Come era già stato annunciato molte volte, anche questo governo, alla fine, ha voluto mettere mano alla fantomatica “riforma fiscale”, iniziando dal classico specchietto per le allodole rappresentato dalle sanzioni amministrative che vengono irrogate normalmente attraverso le cartelle esattoriali.
Annunciandolo in pompa magna, sostenuto dai lacchè di turno – giornali, trasmissioni televisive e commentatori vari – si sono sperticati nel rivendicare una riforma simile ad una rivoluzione epocale, in quanto avrebbero “ridotto” le sanzioni amministrative applicabili dal precedente 240% ad un ben più misero 120%, ovvero dimezzandolo definitivamente.
Dettagli e Complessità
Detta così, sarebbe veramente un’azione mirata alla tutela del cittadino e studiata per venire incontro alle esigenze di chi, magari, non riesce a pagare per tempo le proprie tasse – e su questo ci sarebbe da discutere fino all’esaurimento, come del resto ho già avuto modo di fare nei precedenti articoli – mentre invece, osservandola nel dettaglio, con molta probabilità, assomiglia al famoso “topolino” partorito dalla montagna.
Le Voci Composte delle Sanzioni
Infatti, se andiamo a vedere quello che succede a chi, per un motivo o un altro, non paga nei tempi dovuti le tasse che lo riguardano, vedremo che gli verrà addebitata una cifra composta dalle seguenti voci:
– Tassa o contributo evaso,
– Aggio,
– Interessi di mora,
– Sanzione amministrativa.
Dettagli sulle Componenti
Ora, per quanto riguarda l’aggio, va ricordato che, per legge, esso dovrà essere al massimo pari al 2% a carico del contribuente e, per il restante 1-2%, a carico dell’ente creditore (stato, comune, provincia o ente locale), ma esistono alcuni casi nei quali l’intera percentuale, che va da un minimo del 3 ad un massimo del 4%, sarà a carico del contribuente. E questo resta invariato. Per quanto riguarda gli interessi di mora, essi saranno calcolati in base agli interessi ufficiali, determinati dalla Corte dei Conti ad inizio anno e relativamente al tasso nominale del denaro (Ci sono le tabelle apposite dove poter verificare la correttezza dei tassi applicati).
Le Sanzioni Aggiuntive
Per quanto riguarda, invece, le sanzioni aggiuntive – ovvero punitive – la grande trovata di questo governo per, come ricordato poco sopra, venire incontro al cittadino e, soprattutto, per cercare di adeguarsi alle medie europee (intorno al 60% massimo), è stata quella di ridurre la sanzione dal famigerato 240% ad un massimo del 120% ed, in alcuni casi, addirittura ad un terzo delle somme dovute.
Calcoli e Contraddizioni
Ma, come al solito, anche in questo caso non vi è assolutamente chiarezza, in quanto, applicando la pura matematica, si desume che se io devo dare allo Stato 1000 euro e lo Stato è buono con me, riducendomi le sanzioni al 60%, è del tutto ovvio che io dovrò pagare i 1000 euro di capitale più 600 di sanzioni, per un totale di 1600 euro e non, come vogliono fare intendere nella stesura di questo decreto, solo 600 euro in totale. Anche perché sarebbe del tutto assurdo che lo Stato rinunciasse al 40% dei tributi dovuti.
Conclusione Amara
Pertanto, di conseguenza, se ne desume che se io devo sempre i miei 1000 euro, mentre prima avrei dovuto pagarne 1000 più 2400 di sanzioni – oltre ad aggio e interessi – per un totale di 3400 euro, oggi sarò felice, in quanto dovrò pagarne solo 1000 più altri 1200 relativi al famoso 120%, più ovviamente il solito aggio e interessi di mora. In aggiunta, va considerato che, ad esempio, le contravvenzioni elevate da polizia municipale e organi comunali viaggiano secondo delle loro regole particolari, che gli consentono di essere raddoppiate automaticamente se non pagate entro i 60 giorni canonici e, quindi, iscritte a ruolo nelle cartelle esattoriali.
Il Declino della Democrazia
In definitiva, tutto questo grande marasma e subbuglio mediatico per comunicare al cittadino che lo Stato, nella sua bontà e misericordia, non lo costringerà più a pagare il triplo di quanto non ha potuto pagare – per difficoltà personali o per problemi derivanti dalla crisi economica causata dallo stesso Stato – ma bontà sua gli chiederà “solo” il doppio di quanto “dovuto”.
Epilogo
La conclusione di tutto questo discorso ci riporta ai concetti già espressi su questo giornale nel passato, e cioè che, ormai, ogni parvenza di Stato “democratico” e teso solo al benessere dei propri cittadini è totalmente sparito, morto e sepolto, in quanto pare assolutamente evidente che chiunque vada nei posti di comando per gestire la “Res Publicae” se ne infischia altamente e non prova nemmeno lontanamente a mettere in campo delle modifiche volte al benessere collettivo. Se, poi, ci agganciamo a quanto scritto precedentemente relativamente alle tasse e alla loro implicita inutilità e iniquità, la misura è veramente colma e ci dà esatta sensazione di quello che sta succedendo in maggior parte nel nostro Paese e, un po’ più in generale, in tutto il mondo.