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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Siamo in democrazia?

Elettore imbuca la sua scheda nell'urna

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Il centro destra ha totalizzato il 44% dei voti nella scorsa tornata elettorale, pari a poco più di 12 milioni di voti, per cui si è assicurato il governo del paese.

E questo è un dato di fatto.

Ma, entrando più nel dettaglio della questione, si può immediatamente notare che, rapportando questo dato sulla totalità degli aventi diritto al voto, che ammontano a circa 44 milioni, la percentuale scende drasticamente, per attestarsi a poco meno del 28%, e se, per assurdo, si prova a calcolare la percentuale sul totale della popolazione italiana, ci si accorge che Meloni, Berlusconi, Salvini & c. governano con appena il 20% del consenso generale.

Ovverosia, noi siamo costretti ad assistere agli assurdi invii di armi all’Ucraina, destinati fatalmente ad uccidere centinaia di esseri umani, mandate da un governo che, in sostanza rappresenta il parere di un Italiano su 5.

Se, poi, andiamo a vedere quello che è successo nelle ultime elezioni, che riguardavano due delle più popolose regioni italiane – Lazio e Lombardia – ci accorgiamo che a votare ci sono andati solo il 40% degli aventi diritto, e assodato che il centro destra ha vinto pure in queste ultime due elezioni, con il 55% in Lombardia e con 54% nel Lazio, per cui, calcolatrice alla mano, si può desumere che in Lombardia stia governando un esecutivo che ha il benestare di un Lombardo su 5 (21%), così come nel Lazio, che ha una percentuale leggermente più bassa, pari al 19,9%.

A questo punto, è doveroso aprire una profonda riflessione su questi dati e su quello che, in sostanza, vogliono dire per la nostra democrazia, così tanto sbandierata da tutti quanti ad ogni pie’ sospinto, senza, per altro, avere cognizione di quanto si stia sostenendo.

Sul perché l’affluenza alle urne sia stata così bassa si sono ormai espressi tutti i vari soloni della comunicazione, in aggiunta alle immense stupidaggini che, a volte, abbiamo ascoltato uscire dalle bocche di sedicenti politologi, per cui non mi dilungherò oltre a dibattere su questo spinoso argomento.

Quello che mi interessa sottolineare con forza, come ho fatto in questi giorni, parlando con alcuni amici, è il fatto che nessuno si potrà lamentare di quanto sta facendo il governo, in quanto l’unica arma che aveva a disposizione per dissentire l’ha vanamente sprecata non recandosi alle urne.

Infatti, per coerenza, prima con sé stessi, e poi con l’intero consesso sociale, non si può pensare e sperare di cambiare le cose che non ci piacciono se non utilizziamo i mezzi che ci vengono messi a disposizione da quella cosa che, appunto, molto spesso nominiamo a vanvera e che è la “democrazia”.

Perché, come ci insegna l’etimologia stessa della parola, che deriva dall’antico greco – demos e krateo – con essa si indica e si sostiene che il comando debba risiedere nelle mani del popolo, e che solo quest’ultimo deve tutelare e assolvere in piena coscienza a tale arduo compito.

Ma se noi, per i più svariati motivi – schifo, rabbia, senso dell’inutilità, ecc – demandiamo ad altri tale compito, per una ragione estremamente logica, dopo, non possiamo lamentarci delle conseguenze alle quali ci toccherà adeguarci.

E, parafrasando la frase di una famosa canzone di un autore italiano, “spesso le conseguenze fan soffrire”, ed è proprio il nostro caso, in quanto all’orizzonte si stanno ammassando dei minacciosi nuvoloni neri, che nulla presagiscono di buono.

Come, del resto, se non fossimo appena usciti da un disastro di proporzioni bibliche, al confronto del quale le dieci piaghe di egiziana memoria, erano delle “barzellette”!

E, come alcuni hanno l’abitudine di dire, il bello deve ancora venire.

Uno dei primi passi che si delineano all’orizzonte è quello al quale sta lavorando il dipartimento per l’innovazione, ovvero la creazione dell’Identità Digitale Unica, che sostituirà definitivamente Carta d’Identità Digitale e S.P.ID., riunendole tutte e due in un’unica app e, conseguentemente, carta digitale.

Tutto questo, ovviamente, su perentoria richiesta e programma della comunità Europea, che alacremente sta lavorando per portare a compimento quella che si chiama “Agenda 2030” e che comprende, appunto, l’informatizzazione forzata di tutti i dati personali in un’unica Identità Digitale, di modo da poter “controllare” sempre più strettamente ogni cittadino dell’Unione Europea.

Perché scordatevi che, una volta attivata questa speciale Carta Digitale, si fermino a tale risultato.

Infatti, fra le pieghe dell’Agenda 2030 si possono immaginare quelli che sono i veri obiettivi di questa pericolosa “deriva autoritaria”, immaginando che a breve, nel nostro futuro, tale meccanismo dovrà essere applicato ad ogni aspetto della nostra quotidianità, a partire dall’accesso ai servizi sanitari, finanziari, di commercio normale e online, per finire, in pratica, a regolamentare e controllare ogni più piccolo aspetto della nostra esistenza.

In pratica, chi si conformerà a questa “marchiatura digitale” potrà continuare ad usufruire di tutti i servizi ai quali oggi accede liberamente, mentre chi deciderà di non sottomettersi a questo nuovo tipo di schiavitù verrà emarginato definitivamente dalla società e sarà controllato e schedato come un pericoloso dissidente.

Senza dilungarmi troppo su tutti quelli che potrebbero essere gli aspetti estremamente pericolosi di tutta questa vicenda, vorrei concludere esortando tutti coloro che hanno deciso di “passare la mano” in queste ultime elezioni, di tornare sui propri passi e rendersi partecipi alle prossime elezioni, esercitando il proprio diritto a contare nella società di oggi.

Per non dover amaramente riconoscere che, come oggi, siamo di fatto passati da una democrazia elettiva ad una dittatura di fatto.

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