Leila, nome di fantasia, ha voluto raccontarmi la sua storia nella veste di vittima di stalking. Ė una donna coraggiosa, che invita a denunciare sempre il proprio molestatore.
In Internet, nei manuali, ovunque, si può leggere la definizione di stalking e avere un profilo dello stalker. Tutti quei fiumi di parole sono attendibilissimi, ma scrivere e leggere, piuttosto che essere vittima di un molestatore, è tutt’altra verità.
Le leggi contro lo stalking esistono, ma spesso segnalare significa rimbalzare contro un muro di gomma.
Allora, vale la pena continuare a denunciare? Si, sempre, nonostante tutto.
Nonostante l’indifferenza, la vergogna, i sensi di colpa, la paura vestita di terrore che tormenta a lungo la persona, vittima del suo seccatore.
Definizione di stalking
Di tutte le versioni usate per indicare il reato di stalking ho scelto quelle che, dal verbo inglese “to stalk”, lo traducono con “fare la posta” e “braccare la preda”. Esattamente come un animale predatore, lo stalker si apposta, silenziosamente, senza destare alcun sospetto, attende paziente il momento giusto per braccare la sua preda e non mollarla fino allo sfinimento.
Cara Leila, grazie per avermi scelto come testimone della tua storia. Quando è iniziato il tuo calvario di perseguitata?
La prima terribile esperienza di atti persecutori l’ho vissuta molti anni fa, avevo 15 anni. Quando in verità non esisteva il termine stalker, ma solo un soggetto che non sa stare al suo posto.
Un uomo sposato, con figli, della stessa città, con un lavoro che lo porta ad entrare nelle case delle persone, tipo socievole, ma in questo sono abilissimi, appartenente a un ambiente socio culturale basso.
Un tipo dal temperamento volubile, e con una vena di arroganza e saccenteria, spesso figlie dell’ignoranza. All’inizio non comprendi perché quell’uomo è presente negli stessi luoghi in cui sei anche tu, in quel preciso giorno, in quel preciso istante. Pensi si tratti di pura coincidenza, di una fatalità, a volte con risvolti che mai sogneresti.
Perché mai si sbraccia per salutarti? In fondo, è solo un conoscente come gli altri; magari vuole essere semplicemente garbato? E qual è il motivo per cui te lo ritrovi sempre dietro con l’auto e suona quel clacson che per forza di cose deve attirare la tua attenzione?
La verità si rivela a te in tutta la sua crudità quando, con l’abilità del predatore, ti fa la posta in un luogo nascosto agli occhi dei tanti e ti afferra per un braccio e ti dice: “Tu mi piaci, dammi un bacio”. A volte, la paura, mescolata all’istinto di sopravvivenza, permette alla molestata, con uno sforzo estremo, di divincolarsi dal proprio predatore e fuggire via, e ha così salva la vita, ma il battito accelerato del cuore le ferma indelebile, nella testa quell’attimo di puro terrore.
La vittima, come la preda, si nasconde nella sua tana; se deve uscire, preferisce essere accompagnata, nessun luogo le sembra sicuro, si guarda intorno, allerta. Le notti insonni mettono a dura prova il fisico e la mente, già logorata dal pensiero che ogni giorno della propria vita è condizionato dalla presenza di quell’uomo.
Hai denunciato?
Da giovane vittima, ho raccontato tutto quello che è accaduto in quei pochi e interminabili istanti ai miei genitori, i quali hanno iniziato a darsi da fare, ma un sacerdote troppo coscienzioso ha pensato bene di consigliare di non rovinare la reputazione del predatore, avendo lui famiglia e quel particolare lavoro che lo portava nelle case delle persone.
Eh, già! Accade anche questo, cara Francesca! Per un po’, da vittima, ho avuto tanta paura, ma poi non ho più voluto che quell’uomo disturbato continuasse a condizionare la mia esistenza, privandomi della libertà di vivere come più mi piaceva, e con i miei tempi, e un percorso non facile, sono ritornata alla vita di sempre, con una consapevolezza e un coraggio mai avuti prima.
In fondo era lui, e non io, ad aver sbagliato, a doversi vergognare! Il predatore si mantiene a distanza, ma io, da preda, sento il suo sguardo addosso e non lo temo; ho appreso strategie di sopravvivenza e controllo della situazione che prima ignoravo di possedere, eh, sì! Perché è tutto dentro di noi.
È sacrosanto provare paura; d’altra parte, senza di essa l’uomo non sarebbe qui, ma non le si può permettere di prenderci per mano, siamo noi a dover prendere per mano le nostre paure e imparare a gestirle e, soprattutto, senza vergognarci di chiedere aiuto.
Lo so, non è facile, ma nemmeno impossibile, non si può permettere allo stalker di incuterci terrore, altrimenti vince lui, e da abile burattinaio, continuerà a manovrare senza alcuno scrupolo le fila della nostra esistenza.
Qualche anno fa, la situazione si è ripetuta con un altro stalker, di poco più grande di età.
Tutto è iniziato con una semplice amicizia. Un giovane uomo conosciuto d’estate, come accade per caso, scambio di cellulare, quattro chiacchiere senza alcuna importanza, negli incontri casuali.
Poi, però, niente è stato più casuale; persona dai modi gentili, anche lui appartenente a un ambiente socio culturale basso e, nella sua immaginazione, inizia a trasformare l’amicizia in una storia d’amore.
Come il precedente stalker conosce i luoghi da me frequentati, sono divenuta la sua preda, oggetto delle sue fantasie sessuali; studia i miei spostamenti, gli orari, l’abitazione.
Lui spunta in ogni dove, con la puntualità di un orologio svizzero. Incontri ravvicinati con frasi “Io sono innamorato di te”, mutande calate e parti intime in bella mostra, baci mandati con le parole “Ti amo”, e non è possibile ripeterti altro di quello sono stata obbligata ad ascoltare e vedere, non per mia volontà, ma perché lui era onnipresente. Al molestatore non importa che la persona oggetto delle sue molestie sia sposata, e che gli abbia detto che non potrà mai esserci nulla tra di loro.
La vita com’è dopo essere stata vittima di atti persecutori?
Certamente non è come prima, niente sarà come prima, è necessario raccogliere tutto il coraggio che nemmeno ci si immagina di possedere, e riprendersi la propria vita è l’unico, vero, modo per sconfiggere il proprio stalker.
-Grazie, Leila per la tua testimonianza, sono consapevole che raccontare eventi dolorosi della propria vita non è semplice.
-Grazie a te, Francesca, per aver dato voce alla mia con la tua intervista.