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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Immigrazione

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So già per certo che quanto scriverò susciterà parecchie critiche e, forse, anche qualche insulto, ma tant’è…

Nel passato ho provato a toccare questo argomento, cercando di analizzare i dati reali di questo fenomeno, che attualmente viene cavalcato da destra e da sinistra, dalle O.N.G. e dall’Unione Europea per i più meschini tornaconti, piuttosto che per vera umanità e carità.

Quello che stiamo vivendo in questi ultimi anni non è che la punta dell’iceberg, e con assoluta certezza aumenterà a dismisura con il passare degli anni, per cui ritengo che debba, prima di ogni considerazione di ordine morale, religioso, politico od economico, cercare di capire le dimensioni che tale fenomeno ha e potrà avere nei prossimi 10 o 20 anni.

Innanzi a tutto bisogna considerare quale sia la provenienza dei maggiori flussi migratori ai quali assistiamo e dai quali siamo letteralmente sommersi: sono prevalentemente Nord Africa – Libia, Marocco e Tunisia – e dal Sud Est Asiatico – Pakistan, Afganistan, India, ecc – insieme ad una buona fetta di persone provenienti dall’Africa Sub Sahariana, che arrivano sulle coste del Mediterraneo dopo estenuanti viaggi, e da lì si imbarcano su svariati tipi di imbarcazioni per poter approdare sulle nostre coste.

Con il procedere della tropicalizzazione della nostra parte di mondo, e con il conseguente aumento della temperatura, legata alla drastica diminuzione di risorse idriche e di carenza di cibo – le carestie, nei prossimi decenni, specialmente nel continente Africano, saranno all’ordine del giorno – spingerà sempre di più le popolazioni verso il nord, alla ricerca di condizioni di vita migliori.

Se leghiamo tutto ciò al fatto che in Africa, negli ultimi 50 anni, non c’è stato un anno con meno di 14 guerre contemporaneamente, possiamo ben immaginare che la gente in fuga da queste realtà sarà sempre di più ed avrà sempre più bisogno di aiuto di ogni tipo.

Ora, senza entrare nel merito sul perché in Africa ci sia una tale disastrosa situazione – in gran parte dovuta agli sporchi interessi di noi cosiddetti paesi civili, che per secoli non abbiamo fatto altro che sfruttare quel continente solo per il nostro tornaconto, e non curandoci minimamente del benessere delle popolazioni autoctone – bisogna prendere in esame il fatto numerico che questo fenomeno porta con sé, e cioè che una buona fetta della popolazione Africana – diciamo dall’equatore in su – nei prossimi anni si incamminerà verso la ben più ricca Europa per trovare condizioni di vita migliori.

Dagli ultimi dati rilevati con appositi studi demoscopici risulta che in Europa, ad oggi, ci siano già oltre 85 milioni di migranti esteri – su una popolazione totale di poco superiore ai 700 milioni – per cui, a ragion veduta, e calcolando che sono già oltre il 10% del totale della popolazione, si può facilmente pensare che lo “spazio” di ulteriore accoglienza possa arrivare a qualche decina di milioni ancora, ma non oltre.

Infatti non è assolutamente pensabile che l’Europa possa ospitare 40 o 50 milioni di nuovi migranti nei, diciamo, prossimi 10 anni, anche perché, in questo modo, si avrebbe una sostanziale disintegrazione di qualsiasi “ceppo” originale.

Un altro fatto molto importante da tenere presente è il tasso di proliferazione, sia degli Europei che delle popolazioni che compongono i maggiori flussi migratori, e mentre per noi il tasso di riproduzione è vicino a zero, se non addirittura sotto zero, come nel caso dell’Italia, per quanto riguarda le persone provenienti da paesi africani o asiatici tale tasso sale a cifre quasi da capogiro.

