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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Lo Stato: amico o nemico?

Politico ladro ruba soldi ai cittadini

Tabella dei contenuti

Da quando l’umanità è passata dallo stato nomade a quello stanziale, con la costruzione di nuclei abitativi stabili, infrastrutture utili all’intera comunità – pozzi, strade, luoghi di culto, ecc. – e servizi che potessero proteggere i propri cittadini, come le forze armate, o dedicarsi alla pulizia dei luoghi comuni, ha sempre cercato, in un modo o nell’altro, di delegare alcuni dei propri cittadini più meritevoli e più “illuminati” allo scopo di gestire, appunto, la “Res Publicae”.

Diverse forme di governo

Così abbiamo potuto assistere alla nascita ed allo sviluppo di una infinità di modelli di “gestione” delle cose pubbliche, che alla fine hanno preso i nomi a noi ormai noti di Stato o Repubblica e di governo come il consesso di uomini e donne che si incaricavano di normare la vita pubblica di tutti gli altri cittadini.

Il ruolo del denaro e la corruzione

Nel corso dei millenni abbiamo assistito a forme di assoluta democrazia, come nell’antica Grecia o durante il periodo della Repubblica nell’antica Roma, come, altresì, forme più o meno assolutistiche (imperi, dittature più o meno crudeli e dispotiche o Regni governati da monarchi assoluti) e tutto ciò ha avuto maggior impulso e, secondo il mio modesto parere, maggior “deviazione” mano a mano che il denaro assumeva sempre di più un ruolo fondamentale nella vita di tutti quanti.

Nello stesso tempo, lo Stato ha assunto anche valenza sia politica che di scontro con altre realtà limitrofe, nonché di importanza a livello globale, sia per le risorse presenti sul territorio che per le ricchezze più o meno naturali di cui lo stesso Stato disponeva e, in sostanza, ha perso del tutto quello che era il vero senso della parola – come organo specificatamente creato per tutelare il bene comune – e diventando quasi una creatura a sé stante e avulsa dal contesto e dall’interesse specifico dei cittadini tutti.

Per delle maggiori definizioni della storia dello Stato, vi rimando al link sottostante.

https://it.wikipedia.org/wiki/Stato](https://it.wikipedia.org/wiki/Stato

Cosa dovrebbe essere lo Stato?

Ad ogni buon conto bisognerebbe tenere presente che lo Stato dovrebbe essere un’entità assolutamente disinteressata a livello economico e, principalmente, esistente solo per fare il bene del proprio popolo, in quanto, così facendo, avrebbe la garanzia di poter sopravvivere ed espandersi ulteriormente, se non a livello geografico, quantomeno a livello di importanza rispetto agli stati confinanti e più in generale a tutti gli altri stati.

Per gestire questa “entità”, come detto precedentemente, sono stati indicati dei gruppi di cittadini che si assumessero l’onere e l’onore di amministrare le faccende pubbliche con il massimo beneficio possibile per l’intera comunità, e tali consessi di persone sono stati denominati, appunto, governi.

Il governo, per sua stessa natura si dovrebbe adoperare al meglio delle sue capacità per il bene comune e per rendere fiorente l’azienda – Stato – che sta gestendo come farebbe qualsiasi imprenditore desideroso di fare il meglio per la propria azienda ed attento solo al suo interesse e, certamente, non cercherà mai di “prelevare” per suo personale tornaconto, troppe risorse generate dalla propria azienda, in quanto, così facendo, rischierebbe di portarla al fallimento e, di conseguenza, alla sua stessa fine.

Quindi è facile capire che lo stesso interesse del governante dovrebbe essere quello di salvaguardare la salute del proprio Stato, in modo che a quest’ultimo non vengano ridotte le potenzialità di rendere ricchezza e benessere per tutti i cittadini.

L’Italia dal dopoguerra

Nella nostra recente storia, ed in special modo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, questo paradigma è stato più o meno rispettato grazie anche alla enorme spinta “creativa” generata dai sei disastrosi anni della guerra appena finita e, di conseguenza, ha permesso all’intera popolazione Italiana di godere di quello che è stato poi denominato “boom economico” degli anni ’60/’70, periodo nel quale, tra l’altro, l’intera cittadinanza ha potuto godere di un periodo realmente felice e vivere di conseguenza in modo più che soddisfacente.

