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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Legge di bilancio 2023, g20 e la rapida caduta delle maschere

Giorgia Meloni

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Ed eccoci, finalmente, alla prova dei fatti. Come, personalmente, avevo previsto, il governo Meloni si dimostra bel lungi dall’essere quella ventata di rivoluzione che paventava (e a cui molti elettori, ahimè, hanno creduto).

Tanto per cominciare, appena insediato il nuovo governo, ha fatto fuori il 90% delle promesse fatte in campagna elettorale. Al di là delle dichiarazioni, infatti, si sono rimangiati il ritiro delle multe ai cosiddetti “no-vax” (termine improprio e, nella maggior parte dei casi in cui viene utilizzato, da querela immediata), abolizione del green pass (che nonostante paia caduto nel dimenticatoio, rimane tuttora in vigore).

Resta un reintegro prematuro dei sanitari che hanno rifiutato di farsi forzare il veleno in vena (salvo poi venire a conoscenza di moltissimi casi di quanti hanno deciso di licenziarsi, subito dopo, per via del mobbing imperante e incontrollato cui sono stati immediatamente sottoposti), un innalzamento del tetto del contante a 5000 euro per i pagamenti (e vorrei sapere quale percentuale della cittadinanza possa avere a disposizione una tale cifra, dopo 30 anni di macelleria sociale praticamente ininterrotta), 21 miliardi di euro per contrastare il caro bollette (la cifra che, mediamente, costituiva normalmente un’intera finanziaria), ovviamente in deficit, timidi abbassamenti dell’IVA su pochi beni essenziali (praticamente ininfluenti sulla spesa di una famiglia media), lieve sgravio fiscale su una fascia minima di lavoratori e rottamazione di quelle cartelle esattoriali più vecchie di 7 anni e sotto i 1000 euro (favore fatto più all’Agenzia delle Entrate Riscossione che ai cittadini, in quanto costava più il tentativo di recupero che lo stralcio).

“Non ci sono i soldi” è il mantra, il solito che ci sentiamo ripetere da anni, salvo poi finanziare guerre che non ci competono (ma che, anzi, la costituzione scrive di ripudiare) per paesi che non sono nemmeno nostri alleati, ma sotto le mire delle politiche atlantiste e, a tal proposito, si sta ancora decidendo come sottrarre risorse all’unica misura intrapresa in questi anni che ha posto un freno alla percentuale di povertà assoluta e ha dato un minimo di potere contrattuale agli ultimi posti della piramide sociale: il reddito di cittadinanza; misura che, beninteso, oggigiorno non basta più nemmeno a coprire i bisogni essenziali, nemmeno nella sua formula più ampia, e che per garantire una minima giustizia sociale andrebbe, caso mai, integrata, ma “ehi, italiani, andate a lavorare! È pieno di posti di lavoro dignitosi che vi aspettano, lì fuori! Non vorrete mica passare la vita sul divano!”.
È la stessa Giorgia nazionale ad ammettere che ci troviamo in una crisi economica globale, salvo poi colpevolizzare chi prende un sussidio essenziale per il grave atto del “non lavorare”.
Ma, almeno questo, era già palese in campagna elettorale

La verità, cari italiani, è che siamo stati messi nel sacco ogni giorno di più, da almeno 30 anni a questa parte, e a questo punto l’unico ruolo che può avere la classe politica è quello degli strilloni di quartiere, deprivati di qualsiasi potere di gestione della cosa pubblica e piegati a logiche internazionali sempre più scellerate e antiumane.

A tal proposito, mi chiedo anche cosa diavolo ci facesse Klaus Schwab, oscuro presidente del WEF che, fra le righe, intima ai capi di stato delle maggiori potenze mondiali di reintrodurre “per sempre” il green pass per “un futuro più sostenibile”, cosa che alla Giorgia in campagna elettorale avrebbe quanto meno provocato delle crisi isteriche e della quale, invece, alla conferenza stampa che ne è seguita, non ha fatto la benché minima menzione.

Caro lettore, in quanto popolo è più necessario che mai prendere atto di tutto questo, piantarla di riporre la nostra fede in una classe politica impotente e comprendere che, oramai, tutte le barriere sulle quali una volta potevamo contare a protezione dell’individuo sono state dissolte e, pertanto, se la lotta non parte da me, da te e da tutti noi, rimarremo per tempo immemore la inutile polvere della storia. Quindi prendiamo coscienza dei nostri diritti, prendiamo coscienza del nostro dovere di ribadirli e difenderli e non permettiamo più a nessuno di calpestarci, costi quel che costi!

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