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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Ecco perché c’è la guerra

Un soldato infilza il nemico con la sua baionetta

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Scorrevano gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, durante la conferenza di Yalta, nel febbraio del 1945, quando, fra i leader della coalizione anti Hitler, tra cui Roosvelt, Stalin e Churchill, proprio quest’ultimo pronunciò una frase che oggi, a distanza di 70 anni, assume un valore molto più comprensibile e che, in sostanza, spiega in modo molto chiaro quello che sta succedendo ai giorni nostri.

Ovviamente, tale frase fu proferita dal capo inglese solo a beneficio del suo entourage e, sostanzialmente, recitava: “abbiamo macellato il maiale sbagliato!”.

Come sempre, nella storia del mondo, una frase può avere un peso ed un significato più o meno recondito, molto potente e, specialmente in questo caso, si può capire perfettamente quanto, nonostante tutto, Churchill aveva capito dell’enorme errore commesso nello scegliere di abbattere Hitler, favorendo, di fatto, l’ingresso nell’Europa dell’orso Sovietico, con tutta la sua devastante potenza.

Infatti, un altro tassello che serve per comprendere gli avvenimenti di oggi è rappresentato da quelli che furono i conteggi dell’intelligence tedesca prima dell’inizio dell’Operazione Barbarossa, del giugno 1941 – inizio della guerra con l’Unione Sovietica –, circa l’effettiva potenza dei Russi, calcolata in circa 220 divisioni, sparse fra il fronte occidentale e il fronte orientale, a fronteggiare il pericolo Giapponese.

Negli anni immediatamente successivi, al termine delle ostilità, dai governi inglese ed americano furono fatti i conteggi precisi di quante divisioni russe, effettivamente, furono impiegate in tutti e 4 gli anni di guerra, e grande fu lo stupore di tutti quanti gli studiosi nel constatare che la macchina bellica Sovietica aveva triturato nell’immenso crogiolo bellico la bellezza di circa 750 divisioni, invece delle 220 calcolate dai servizi segreti tedeschi prima dell’inizio.

Questo così alto differenziale di uomini e mezzi pronti per la guerra pone, effettivamente, una serie di dilemmi molto difficilmente risolvibili, se non con la semplice spiegazione che Stalin era già assolutamente pronto ad attaccare la Germania e l’intera Europa, ad iniziare dalla Polonia e dalla Finlandia, con molta probabilità, nel ‘42.

Ecco perché Hitler, prevedendo e conoscendo molto bene il proprio avversario, lo prevenne nel giugno del ‘41, ottenendo, così, un risultato decuplicato, vista l’astuta mossa da sapiente giocatore di scacchi quale era.

Ma senza addentrarci troppo nello spiegare gli andamenti della seconda guerra mondiale – sono stati scritti centinaia di volumi al proposito –, andiamo ad analizzare l’estrema lungimiranza contenuta nella semplice frase pronunciata da Winston Churchill a proposito del “maiale sbagliato”, e ci possiamo rendere conto di quanto, effettivamente, passasse per la mente di questo, a volte, grande statista, che si rendeva perfettamente conto di due fatti estremamente significativi:

Il primo era che, con Hitler e la Germania, con molta probabilità, un accordo si sarebbe potuto trovare nel corso del tempo e, anche se con estrema sicurezza sarebbe potuto essere molto dispendioso sia per la Gran Bretagna – che avrebbe fatalmente dovuto cedere la supremazia sui mari e, di fatto, la sua “leadership Europea” – che per l’intera Europa, avrebbe, per lo meno, garantito la continuazione nel futuro di una grande Europa (a trazione Tedesca o Inglese avrebbe fatto poca differenza) che potesse opporsi da una parte alla straripante arroganza degli Stati Uniti e dall’altra avrebbe potuto tenere a bada le mire espansionistiche Sovietiche.

Facendo quella scelta scellerata, gli inglesi hanno mantenuto fede alla loro peculiare politica strategica, ovvero hanno pensato all’immediato, rimandando ai propri figli e nipoti l’onere di pensare e risolvere gli avvenimenti futuri.

D’altronde, questa è sempre stata la politica Britannica, in tutti i secoli nei quali è stata leader indiscussa di un vastissimo impero sparso in tutto il mondo.

Nel corso della conferenza di Yalta e negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale vennero gettate le basi per la costruzione di un’alleanza che avrebbe dovuto impedire la possibilità, a chiunque, di ripetere le gesta tedesche e, per di più, nell’aprile del 49, a Washigton, venne sancita la nascita di quel Patto Atlantico che tutti noi conosciamo come N.A.T.O.