Non, con questo, che io voglia dire che in quel periodo non ci siano state persone nel mondo politico dedite, più che altro, a sfruttare il momento favorevole a titolo quasi esclusivamente personale, riuscite in poco tempo a crearsi delle fortune sulle spalle dell’intera cittadinanza, ma in generale, vista la particolare convergenza di fattori positivi, non dico che fosse lecito, ma che il sistema “Paese” poteva anche permetterselo senza troppe conseguenze.

È del tutto ovvio che ci sono stati degli abusi assolutamente intollerabili da parte di singoli – Poggiolini su tutti – e anche da parte di intere compagini partitiche, ma a questo è stato posto rimedio – anche se in modo del tutto maldestro e, in definitiva, con risultati molto dubbi, se non peggiori dei danni stessi provocati dagli autori – attraverso quello che verrà ricordato nella storia a venire, per i prossimi secoli, come “Mani Pulite”, operazione che, di fatto, attraverso l’organo giudiziario ha spazzato via dalla scena politica oltre la metà dei partiti esistenti all’epoca, chiaramente insieme a tutti i loro maggiori componenti.

Nel frattempo, però, alcuni personaggi che lavoravano nell’ombra avevano iniziato a tessere la loro tela a discapito futuro dell’intero Paese, probabilmente per interessi personali o per ideologie opposte alle vigenti, che nel giro di un decennio hanno favorito in modo forse irrimediabile la catastrofe per tutti quanti noi.

Ho già trattato su queste pagine l’argomento relativo alla trappola nella quale ci hanno portato con la moneta unica e, soprattutto, con l’eliminazione della nostra autonomia sovrana nel campo economico, ma tengo a sottolineare una volta ancora come questo sia un fenomeno sul quale, purtroppo, dovremo piangere lacrime amare ancora per molti anni.

Tutto quanto sopra descritto per arrivare ai giorni nostri e cercare di dare una risposta alla domanda del titolo di questo articolo, cioè se lo Stato è nostro amico o nostro nemico. A tal proposito vorrei raccontare un fatto accaduto in questi ultimi tempi che, a parer mio, fa pendere la bilancia a favore della seconda opzione: certamente nemico.

La digitalizzazione

Da ormai oltre 10 anni si sta parlando di ammodernare la Pubblica Amministrazione e tutti i servizi che servono al cittadino per poter vivere tranquillamente. In special modo, si sta pigiando l’acceleratore sulla questione digitale e l’informatizzazione sempre più pesante di ogni aspetto della vita, sia pubblica che privata.

Personalmente, anche se non lo condivido a pieno, questo aspetto potrebbe anche andarmi bene, ammesso e non concesso che l’adeguamento a tali novità non sia a carattere oneroso per la popolazione e non comporti, fondamentalmente, un peggioramento della qualità della vita di tutti quanti.

Del resto, chi non sarebbe felice di avere un’unica tessera in tasca all’interno della quale poter raccogliere tutti i propri dati, come carta d’identità, patente, codice fiscale, tessera sanitaria, passaporto ed ogni tipo di documento esistente, in modo tale che non sia necessario perdere troppo tempo per utilizzare i propri documenti, non dover avere dei portafogli immensi per contenerli tutti e non rischiare di dimenticarsene uno in un altro paio di pantaloni o in un’altra borsetta?

Ma così non è, e non solo, sono riusciti a fare di peggio.

Il furto di stato

Tutti saprete che qualche anno fa iniziava ad affacciarsi alla realtà burocratica del paese la questione delle firme digitali e della possibilità di, invece che perdere tempo con lettere, raccomandate, fax e quant’altro, inviare da remoto comodamente seduti a casa propria un documento firmato di proprio pugno ad avvocati, medici, uffici pubblici o addirittura alla propria azienda.

Beh, sono riusciti a mettere i loro “artigli economici” anche su questa modalità che poteva servire a facilitare la vita di tutti quanti, ed invece l’hanno, di fatto, complicata in modo radicale.

