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Il lavoro e tutti i problemi connessi

manifesto fascista che incentiva a comprare titoli per incentivare il lavoro

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Sta girando in rete, da un paio di giorni –onestamente, ne hanno parlato anche nelle TV sia nazionali che locali– la storia di Francesca Sebastiani, di 22 anni, Secondigliano, che pare abbia rifiutato un lavoro che le offrivano come commessa in un negozio della città.

Per dimostrare quanto le fosse accaduto, ha mostrato sia sui social che sulle TV che l’hanno intervistata, la chat intercorsa con la titolare del negozio in questione, dove si evidenzia con assoluta certezza quanto da lei sostenuto, e cioè che, a fronte di un lavoro di 7/8 ore giornaliere –pulizie del negozio comprese– per 6 giorni alla settimana, lo stipendio corrisposto sarebbe stato di 70 € alla settimana e, quindi, circa 300 € al mese totali.

Non è dato sapere se tale stipendio fosse stato inteso in “nero” o con regolare assunzione (non capisco come ciò sarebbe possibile, visto che nel nostro ordinamento giuridico riguardante il lavoro, tali retribuzioni non esistono nemmeno a livello di stage), ma, per esclusione e usando la logica, poco ma sicuro sarebbe stato in nero, senza ombra di dubbio.

La questione non si è fermata lì, poiché la signora che chattava con Francesca, di fronte al suo garbato rifiuto, se ne è uscita con una frase tipica di una persona, a parer mio, stupida, e cioè: “voi giovani non avete voglia di lavorare”.

Come c’era da aspettarselo, essendosi abbastanza risentita della risposta di questa signora, oltre a risponderle per le rime ha postato il tutto su TikTok e, manco farlo apposta, il suo post è diventato virale nel giro di pochissimo tempo, come tutto quello che ne è conseguito (TV, giornali, etc…).

Io sono perfettamente d’accordo con la ragazza, e le sono vicino, poiché in una situazione del genere, probabilmente, io avrei reagito con molta più “energia” e, magari, non mi sarei limitato a dare le risposte che invece ha dato Francesca.

E sono ancora più convinto che la situazione, grazie anche a due anni di disastro economico/lavorativo dovuti alla pseudo pandemia ed agli errori fatti dal governo, e grazie anche ad una mancanza di controlli realmente efficaci –specialmente in determinate regioni Italiane– uniti al naturale spirito di sfruttamento insito in moltissime persone, titolari di attività (anche questo è, da una parte, una innata attitudine di determinate persone e, in parte, è dovuta alla situazione economico-fiscale Italiana, che è realmente molto dura per tutti quanti), sta velocemente andando fuori controllo.

Però bisognerebbe anche considerare altre situazioni, e non solo e sempre le sole che fanno comodo a chi ne parla e le utilizza per il proprio tornaconto personale.

Una delle cose che ha devastato, letteralmente, il mondo del lavoro in questi ultimi 2 o 3 anni, è il famoso “Reddito di Cittadinanza”, che non solo ha un nome assolutamente sbagliato, ma, sostanzialmente, è stato pensato, strutturato ed applicato nel peggiore dei modi che si potessero concepire.

È pacifico che una persona che riesce a farsi dare dallo Stato 780 € al mese senza dover fare assolutamente nulla in cambio –al 90% dei percettori del reddito non è mai stata avanzata la minima proposta lavorativa– non abbia alcun interesse a trovarsi il ben che minimo straccio di lavoro.

E chi glielo fa fare?

Specialmente se è un ragazzo giovane, diciamo fra i 20 e i 30 anni, che abita con i genitori o, magari, anche con la ragazza, anche lei percettrice di reddito di cittadinanza, perché dovrebbe darsi da fare per trovare un lavoro che, magari, lo occupa per 8 ore al giorno, 5 o 6 giorni alla settimana?

Ma in questo articolo non voglio affrontare il problema del reddito di cittadinanza e di quanto sia sbagliato, proprio nella sua enunciazione e forma, ma voglio semplicemente analizzare anche l’altra faccia della medaglia, ovvero che un povero disgraziato di titolare d’azienda, oggi, non riesce a trovare nemmeno con il lanternino chi abbia voglia di lavorare seriamente e imparare, fra parentesi, un mestiere nuovo.

Personalmente, conosco diverse aziende che sono disperate poiché non riescono a trovare nessuno che vada a lavorare da loro, nonostante siano disposti a pagarli anche profumatamente (ovviamente, deve essere tutto commisurato alle reali capacità del lavoratore, nonché alla volontà dimostrata) e vi posso garantire che, anche di fronte a stipendi di 1500 € ed oltre, alcuni miei amici non riescono a trovare nemmeno un cane che abbia voglia di mettersi in gioco.

Proprio ultimamente, ad un mio amico che è in tale, disperata situazione –lavora 14-15 ore al giorno perché è solo ed è sommerso di lavoro– ho detto che se non avessi altro da fare mi rimetterei in gioco io stesso, nonostante abbia ormai passato i 60 anni e non sia in condizioni fisiche ottimali per quello specifico lavoro.

Spesso e volentieri parlo con ragazzi giovani, figli di amici e non, e mi rendo conto che, realmente, oggi come oggi la voglia di mettersi in gioco o è già sparita da un pezzo o sta sparendo del tutto, poiché dai discorsi che sento fare, e ricordandomi come eravamo noi alla loro età, mi si accappona la pelle.

Quanti ragazzi sui 20 o 30 anni vedo che dormono fino alle 11 o fino a mezzogiorno e, magari, stanno fuori la sera facendo le ore piccole, sbattendosi da una parte all’altra, senza avere ben chiaro cosa vogliono dalla loro vita!

Purtroppo, il discorso, oltre che essere estremamente serio, è molto complicato e, personalmente, non vedo molti sbocchi a tale situazione, specialmente considerando la classe politica che decide per noi in modo assolutamente inadeguato.

Dobbiamo anche ricordarci che i giovani apprendono dai genitori e dalle istituzioni come dovranno agire quando raggiungeranno l’età adulta, e se gli insegnamenti -sia da parte delle istituzioni che da parte delle famiglie- sono sostanzialmente sbagliati, è del tutto ovvio che i risultati non possono che essere quelli che vediamo davanti ai nostri occhi tutti i giorni.

Sia che si tratti di una Francesca, sfruttata con 300 e al mese, sia che si tratti di un qualsiasi ventenne che rifiuta un lavoro da 1500 € al mese perché, tanto, c’è “Pantalone” (famosa maschera teatrale italiana, ndr) che paga, tutta questa situazione dovrà essere cambiata, altrimenti rischiamo realmente di finire in un nero e profondo abisso.

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