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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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6 e 9 agosto 1945: inferno sulla terra

Hiroshima dopo i bombardamenti

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Sono ormai passati 77 anni dal peggior crimine che degli esseri umani abbiano architettato e messo in opera, a scapito di altri consimili.

Alle 8,15 del 6 agosto 1945, venne sganciata su Hiroshima, piccola cittadina del Giappone senza alcun tipo di obiettivo militare degno di nota, la prima bomba atomica della storia (se si fa eccezione per quelle testate nel deserto di Alamagordo), con degli effetti talmente devastanti e ignoti anche a chi l’ha voluta utilizzare sulla popolazione civile, che ne vediamo le conseguenze ancora oggi, dopo 77 anni.

Poco dopo le 11 di mattina, la stessa sorte toccò a Nagasaki, cittadina poco distante e di sospettato interesse militare, in quanto con diverse aziende produttrici di materiale bellico, nonché porto abbastanza importante attraverso il quale i giapponesi movimentavano parte della loro flotta marittima militare.

Le statistiche che conteggiano i numeri delle vittime occorse sono le più svariate e, alle volte, ridicole, ma quasi tutti tendono a concordare che su Hiroshima ci siano stati dai 150 ai 220.000 morti, oltre ad una quantità di feriti o esposti alle radiazioni letali dell’ordigno utilizzato non computabile con precisione nemmeno oggi.

Per quanto riguarda Nagasaki, il cui centro cittadino venne parzialmente protetto dalla collina, oltre la quale venne sganciata la seconda bomba atomica, subì una distruzione quasi totale dei suoi edifici, e si parla di circa 80 mila vittime, fra quelle morte sul colpo e quelle morte nei mesi immediatamente successivi.

Tuttavia, conteggi effettivi sulla portata della letalità negli anni a venire o non sono del tutto attendibili o realmente complessi, in quanto dipendono, sostanzialmente, da chi li compila, dato che in queste situazioni ci entrano sempre e comunque interessi di tipo sia politico che economico, ma, con buona approssimazione e logica, si può ritenere che in tutte e due le città, dal momento dell’esplosione catastrofica ad oggi, si possono imputare danni vitali pari ad oltre 300/350 mila vittime, quasi tutti civili.

Questo per quanto riguarda le conseguenze sulla vita umana, mentre per le conseguenze materiali basti pensare che specialmente Hiroshima, dopo l’evento, è come se non ci fosse mai stata: era stata rasa al suolo l’intera struttura cittadina e si vedeva solo una infinita distesa di macerie carbonizzate.

Quello che a me, personalmente, interessa, al di là della immane catastrofe umana provocata senza alcun tipo di ragione, ma solo per interessi meramente strategici e di potere futuro, è far comprendere a tutti coloro che avranno la pazienza di leggere queste righe quanto l’essere umano -in questo caso specifico, gli americani– sia un animale del tutto irrazionale e pronto a macchiarsi di qualsiasi nefandezza pur di avere ragione e di prevalere sul suo vicino.

Infatti, il contesto militare e politico che si presentava al nuovo Presidente appena insediato alla Casa Bianca, dopo l’improvvisa morte di Roosevelt, avvenuta il 12 aprile precedente, era di una guerra ormai praticamente finita.

In Europa, con la presa di Berlino, le trattative per l’armistizio ormai in dirittura d’arrivo e, sopratutto, con la morte di Hitler e di Mussolini, la guerra era sostanzialmente finita (se si escludono le purghe e vendette perpetrate, negli anni successivi, da coloro che si definivano vincitori; chi vuole intendere intenda) e quindi restava solo il teatro bellico del sud Pacifico contro il popolo del Sol Levante, che sembrava non avere alcuna intenzione di arrendersi.

Appunto “sembrava”!

Perché forse non tutti sanno che, proprio pochi giorni dopo il suo insediamento, al Presidente Truman venne resa una dichiarazione dai suoi generali e Capi di Stato Maggiore circa gli esiti della guerra nel Pacifico. e questi ultimi. con grande gioia nella voce, comunicarono ad un Presidente molto “disinteressato” e quasi infastidito, che i Giapponesi avevano avanzato. tramite alcuni emissari dell’Imperatore Hiro Hito, la richiesta di armistizio e di cessazione delle ostilità.