In poche parole, se noi ogni anno abbiamo un “saldo” fra nascite e morti negativo – l’anno scorso ci sono stati 704. 000 morti e 394.000 nuovi nati, per cui il saldo è meno 310.000 unità – state pur tranquilli che ogni coppia di Marocchini, Tunisini, Senegalesi, Pakistani, Indiani o Libici, al posto di un solo figlio, con molta probabilità saranno portati a farne 3 o 4, se non di più.

Ciò vuol dire che nel giro di una generazione o due al massimo, con la presenza di 130/150 milioni di immigrati, assisteremo all’inevitabile “sorpasso” numerico dei migranti sulla popolazione autoctona, arrivando a ridisegnare un Europa, negli anni 2050-2070, con, magari, 800 milioni di abitanti, di cui 400 o più saranno di derivazione migratoria, e il restante saranno di origine autoctona, con tutte le implicazioni che ciò comporterà.

Una delle maggiori conseguenze di questo fatto sarebbe la totale perdita di identità che i nostri paesi subiranno dal punto di vista storico, culturale e, sopratutto, religioso – già ora ci sono i primi prodromi di quanto sto dicendo, con le varie notizie che ci vengono fornite dai talk show o telegiornali circa le polemiche che l’esposizione dei crocefissi nelle classi scolastiche provocherebbero negli studenti di diversa cultura religiosa – correndo il serio rischi, nei successivi decenni, di ritrovarci, per assurdo, ad essere reale minoranza in casa nostra.

Tutto ciò non è assolutamente né possibile, né tollerabile, per una quantità industriale di motivazioni che, qui, sarebbe assai difficile poter esaminare nel dettaglio, ma basti pensare che i contraccolpi economici di tutto ciò sarebbero disastrosi, se non addirittura catastrofici.

Per cui, la miglior soluzione, ritengo che sia giunto il momento, in antitesi a quanto abbiamo scelleratamente fatto per quasi due secoli, di invertire il paradigma, e iniziare ad investire pesantemente in infrastrutture e benessere nei paesi di provenienza dei flussi migratori.

Qualcuno dice che non possiamo accollarci le spese dei miglioramenti da apportare in quel continente, e che ci devono pensare da soli, ma state pur tranquilli che i soldi che dovremmo spendere in queste azioni saranno sicuramente meno di quanti saremmo costretti a pagarne nel futuro se non fermiamo questo micidiale trend che ci sta travolgendo.

Per fare un parallelo, noi siamo come quel proprietario di casa che, nel bel mezzo di un uragano, si occupa nel riparare un buchino nel vetro della finestra per non far entrare l’acqua, e non si accorge che ormai gli manca mezzo tetto e che, entro poco, sarà sommerso dal fiume in piena che passa accanto a casa.

Verremo travolti inesorabilmente, se non poniamo immediatamente dei rimedi a tutto ciò.

E, sopratutto, se non iniziamo a togliere di mezzo degli sporchi esseri, che sotto mentite spoglie di “umanitarismo” si fanno gli affaracci loro, guadagnando fior di milioni di Euro sulla pelle di poveri disgraziati che rischiano la propria vita per migliorarla e, sopratutto, sulla nostra pelle, che siamo in balia di una classe politica assolutamente inadeguata e farebbe meglio a levarsi di torno.

Purtroppo, vista la situazione contingente del mondo attuale, siamo all’inizio di quella che potrebbe essere la “tempesta perfetta”, e se non ci diamo una mossa immediatamente, verremo travolti dagli eventi, contro i quali non ci sarà più nulla da fare.

Infatti, con i venti di guerra che stanno spirando non solo nel centro Europa ma, sopratutto, dalle parti del Medio Oriente, basta una scintilla e sarà la fine di ogni possibile logica.

Se non iniziamo a sostituire l’ipocrisia imperante, oggi specialmente fra le fila di una certa politica, con un sano realismo, il conto degli imminenti disastri, come al solito, li pagheremo noi cittadini, che nulla possiamo contro la stupidità umana.

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