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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Non c’è limite alla stupiditá umana

Due uomini a bordo di un'auto, mentre affonda nell'acqua

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Siamo veramente sull’orlo del baratro e nessuno sembra accorgersene.

Come ho già avuto occasione di spiegare in precedenti editoriali, per quanto riguarda l’aspetto economico di tutta questa immensa tragedia, che si sta consumando sotto i nostri impotenti occhi, ci stiamo preparando a passare uno dei peggiori periodi della nostra esistenza, dal dopo guerra a oggi.

Il nostro esimio super Mario Draghi, molto simpaticamente, ci ha detto che dovremo abbassare la temperatura delle case o i condizionatori di qualche grado, se teniamo veramente alla pace, suscitando un vespaio di polemiche e cercando, maldestramente, di correggere la stupidità detta in conferenza stampa, con una bislacca giustificazione, che è risultata essere peggiore della stessa infelice affermazione, e dimostrando una volta di più quanto sia una persona assolutamente non all’altezza del compito affidatogli.

Pochi si rendono conto dell’abisso che si sta spalancando di fronte a noi, in termini sia di rincari economici fuori controllo, sia di reale mancanza di materie prime che dovremo affrontare a partire dal prossimo autunno.

I rincari stellari che già stiamo osservando nel settore energetico e nel settore alimentare, con molta probabilità, e con il perdurare di questa maledetta guerra, subiranno delle ulteriori impennate, come sicuramente non abbiamo mai visto, distruggendo definitivamente la piccola impresa e, di conseguenza, in una sorta di effetto domino, pure le grandi aziende del nostro paese.

Già ci sono le prime avvisaglie, con la chiusura di alcuni grandi stabilimenti come la Colussi, che ha deciso non essere più sostenibile l’aumento delle materie prime con le quali era abituata a produrre i suoi biscotti e gli altri prodotti alimentari.

A breve, ho la netta impressione che molte altre aziende seguiranno la stessa sorte, o per insostenibilità dei rincari o, peggio ancora per mancanza fisica delle materie prime con le quali poter continuare la loro produzione.

Perché questo è il reale problema con il quale avremo a che fare, e cioè la mancanza delle materie prime e, in special modo, nel settore alimentare, oltre che in quello energetico.

Infatti, con delle decisioni che hanno dell’assurdo, se non del diabolico, l’Unione Europea ha deciso unilateralmente di sospendere l’approvvigionamento sia del gas che del petrolio russo, con il preciso fine di portare la Russia sul limite del default economico e, quindi, costringerla alla trattativa, se non addirittura alla resa.

Ma gli unici risultati che riusciranno a raggiungere, oltre al fatto di incancrenire sempre più la situazione, sono quelli di lasciare l’intera popolazione europea a secco di gas e petrolio, con le prevedibili conseguenze che si rifletteranno sui semplici cittadini.

Ascoltando le parole sia di Draghi che di quell’altro campione di stupidità che risponde al nome di Luigi Di Maio – ministro degli esteri -, che ci assicurano aver firmato accordi con altri paesi per svariati miliardi di metri cubi di gas, i quali ci permetteranno di renderci indipendenti dal gas Russo, mi verrebbe da sorridere, se non ci fosse da piangere.

C’è qualcuno che possa dire a questi fenomeni che i contratti o accordi che hanno sottoscritto avranno valore a partire dall’inverno del 2023, se tutto va bene, e che fino ad allora saremo, giocoforza, costretti a fare con le nostre sole forze?

E, di grazia, se anche l’Italia aderirà all’embargo deciso dagli Americani, e deciderà di fare a meno del gas e del petrolio russi, me lo dite con cosa ci scalderemo o faremo funzionare le nostre aziende nel prossimo inverno?

Ma nell’immaginario collettivo e nella consapevolezza di tutti si pensa che, abbassando di qualche grado la temperatura dei termosifoni o la potenza dei condizionatori, se si parla dell’estate, si possa risolvere il problema e, così, superare il difficile periodo di mancanza di materia prima.

Però nessuno si rende conto che con il gas e il petrolio si produce pure la corrente elettrica, e allora, in questo caso, cosa dovremo fare, procurarci le scorte di candele con le quali poter vedere?

