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L’acqua, questo bene indispensabile per la vita

Elegante fontana

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Come sempre accade nel nostro bel paese, si cerca di chiudere la stalla quando i buoi, ormai, se ne sono scappati da giorni, se non da mesi.

Siamo quel paese che fino a quando tutto va bene e non ci sono “bombe” d’acqua, terremoti, inondazioni o esondazioni di fiumi –tipico, l’Arno, nel ’66, che distrusse mezza Firenze con decine di morti– o, ancora, siccità come quella d’oggigiorno, che mettono in ginocchio paesi interi, filiere di produzione agricola e, di conseguenza, gettano sul lastrico decine, se non centinaia di imprese, se ne sta tranquillo a parlare di amenità di ogni genere e di giochi di potere fra il Di Maio di turno (ho avuto la malaugurata sorte di leggere una definizione come “grande uomo” su di lui non più tardi di un’ora fa) o il nostro esimio Presidente del Consiglio, che si è visto bocciare malamente il suo piano dalla commissione Europea, restandoci parecchio maluccio.

Purtroppo, la questione dello spreco dell’acqua nel nostro paese risale agli anni dell’immediato dopo guerra, quando si iniziò a ricostruire quanto era stato distrutto in 6 anni di conflitto mondiale, ma, come al solito, le ricostruzioni vennero fatte “all’Italiana”, ovvero da veri cialtroni.

Non ci siamo comportati realmente come le operose formichine che pensano, in maniera lungimirante, alla sicurezza del proprio nido e, quindi, lo dotano di tutte le protezioni atte ad evitare qualsiasi problema si dovesse presentare.

Al contrario, chi avrebbe dovuto preoccuparsi di ricostruire un paese solido ed all’avanguardia sotto tutti i profili, ha preferito dedicarsi allo sport nazionale, ovvero mangiare più possibile per il solo, personale tornaconto, rimandando i problemi alle generazioni future.

Si è costantemente perso di vista il problema principale, e cioè che alla “Madre Terra”, di quello che facciamo noi piccoli omuncoli, non gliene può interessare di meno e, pacificamente – non sempre – procede per la sua strada, continuando a seguire il suo moto, lento ma progressivo.

Ed è così che, ormai da diversi decenni, possiamo osservare una progressiva desertificazione del nostro paese o, per meglio dire, una veloce “tropicalizzazione”, dovuta, in gran parte, alle dinamiche naturali della terra, e in piccola parte dal contributo scellerato di noi esseri umani.

Ed eccoci arrivati, ad oggi, giorno nel quale stiamo osservando un particolare periodo di estremo caldo, con conseguente siccità, dovuta principalmente al passato inverno, privo di precipitazioni particolarmente intense e, soprattutto, privo delle nevicate classiche di tutti gli anni –passati– che garantiscono le riserve idriche delle nostre Alpi ed Appennini, buone per la primavera, quando le aumentate temperature fanno in modo che la neve si trasformi e vada ad ingrossare sia le falde acquifere che tutti i corsi d’acqua, dai più piccoli torrentelli ai grandi fiumi come il Po, l’Adige o l’Arno.

E, come volevasi dimostrare, i vari personaggi politici o tecnici, che dir si voglia, iniziano a preoccuparsi solo quando siamo nel pieno dell’emergenza, e iniziano a fare le proposte che più gli si confanno (ovviamente le più semplici, in quanto demandano ai cittadini l’onere di risolvere il tutto), ovvero imponendo i razionamenti o, nella migliore delle ipotesi, raccomandandosi alla lungimiranza e parsimonia di tutti quanti noi nel non sprecare questo così prezioso bene primario.

Si va, quindi, dai “consigli” di non fare la doccia troppo spesso, anche perché i dermatologi, che scendono in campo al bisogno, ci indicano che troppe docce potrebbero farci male alla pelle, quindi è doppiamente utile risparmiare acqua per questa “usanza” molto strana dell’uomo: lavarsi.

