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I bulli sono prevaricatori, vittime o entrambi?

Un ragazzino imbronciato fissa il vuoto. Alle sue spalle, demoni dall'aspetto terrificante e famelico lo fissano

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I dati sulle vittime dei bulli

I dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) sul bullismo in Italia nel 2022 mostrano un aumento del numero delle vittime rispetto agli anni precedenti.

Il 46% degli studenti della scuola secondaria di I grado e il 35% degli studenti della scuola secondaria di II° grado hanno dichiarato di aver subito atti di bullismo.

I pretesti

I pretesti per rendersi autori di bullismo, anche cibernetico, sono diversi: primeggia l’attacco all’aspetto fisico, seguono origine etnica, orientamento sessuale, condizione economica, religione, identità di genere, disabilità.

Le manifestazioni

Insomma, i bulli non lasciano nulla che non possa essere alla portata di mano, lingua e tastiera. Ebbene sì, gli agiti del bullo possono manifestarsi attraverso comportamenti violenti, quindi si parla di bullismo fisico con spintoni, schiaffi, aggressioni di vario tipo; il bullismo verbale: insulti, intimidazioni, derisione; bullismo da tastiera, vale a dire il cyberbullismo, la diffusione di informazioni false, sgradevoli sui social network.

La definizione di “bullismo
Il principale studioso del fenomeno è lo psicologo Dan Olweus, che nel suo libro Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono”, definisce così il bullismo: “uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni”.

La fragilità dei ragazzi

Le notizie che quotidianamente leggiamo e/o ascoltiamo su tale piaga sociale (perché, ahimè, questo è il bullismo), ci devono far riflettere su quanto siano fragili i nostri adolescenti, in apparenza forti, indipendenti, intraprendenti ma tanto bisognosi di essere amati e compresi anche e soprattutto nei loro silenzi.

Sia nel mondo reale che virtuale vi sono tanti problemi mascherati che continuano a mietere vittime, le quali, come arma di difesa, usano proprio il silenzio. Un’arma che non difende, ma, paradossalmente, rende possibile il perpetrarsi della prevaricazione da parte di colui che si illude di essere il più forte; in realtà non è affatto forte, ma un debole alla pari, o forse più, della persona oggetto della sua prepotenza.

La mia visione dei bulli

Sono certa che il bullo, nella sua manifestazione, reale o cyber, è anche lui, in un modo o nell’altro, vittima, un debole cresciuto in condizioni di analfabetismo emotivo che, per sopravvivere al suo disagio, è costretto ad affermare un potere irreale su un altro individuo, ancora più indifeso e sensibile, allo scopo di umiliarlo e ferirlo.

Spesso, dietro questi soggetti bulli c’è un vissuto problematico, allevati con carenze affettive, privati di manifestazioni di tenerezza, e tutto ciò ha contribuito a creare, in loro, un senso di sfiducia nei confronti della realtà circostante e un distacco a livello empatico.

Se l’ambiente famigliare è caratterizzato dalla violenza, dall’assolutismo, dall’assenza, il bambino non sarà in grado di gestire in modo funzionale le sue emozioni e i suoi sentimenti, e verranno vissuti come una minaccia, e l’atteggiamento sarà quello di difesa, prendendone le distanze.

Il bullo presenta una sorta di indifferenza emotiva nei confronti della sofferenza altrui, che potrebbe essere spiegata proprio dalla distanza che pone tra sé, le sue emozioni e i suoi sentimenti. Quindi manca di empatia, quella capacità di mettersi nei panni degli altri perché nessuno glie lo ha insegnato.

Sitografia:

https://www.istat.it/it/files//2023/03/Audizione-16-marzo-2023.pdf

Bibliografia:

Dan Olweus, Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti editore

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