Ma, sopratutto, questo tipo di alleanza dava una risposta molto precisa alla frase che abbiamo ricordato poco sopra e, in sostanza, serviva per poter fermare “il maiale che non era stato macellato” e che, sicuramente, aveva già dato segni della sua insaziabile fame.

Dall’altra parte, ovviamente, venne risposto con la stessa fermezza e con la creazione del famoso Patto di Varsavia, firmato nel 1955 da una serie di stati, Russia in testa, in risposta alle tensioni che la N.A.T.O. e la richiesta di riunificazione, con conseguente riarmo, della Germania, aveva creato al centro dell’Europa.

Da lì è iniziata quella che tutti noi conosciamo come “Guerra Fredda”, che è durata sostanzialmente fino all’abbattimento del muro di Berlino, nell’89, e la conseguente dissoluzione e la progressiva frantumazione del vasto impero dell’Unione Sovietica in una miriade di piccoli stati (Russia esclusa) come oggi li conosciamo, compresa l’Ucraina.

Sia sotto Gorbacev che sotto Eltsin (in special modo quest’ultimo) sono stati commessi una serie impressionante di errori, non ultimo quello di permettere la separazione del territorio Ucraino, che, oltre ad una consistente parte di popolazione russofona, si portava via un immenso territorio, ricchissimo di materie prime e, soprattutto, considerato il “granaio d’Europa”.

E qui arriviamo ai veri problemi, derivanti sempre e comunque dalle considerazioni esplicitate con quella ormai famosa frase pronunciata da Churchill e, sopratutto, dalla infinita arroganza americana e fame di espansione imperialista che, fin da subito, ha dimostrato , nei fatti, di avere a dismisura.

E dovrebbe essere assolutamente chiaro questo specifico punto, in quanto, di regola e per logica, se la N.A.T.O. fu creata come “baluardo” alle mire espansionistiche di Stalin, prima degli altri capi di stato succedutisi negli anni, quando nell’89 l’Unione sovietica implose su sé stessa, avrebbe dovuto essere smantellata pure la N.A.T.O., in quanto erano venuti a mancare i presupposti stessi della sua esistenza.

Ma questo non è avvenuto, in primo luogo, per comodità dei singoli stati, che si sentivano, in qualche modo, protetti da questo “ombrello” sopra alle loro teste e, secondariamente, perché gli americani hanno letteralmente coperto d’oro tutti i capi di governo che, via via, si alternavano alla guida delle nazioni Europee, e questo per poter avere, in cambio, la possibilità di continuare a disseminare l’intera Europa con i propri mezzi e uomini.

Di fatto, e ciò non può essere negato, gli Stati Uniti hanno sempre considerato l’Europa come una propria “colonia”, sui territori della quale poter disporre del proprio esercito senza che nessuno avesse la possibilità di dire alcunché.

Nel frattempo, in Russia, dopo la ridicola conduzione di Boris Eltsin, si è palesato al comando della Federazione Russa un uomo di tutt’altra pasta – Vladimir Putin, proveniente dal K.G.B. ed esperto uomo dei servizi segreti – che ha iniziato a portare avanti la ricostruzione di uno stato sovrano, vera e propria “copia carbone” della ormai dissolta Unione Sovietica.

Ed essendo un vero uomo politico, si è curato di costruire dei rapporti assolutamente ferrei con i propri vicini di casa, come la Cina, conscio del fatto che, ad ovest, ormai, non avrebbe potuto avere che dispiaceri, se così vogliamo chiamarli, e, sopratutto, consapevole che gli Usa avrebbero continuato per la loro strada, anche grazie all’indolenza catastrofica dell’intera congrega di piccoli stati Europei, al fine di consolidare la propria presenza fin sotto i confini della Federazione Russa (con molta probabilità, nei disegni americani c’era la possibilità, negli anni, di creare ad arte una nuova “piazza Maidan” nella stessa Russia, con la creazione di un nuovo governo fantoccio al loro comando, in vista di quello che, nei loro disegni, avrebbe dovuto essere lo scontro vero e proprio, ovvero con la Cina, nuovo astro nascente, sia militarmente che economicamente parlando).

Ma in tutto questo, da quegli inguaribili arroganti e gradassi che sono gli americani, hanno fatto i conti senza tener presente che Putin non è Eltsin, e sicuramente non è un classico politico da strapazzo dell’ultima ora, ma, al contrario, è un uomo fatto di tutt’altra pasta, molto deciso, duro e profondo conoscitore di tutte le dinamiche poco sopra ricordate e, sopratutto, fine stratega militare, conscio dell’enorme potenza detenuta dal proprio paese.