Infatti, da qualche mese a questa parte, dopo il primo anno di, diciamo, “test gratuito”, oggi non solo la firma digitale è obbligatoria per legge da parte di qualsiasi azienda, ma non è nemmeno permesso farla in modo classico, in quanto la PA (pubblica amministrazione) non accetta firme se non in formato digitale e, fra le altre cose, riconosciute dal sistema centralizzato denominato SPID.

Allora, a prescindere dal fatto che attivare tale funzione, al contrario di quanto millantano tutti quanti, è una complicazione pazzesca e bisogna stare assolutamente attenti a non sbagliare nemmeno una virgola, altrimenti si rischia di dover ricominciare tutto da capo, se non addirittura di vanificare il lavoro fatto fino a tale momento, va sottolineato che tutta tale operazione ha un costo da affrontare – e ti obbliga ad avere carta di credito, telefono di ultima generazione e computer con il quale poter fare le transazioni – che è del tutto arbitrario, non regolamentato (essendo nel mercato libero) e degno di un’associazione per delinquere.

Infatti, girando per la rete, ho potuto constatare che il prezzo, più o meno simile in qualsiasi piattaforma, è di circa 70 euro più IVA per il pacchetto da 3 anni, più 20 euro, più IVA per il primo riconoscimento che si effettua, portando il totale a circa 110 euro, da dividersi per i 3 anni.

Inoltre, è stata tolta la possibilità ai professionisti, come commercialisti o simili, di effettuare su delega le firme in nome e per conto dei propri clienti, di modo che tutte le aziende esistenti siano “obbligate” categoricamente ad attivarsi personalmente.

Qualcuno mi obietterà: “Cosa vuoi che siano 36 euro all’anno per avere la possibilità di firmare tutti i documenti che vuoi?” E io gli rispondo che non è lì il problema, ma nel fatto che sia un’imposizione di legge, ovvero non ne puoi fare a meno.

Inoltre, se si fanno i conti precisi, ci si accorge che le imprese costrette ad utilizzare tale sistema sono, al giorno d’oggi, la bellezza di 4.350.000, alle quali si devono aggiungere tutti i professionisti come avvocati, medici, commercialisti e simili, per un totale che sicuramente supera i 5 milioni di soggetti che saranno costretti a pagare 110 € caduno, facendo confluire, così, nelle casse dello Stato, in primis e di altri soggetti, come le aziende che forniscono il servizio, oltre mezzo miliardo di euro in 3 anni.

Assolutamente rubato!

Ed è qui il sostanziale problema degli obblighi di legge, che generano uno scompenso per le tasche del cittadino, cioè che se tu, Stato, mi obblighi – già su questo punto ci sarebbe da discutere per giorni – a fare una determinata cosa per adeguarmi alle leggi statali che sempre tu hai deciso di creare, mi devi mettere nelle condizioni di non doverne avere un danno economico che mi impedisca di poter vivere degnamente la mia già tanto complessa vita.

Suggerisco a tutti quanti di fare mente locale su quelli che sono gli obblighi di legge esistenti e su quale massa di denaro vi portino via dalle vostre tasche ogni anno, a partire dalla contestatissima questione del bollo auto (riconosciuta incostituzionale dalla Cassazione e dal tribunale Europeo, che ci ha pure irrogato delle sanzioni), per finire a quanto sopra esposto a proposito della firma digitale.

Non ho fatto dei conti precisi, ma sono più che convinto che tali imposizioni, del tutto illegittime sotto il profilo della naturale libertà del cittadino, possano arrivare a qualche migliaio di euro all’anno. E allora ci si dovrebbe chiedere, fino a quando saremo disposti a farci derubare da un’entità che rassomiglia sempre di più ad un’associazione per delinquere?

https://www.istat.it/storage/ASI/2022/capitoli/C14.pdf

https://www.ufficiocamerale.it/news/titolare-effettivo-obbligo-firma-digitale.html#:~:text=la%20Firma%20Digitale-,Titolare%20effettivo%2C%20la%20comunicazione%20va%20effettuata%20entro%20l’11%20dicembre,Obbligatoria%20la%20Firma%20Digitale&text=%C3%88%20di%20recente%20introduzione%20l,private%20e%20i%20fiduciari%20dei%20trust.

https://www.ufficiocamerale.it/firme-digitali/

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