Potrei andare avanti per ore con la disamina dei disastri ai quali stiamo andando incontro dal punto di vista economico e di forniture, tenendo pure presente che è molto probabile che, ad un certo punto, lo stesso Putin si scocci definitivamente e decida lui stesso di “chiudere i rubinetti” con l’occidente, e allora sì che sarà veramente difficile riuscire a tirare avanti!

A prescindere da quello che succederà nel prossimo futuro, una volta che questa maledetta guerra avrà fine (tutte le guerre prima o poi finiscono), e cioè che saremo riusciti a gettare letteralmente la Russia e la sua produttività nelle braccia della Cina e dell’India, si saranno spostati, di fatto, gli equilibri economici mondiali per sempre.

Ma quello che più mi terrorizza, al di là di queste considerazioni di tipo economico, sono le scellerate azioni belliche che si stanno portando avanti sotto il perentorio diktat americano e quello che, con molta probabilità, provocheranno nei prossimi mesi.

A parte il fatto che non si capisce minimamente cosa cavolo stia facendo la Gran Bretagna, che di fatto è uscita dall’Unione Europea con la recente “Brexit” e che sembra, invece, essere alla guida di tutte le operazioni militari, insieme ai cugini d’oltre oceano, ma vorrei veramente che qualcuno mi spiegasse come sia possibile raggiungere la pace con la continua provocazione che viene messa in atto verso la Russia e, di fatto, con la progressiva escalation della situazione.

Ci vogliamo ricordare che la Russia è la potenza nucleare al mondo con il maggior numero di testate atomiche disponibili e che, dai oggi e dai domani, si potrebbe pure verificare la situazione per la quale Putin decida di utilizzarne qualcuna?

E se, per ipotesi, la Russia dovesse agire come hanno agito gli Usa nel 1945 contro i Giapponesi, sganciando un paio di testate su Kiev, il mondo cosa farebbe, a quel punto?

Entrerebbe direttamente in una guerra che vedrebbe, con molta probabilità, la fine della civiltà per come la conosciamo, o deciderebbe di stare a guardare per evitare il rischio della fine?

Non tralasciando il fatto che ogni tipo di decisione che viene presa in questo periodo non tiene conto in minima parte il fatto che ci sta andando nel mezzo, per il momento, è la popolazione assolutamente innocente dell’Ucraina.

Esempio eclatante di quanto dico è la situazione che si sta determinando a Mariupol, dove gli stessi notiziari occidentali continuano a dirci che, ormai, è una città fantasma dove non c’è quasi più nessuno, eppure si continua a combattere.

E per quale motivo, mi domando io, si continua a combattere se non c’è più nessuno da difendere?

Una volta che i famosi corridoi umanitari siano riusciti a far evacuare le ultime migliaia di cittadini, perché continuare a combattere in quella martoriata città?

Per il gusto di dire “abbiamo resistito e gli abbiamo reso la vita difficile” o, come è nelle loro reali intenzioni, per poter avere la speranza di respingere l’esercito Russo?

Ma tutto questo a cosa dovrebbe veramente servire, se non a dei disegni di ordine politico, e mantenere alta la tensione in tutta la regione e, quindi, poter giustificare l’interventismo dei soliti falchi presenti in tutti i governi?

In conclusione, se ancora non fosse chiaro alla maggior parte delle persone, tutta questa situazione è totalmente comandata dalla volontà degli americani, che in sostanza non vogliono in alcun modo che la guerra cessi e, anzi, stanno spingendo con tutte le loro forze per poter arrivare ad uno scontro diretto con i tanto odiati nemici di sempre.

Indipendentemente dalle ragioni degli Ucraini o dei Russi, fino a quando non ci renderemo conto che l’unica strada, per l’Europa, per uscire da questa situazione, è quella di mandare a quel paese gli Usa una volta per tutte, e cercare  realmente  di creare un’unione forte ed indipendente dal resto del mondo, la situazione non potrà che peggiorare.

Fin dalla nascita dell’Unione Europea ci siamo tirati dietro i problemi delle singole identità nazionali, senza aver ben chiaro in mente che era necessario fare una scelta di campo ben definita per poter costruire una nazione forte ed indipendente, e questa scelta avrebbe dovuto passare, giocoforza, attraverso lo sganciamento dagli Stati Uniti.

Questo non è stato mai capito allora, come non lo si capisce oggi, e ne stiamo pagando le naturali conseguenze.

E, con molta probabilità, il peggio deve ancora venire.

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