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Tutti parlano di plastica, ma quali sono i veri numeri?

Cumulo di rifiuti sulla spiaggia

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Fondamentalmente non sono mai stato un feroce seguace delle posizioni radicali di certi “ecologisti” e delle loro catastrofiche affermazioni ma, nel caso della plastica, devo riconoscere che, dopo aver analizzato un pò di numeri, che si possono tranquillamente trovare in rete, ho la netta sensazione che, se non facciamo qualche cosa di veramente concreto al riguardo, non dico che affogheremo nella plastica, come qualcuno dei paladini “Green” urla ai quattro venti, ma potremo avere nel breve, se non già ora, dei seri problemi di coabitazione con questo subdolo materiale.

Se ognuno di noi fa caso a quanta plastica utilizza personalmente ogni giorno e, successivamente, applica poche regole di matematica base – somma e moltiplicazione – si può tranquillamente rendere conto dell’immensità di tale problema.

Infatti, basta andare a fare la spesa settimanale di una famiglia media Italiana, composta da 3 o 4 persone, per rendersi conto della marea di plastica che siamo costretti ad utilizzare quotidianamente per poter vivere.

Prendiamo ad esempio, l’acquisto di una bistecca di carne al supermercato: naturalmente, essa sarà avvolta in un foglio di carta “plasticata” lucida, poi verrà riposta in un vassoietto, pure quello di plastica o di composti della plastica ed, infine, verrà avvolto da una pellicola trasparente, che lo isola dall’aria esterna. Il tutto, poi, verrà inserito in una busta, anch’essa di plastica.

In pratica, se noi andassimo a comperare, articolo per articolo, su una spesa di 4 o 5 kg di materiale, con molta probabilità avremo una quota parte di plastica o suoi derivati pari a qualche etto di materiale.

Provate ora a moltiplicare tutto questo per 365 giorni all’anno o per 52 settimane, se fate la spesa 1 volta alla settimana, e vi renderete conto di quale immenso volume ognuno di noi consuma ogni anno, e che, ovviamente, moltiplicato per 60 milioni di persone , genera una vera e propria montagna di rifiuti plastici.

Per darvi qualche esempio numerico di base molto significativo, parlando di bottiglie di plastica – chi non le utilizza? – ci troviamo di fronte ad un consumo Europeo veramente stratosferico, con i suoi 46 miliardi di bottiglie consumate annualmente e, di queste, circa 8 miliardi sono il solo consumo Italiano, risultando, così, il maggior consumatore di plastica dell’unione.

Le motivazioni alla base di tutto ciò sono da ricercarsi su diversi fronti, a partire dalla scarsa attenzione del legislatore in tale materia, alla “comodità” delle industrie nella lavorazione della plastica e, per molta parte, grazie al disinteresse globale di tutti noi cittadini.

In sostanza, parliamo molto bene, magari seduti a tavola con gli amici, ma poi, nella realtà dei fatti, non ce ne frega nulla e preferiamo adottare dei comportamenti che non turbino la nostra comodità d’azione.

E pensare che tutta questa plastica, chiamata PET, al 95% è riciclabile e viene utilizzata per creare oggetti di vario genere, dai vasi in plastica, alle mattonelle d’arredamento o, addirittura, per fare altre bottiglie che poi, a loro volta, verrebbero riciclate praticamente all’infinito, andando a far parte a pieno titolo di quell’ipotetico “ciclo virtuoso” che tocca sia lo smaltimento dei rifiuti che l’inquinamento per il loro trasporto e, in definitiva, la bilancia commerciale generale.

Ovviamente, i problemi che stanno alla base di questo esagerato uso delle bottiglie in plastica sono da ricercarsi in molteplici direzioni, come detto, a partire dai nostri governanti, che non rendono organiche veramente le basilari linee guida per affrontare questo tipo di problema e che si limitano a promuovere solo alcune azioni a livello di spot pubblicitario politico, non tanto per una reale soluzione del problema, quanto per loro puro tornaconto ed apparire “Green” agli occhi dei potenziali elettori.

Ma credetemi che, in sostanza, il reale problema deriva da tutti quanti noi, anche perché “lo Stato”, in definitiva, siamo noi e se noi non ci prendiamo cura di noi stessi, la risposta alla domanda “chi lo dovrebbe fare?” risulta veramente molto scontata.

Il discorso sarebbe realmente molto lungo e complicato, poiché questo tipo di problema passa, forzatamente, da un certa “educazione” morale, che dovrebbe forzatamente passare per una scuola senza le pecche che affliggono il nostro modo di educare le nuove generazioni, insieme ad un insegnamento costante da parte delle stesse famiglie e a tutto un certo tipo di considerazioni legate strettamente all’auto educazione di tutti quanti noi.

Per cui, prima di “scagliare” la prima pietra, come siamo usi fare normalmente, cerchiamo dentro di noi quelle azioni virtuose che potrebbero risolvere alla radice il problema, senza tante difficoltà.

Del resto a tutti piace vedere una spiaggia completamente libera da rifiuti di ogni genere e, sopratutto, senza la ingombrante presenza delle maledette bottiglie di plastica.

Le azioni da mettere in pratica non sono solo seguire i programmi di raccolta differenziata ma, in qualità di cittadini, dobbiamo anche agire su chi gestisce la “cosa pubblica”, a partire dagli assessori dei piccoli comuni – anche loro sono “noi”, ricordatevelo – per indirizzarli e convincerli ad agire in questo senso al fine di rendere la vita di tutti quanti più gradevole.

In special modo quella dei nostri figli e del futuro della Terra.

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