti, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Per fare questo, ha cercato in tutti i modi di rispondere fermamente alle volontà espansionistiche sia della N.A.T.O. (espressione della volontà U.S.A. in Europa) che della stessa Unione Europea, supinamente sottomessa alle volontà provenienti da oltre oceano e, sopratutto, di difendere le minoranze Russe presenti sul suolo Ucraino, con l’obiettivo primario, ben prefissato nei suoi piani, della ripresa dello sbocco sul Mar Nero, fondamentale per il normale commercio Russo con il resto del mondo.

Ecco spiegata, in pochi passi, la questione dell’annessione della Crimea e la successiva problematica, accaduta nemmeno un anno fa, con l’invasione del Dombass e i fatti che occupano, quotidianamente, tutti i telegiornali ai giorni nostri.

Queste poche righe sono estremamente convinto che non riescano a dipanare la complicatissima vicenda Russo-Ucraina, ma, sicuramente, possono portare ad una iniziale comprensione dei motivi scatenanti che guidano l’attualità e possono dare la certezza che chiunque decida di procedere con “un’operazione militare speciale”, come chiamata da Putin, di questa portata, non lo ha fatto certamente in due giorni, ma, con molta probabilità, la sta studiando nei minimi dettagli da diversi anni e, come ho già avuto modo di dire in altri articoli, Putin ha ben chiaro in mente cosa fare nell’immediato futuro e dove vuole arrivare, sia tatticamente che strategicamente.

Ecco perché voglio lanciare un grido disperato affinché tutti e due, indistintamente, vengano fermati al più presto, in quanto, dopo aver osservato le risposte alle azioni Russe dei nostri simpatici politici occidentali, totalmente disastrose per la nostra sicurezza e vita quotidiana, e immaginando facilmente quali possano essere le naturali contromosse di Putin, mi rendo conto con reale terrore di quanto si sta profilando all’orizzonte per le nostre povere esistenze.

Con estrema probabilità, nell’arco dei prossimi due o tre mesi potremo osservare il blocco totale delle forniture di materie prime da parte della Russia, a ridosso dell’inverno, con il conseguente blocco totale della normale vita, sia nell’Ucraina (ricordiamoci di che tipo sono gli inverni in quei luoghi) che, conseguentemente, nel nostro paese.

Già oggi si possono iniziare a leggere sui giornali – complici di questa aberrazione in atto – i primi effetti di quanto è scaturito come diretta conseguenza delle scellerate sanzioni portate avanti dall’Unione Europea, con l’iniziale scarseggiare di tutte quelle materie prime di provenienza russa (terre rare, utili per la costruzione dei microchip e, in sostanza, sostenitori di tutta la nuova tecnologia moderna) oltre al più comprensibile gas e petrolio.

Ho la massima certezza che i prezzi del gas arriveranno, entro la fine di questo, “anno horribilis” a sfondare quota 500€ per megawattora, disintegrando letteralmente qualsiasi velleità occidentale di affrancarsi dalle forniture Russe in tempi brevi, e gettando l’intera Europa in una recessione in confronto alla quale quella del 29 impallidirebbe.

Sicuramente, a medio e lungo termine, con i piani che diverse forze politiche stanno cercando di mettere in atto – nucleare pulito, energie alternative, rispolvero delle centrali a carbone, ecc. – si potrà, nell’arco dei prossimi 5-10 anni, modificare sostanzialmente i rapporti di forza oggi esistenti, ma è fuori discussione che, prima di riuscire in questa mastodontica opera, avremo modo di convivere quotidianamente con i famigerati “sorci verdi” di proverbiale memoria.

Per cui, e per evitare dei bagni di sangue dovuti alle inevitabili conseguenze dei sommovimenti sociali che deriveranno da tutto ciò, è assolutamente prioritario che si riesca a fermare questa pazzia che si sta consumando nell’est Europa.

Ma se non iniziamo tutti quanti, dal basso, a fare pressioni quotidiane sul nostro governo e sui nostri politici, anche attraverso le prossime elezioni, non avremo alcuna possibilità di uscire indenni da tutto questo.

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