Le indicazioni dei soliti “giornalai” spaziano dal suggerimento di usare l’acqua solo il minimo indispensabile e, quindi, per le necessità realmente impellenti, piuttosto che per innaffiare i giardini, e rinunciare a riempire tutte le piscine che ci sono sull’intero suolo nazionale.

E poi andiamo a vedere, grazie ad uno studio fatto dall’Anci (“Spreco zero”) nel 2019, basato sui dati Istat, che il prelievo dell’acqua per consumo umano, in Italia, è pari a 9,5 milioni di metri cubi all’anno, con un consumo pari a 220 litri al giorno per persona, ed uno spreco di 208 litri al giorno per persona, ovvero quasi il 50% dell’acqua prelevata se ne va dispersa per le inefficienze della nostra rete idrica, ridotta ad un colabrodo.

Ci sarebbe da incazzarsi seriamente, sapendo che spendiamo oltre 23 miliardi all’anno per il settore militare e che il parlamento, non più tardi di 3 mesi fa, ha votato una risoluzione con la quale si aumenteranno tali spese fino al 2% del nostro Prodotto Interno Lordo nazionale –cioè fino a 36 miliardi l’anno- e non si riescono a trovare i soldi necessari per rimettere a posto definitivamente la nostra rete idrica.

Ma è mai possibile che i nostri politici, quelli che dovrebbero essere preposti alla soluzione dei problemi del paese e che, fra parentesi, si dovrebbero dare anima e corpo per far sì che la popolazione da loro amministrata goda delle migliori condizioni di vita possibile, se ne infischino costantemente e continuino ad inseguire, come si suol dire, le lucciole?

Quando è che riusciremo a far finire questa situazione disastrosa e decideremo di mandare nei posti di comando gente solo ed esclusivamente competente, che ci assicuri il grado di tranquillità che ci necessita e che ci spetta?

Più si va avanti e più mi rendo conto che non c’è nulla da fare, ormai mi accorgo che l’intelligenza è diventata una materia prima realmente difficile da reperire, sopratutto nei cervelli di chi comanda, ma, cosa ancora più sorprendente, pure in tutti quanti noi, che stiamo a guardare, completamente incapaci di una qualsiasi reazione che rimetta le cose al loro posto naturale.

Non sarebbe nemmeno strettamente necessario, ma essendo l’Italia un paese letteralmente “immerso nell’acqua”, con il suo immenso Mediterraneo, che la circonda su tre lati, potremo prendere esempio da pesi virtuosi come gli Emirati Arabi o la stessa Arabia Saudita, che si sono dotati di enormi dissalatori e producono tutta l’acqua di cui necessitano, permettendosi di avere, in pieno deserto, dei parchi floreali di dimensioni colossali che noi non ci sogneremmo nemmeno lontanamente.

Perché dagli altri paesi dobbiamo copiare solo le cose che non vanno, mentre per le soluzioni virtuose e realmente intelligenti facciamo finta di non vederle nemmeno?

Oggi ho analizzato il problema relativo all’acqua e alla siccità che ci sta affliggendo in questi periodi, ma purtroppo, nel nostro paese, accade sempre la stessa cosa per qualsiasi problema:

oggi è l’acqua, ieri era la pseudo pandemia (pare che molti scienziati stiano facendo rapidamente retromarcia sui vaccini, grazie ad alcuni report molto preoccupanti, arrivati di recente), prossimamente sarà la guerra che si sta combattendo nel nord est europeo e che minaccia di proseguire per diversi mesi, se non anni, collegata alle difficoltà economiche e di forniture che si tirerà dietro.

In conclusione, il problema è di sistema e di chi mandiamo ad amministrare la “Res Pubblica”, e non lo risolveremo mai, fin tanto che non si cambieranno drasticamente le cosiddette “regole d’ingaggio” destinate agli amministratori politici del nostro paese.

O lo capiamo, o il nostro futuro non potrà essere assolutamente roseo, come qualcuno vuole dipingerlo a tutti i costi.

http://www.anci.it/wp-content/uploads/All_17_Spreco-di-acqua.pdf

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