Al che, il Presidente Truman, con fare alquanto distaccato, eloquì con un “si, si”, non degnandoli di altra considerazione.

Alle insistenze dei generali, Truman bofonchiò un non meglio identificato motivo per il quale ci avrebbe pensato e avrebbe deciso sul da farsi.

E tutto questo va letto nella sua sostanziale intenzione di dare una dimostrazione di “forza e potenza”, non tanto ai Giapponesi, che ormai reggevano l’anima con i denti e avevano praticamente finito ogni e qualsiasi risorsa per continuare la guerra (basti ricordarsi che, proprio negli ultimi mesi, avevano dato il via all’operazione “kamikaze”, con la quale i piloti si scarificavano con i loro aerei pur di affondare le navi nemiche, e ciò vuol dire che erano arrivati decisamente alla frutta), ma ai nuovi “alleati” con i quali avevano posto termine alla guerra sul vecchio continente, ovvero i Russi.

Per tradurre in parole più semplici questo concetto, Truman e l’intero congresso americano decisero di “immolare” sull’altare della dimostrazione di forza verso i Russi, la bellezza di 350 mila vite innocenti, che non avevano altra colpa se non quella di chiamarsi “Giapponesi”.

In pratica, questo personaggio, che di fatto comandava l’intero mondo, voleva “lanciare” un messaggio molto chiaro a Stalin e i suoi “appetiti” territoriali e politici, dicendogli: “occhio, ragazzino, che noi abbiamo queste armi e potremmo anche usarle contro di te”.

Non penso che ci siano parole sufficientemente adatte in tutti i dizionari della terra per definire un simile comportamento e, per dare una dimensione parzialmente vicina alla realtà dello schifo che provo per un popolo che si arroga il diritto di vita e di morte sui propri simili in tal guisa.

Ed una delle maggiori conseguenze di tutto ciò è stato che gli U.S.A., viste le inesistenti reazioni dell’intero mondo a questo loro atto vergognoso e assolutamente imperdonabile nei secoli dei secoli, hanno assunto l’errata convinzione che tutto gli era permesso e che avrebbero potuto continuare indisturbati nei loro piani di colonizzazione imperialista ed egemonia suprema sull’intero pianeta.

Cosa che, del resto, stanno facendo da oltre 70 anni!

E la cosa che più mi rattrista e mi fa domandare a che livelli di stupidità e cecità siamo ormai arrivati, è sentire le migliaia di idiozie che, quotidianamente, vengono dette o scritte circa i “crimini di guerra” che vengono condotti nel teatro di guerra dell’est Europa in questi giorni.

Un esempio su tutti, viene detto che dovrà essere costituito un tribunale centrale contro i crimini di guerra per valutare il bombardamento della prigione dove erano detenuti 53 prigionieri Ucraini – morti – per poter, di conseguenza, condannare il Sultano “Saruman-Putin” e i suoi orchi crudeli e disumani.

Ma la domanda che mi viene spontanea, senza, per altro, scendere nei dettagli delle varie “uccisioni” in corso anche in questi momenti, è se mai a nessuno è venuto in mente di aprire un processo per lo meno “etico” verso coloro che si sono macchiati di 350 mila morti senza alcuna ragione oggettivamente valida (a prescindere dal fatto che non ritengo vi siano ragioni al mondo che possano giustificare un simile atto).

Purtroppo, questa è una macchia sull’intera comunità umana che non potrà essere mai lavata in alcun modo, in quanto non sono colpevoli solo gli autori fisicamente coinvolti ma, altresì, tutti quanti noi ne saremo responsabili per sempre.

Perché, come scrisse il Sommo Poeta, l’ignavia è forse uno dei peggiori peccati capitali che esista e, malauguratamente, ne siamo impregnati fino al midollo tutti quanti.

https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamenti_atomici_di_Hiroshima_e_Nagasaki
https://it.wikipedia.org/wiki/Ignavi

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