Inoltre, in accordo con la confinante Cina, con molta probabilità hanno dato il via ad un’azione economica di vastissima portata che, in sostanza, si prefigge di ribaltare l’intero sistema economico-finanziario mondiale e trasformarlo da un sistema dollaro-centrico ad uno yuan-centrico, anche perché, in buona sostanza, si sono stancati, per usare un eufemismo, della prepotenza d’oltre oceano.

E il pericolo che noi poveri “osservatori inerti”, classicamente fra “l’incudine e il martello”, corriamo, è quello derivante da una parte dalla stupidità e cecità che l’arroganza provoca in chi la detiene, e dall’altra nella granitica volontà di opporsi a tutto questo, costi quello che costi (dobbiamo sempre ricordarci che la Federazione Russa dispone di oltre 8.000 testate nucleari).

Riandando a quanto illustrato a proposito della potenza militare della ex Unione Sovietica, ed osservando quanto è stato fatto in questi primi 3 mesi di guerra Russo-Ucraina, c’è da riflettere seriamente su quale sia la reale potenza militare attuale della Russia e, personalmente, sono sostanzialmente convinto che Putin abbia utilizzato, per queste prime “scaramucce”, solo una piccola parte del proprio esercito, costituito in prevalenza da giovani soldati di leva e da mezzi militari, in gran parte delle vecchie produzioni, obsoleti, e per ciò “sacrificabili” senza grandi problemi.

Il grosso dell’esercito e i corpi speciali, composti di veterani della guerra, realmente pronti per condurre delle campagne militari vittoriose e assolutamente da non sottovalutare, senza ombra di dubbio, le hanno tenute nelle retrovie, pronte ad intervenire qualora ci dovesse essere una vera e propria escalation della guerra in atto, senza, quindi, dover ricorrere all’uso della potenza nucleare (e non è detto).

Calcolate che una divisione classica, normalmente, è costituita da una quantità di militari che oscilla dai 10 ai 20 mila uomini, e se ascoltiamo le cifre che vengono riportate dalle varie testate giornalistiche occidentali, ad oggi Putin ha impiegato una quantità di militari, pari a circa 200 mila uomini, che equivalgono a poco più di 10 divisioni, e se consideriamo che la potenza bellica Russa può contare – come per la seconda Guerra Mondiale – in un quantitativo di oltre 2 o 300 divisioni, ci si rende conto che quanto è stato impiegato in Ucraina non può che essere solo una frazione infinitesimale dell’effettivo potenziale militare Russo.

Concludendo, scordandoci per un attimo sia degli Usa che della Federazione Russa e dei loro giochi a “Risiko”, penso realmente che l’unico sistema, per noi Europei, di sfilarci da questo immenso trappolone che potrebbe trasformarsi, a breve, in un nero incubo, e che pagheremo solo ed esclusivamente noi – come già sta accadendo per via delle incommensurabilmente stupide sanzioni economiche – sia quello di sfilarsi definitivamente dalla N.A.T.O. e dire agli americani di arrangiarsi da soli contro la Russia, qualora ne abbiano ancora voglia.

Qualcuno potrà obiettarmi che, in questo modo, lasceremo l’Ucraina da sola a vedersela con la Russia e che molti soffriranno per le mire espansionistiche Russe, e questo potrebbe anche essere, ma bisogna anche pensare che se, fin da subito, l’intera Europa si fosse dimostrata ferma e granitica nelle proprie decisioni, ed avesse detto all’America di levarsi di torno, interrompendo l’espansione della N.A.T.O. ad Est, con molta probabilità, a fronte della perdita di una piccola parte dell’Ucraina – lasciata libera di scegliere se rendersi indipendente o se unirsi alla Russia – non ci sarebbero stati né morti, né sanzioni, né, tanto meno, rischi di una catastrofe globale.

Perché è poco ma sicuro che se Biden dovesse realmente alzare l’asticella dello scontro ulteriormente e, come ha detto alcuni giorni fa, inviare missili da crociera all’Ucraina, con molta probabilità le risposte Russe potrebbero seriamente essere di tipo nucleare, ed allora sarebbe veramente tutto finito nel giro di poche settimane, se non giorni.

Nonostante questo quadro sopra esposto sia del tutto chiaro, per lo meno a chi si occupa di storia e di geopolitica da qualche tempo e, sopratutto, non sia accecato dalla becera propaganda del mainstream, ho la netta sensazione che, ad oggi, non ci sia un politico abbastanza lungimirante per poter agire di conseguenza e, quindi, capace di scongiurare tutto quanto sopra ricordato.

Ma come sempre bisogna fare, noi continuiamo a sperare per il meglio, augurandoci che, alla fine dei conti, possa esserci qualche “voce” potente che si elevi al di sopra della assurda, stupida, cacofonia che, quotidianamente, sentiamo nelle televisioni o leggiamo sui giornali.

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