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Giulia e alessia: le sfortunate figlie di un’epoca ormai al crepuscolo

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Stamani tutti i giornali sono pieni della vicenda andata in scena ieri mattina alla stazione di Riccione, dove due sorelle, di 15 e 17 anni, sono state travolte da un Freccia Rossa mentre tentavano di attraversare i binari.

Come è facilmente immaginabile, vista l’alta velocità del convoglio in transito, non c’è stato nulla da fare per le due adolescenti, tanto è vero che il riconoscimento delle identità è avvenuto solo tramite un cellulare di una delle due, ritrovato sui binari.

Non mi voglio soffermare su particolari cruenti e che devono essere stati realmente terribili, ma in queste poche righe voglio cercare di capire il perché di una simile tragedia.

Partendo dalle ricostruzioni fatte da alcuni testimoni oculari, si viene a conoscere che le due sorelline si sono presentate in stazione verso le 6,40 di domenica mattina, appena uscite dalla discoteca ed in evidentissimo stato confusionale, in quanto una delle due aveva i suoi stivaletti in mano e l’altra barcollava molto visibilmente.

Oltre a ciò è stato detto che la più grande aveva farfugliato qualcosa circa un furto della borsetta avvenuto in discoteca – con dentro soldi, cellulare e documenti – e , appunto, chiedeva informazioni circa i treni per tornare a casa a Castenaso, alle porte di Bologna.

E da qui partiamo per le considerazioni che, a parer mio, sono d’obbligo su questa terribile vicenda, la prima delle quali la classica assoluta mancanza di approfondimento dei lati oscuri che si celano dietro ad un simile evento da parte di tutti i media nazionali.

Per seconda cosa, va assolutamente chiarito il fatto che due sorelle MINORENNI di 15 e 17 anni non è assolutamente possibile che siano lasciate andare a 120 km di distanza, in una discoteca, da sole e, per di più, senza alcun tipo di controllo genitoriale.

Dei genitori che si comportano in tale modo dimostrano, ineluttabilmente, di non essere in grado di allevare due esseri umani e, ribadendo l’enorme dispiacere che, personalmente, provo per queste due povere ragazze, sono da condannare senza se e senza ma.

In secondo luogo, dato che sono state viste in chiaro stato confusionale, dato, probabilmente, dall’abbondanza di alcool ingerita durante la notte brava in discoteca – se non, addirittura, anche con qualche altro tipo di sostanza, come qualche canna, ad esempio – non è possibile che si permetta la vendita di super alcolici a delle minorenni ed, in questo, sono assolutamente colpevoli sia lo stato che tutti i commercianti o gestori di discoteche che lo permettono.

Per mia esperienza personale, posso garantire che nella maggior parte degli altri stati, sia Europei che mondiali, la vendita di super alcolici ai minorenni è severamente vietata e non accade praticamente mai, altrimenti le pene detentive per chi sgarra sono severissime.

Posso citare la Polonia, dove, se la polizia ti trova alla guida di automezzi con un tasso alcolico di 0,30, vai a finire direttamente in prigione per tutta la notte, come minimo, se non addirittura per un paio di giorni, e così è uguale per Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, mentre per i paesi scandinavi è quasi impossibile bere super alcolici.

Ma come è mai possibile che si permetta a due ragazzine minorenni di fare le 6,30 in discoteca da sole?

Personalmente, ricordo che le chiavi di casa le ho avute solo a 19 anni e che, nonostante fossi un uomo e i tempi fossero totalmente differenti da oggi, non sono mai uscito da una discoteca – peraltro, ci andavo solo quando ero all’estero, mentre in Italia le ho frequentate molto saltuariamente, preferendo altri tipi di divertimento – più tardi delle 3 di notte, e non certo a 15 o 16 anni, ma dopo la maggiore età, e non di certo a 150 km da casa.

Non, con questo, che io voglia dire di essere stato un santo, in quanto, forse, ne ho fatte di cotte e di crude, peggio di tanti altri, ma, sicuramente, i miei genitori si sono ben preoccupati di tenermi a freno fino a quando non hanno avuto la certezza che potevo andarmene in giro da solo, sia per la legge che per il cervello.

In conclusione, quello che voglio dire con questo mio articolo è che, senza ombra di dubbio, le due ragazzine hanno una qual certa responsabilità per aver fatto determinate scelte, sempre dovute, però, all’educazione ricevuta sia dalla famiglia che dalla scuola, che, sicuramente, tutti e due, non hanno saputo trasferire loro dei valori tali da rendersi conto di quali errori stessero commettendo.

Ma la parte più corposa delle responsabilità di ciò che è accaduto è da attribuirsi ai due genitori che, come minimo, hanno dimostrato un assoluto disinteresse e superficialità per le figlie e per le loro eventuali azioni.

Forse, come risposta all’educazione ricevuta in passato, o per i continui deleteri messaggi che gli arrivano dalla vita quotidiana, dai media e da tutti i programmi di intrattenimento privi di qualsiasi tipo di valore e improntati al massimo grado all’esaltazione dell’apparire, piuttosto che dell’essere.

Sicuramente inidonei all’allevamento di figli.

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