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Delitto Saman Abbas tra sentenze, estremismo religioso e isolamento culturale

Saman Abbas

Tabella dei contenuti

A distanza di più di due anni dalla scomparsa della giovane pakistana, Saman Abbas, è finalmente arrivata la tanto attesa sentenza. La Corte di Assise di Reggio Emilia ha assolto i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, ha condannato all’ergastolo entrambi i genitori, e a soli 14 anni di detenzione lo zio Danish Hasnain, che a dire della Procura è da ritenersi l’esecutore materiale dell’uccisione della diciottenne di Novellara.

La sentenza

Le sentenze, si sa, si accettano, ma è permesso commentarle. Questa sentenza ha lasciato l’amaro in bocca, quell’orribile sapore di giustizia a metà, e di commenti ne ha incitati non pochi. Il verdetto finale ha sollevato un polverone mediatico non indifferente, e ha suscitato l’indignazione dell’opinione pubblica, specie per la condanna a soli 14 anni dello zio che ha messo le mani al collo della nipote, e con energica forza ha stretto fino a provocarne la morte per strangolamento. Beh! Sul piano umano l’indignazione ci sta tutta, e forse anche di più, sul piano giuridico è altra cosa, giacché, piaccia o no, i giudici si limitano ad applicare la legge. Nel caso di Danish sono venute meno le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti, dunque, via libera allo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. In riferimento ad altri delitti, dove familiari e vittime sono ancora in attesa di vedere condannati i propri carnefici, nel caso di Saman Abbas si può dire che una sorta di giustizia è stata fatta.

Estremismo religioso e isolamento culturale

Il delitto compiuto sulla povera Saman mi ha portata a riflettere su quanto possa aver influito un credo religioso estremizzato, quel fanatismo che penetra nelle menti di alcuni soggetti e li induce a comportamenti malevoli.

Da quanto ho avuto modo di apprendere sulla vicenda, tramite articoli e programmi televisivi, ho tratto le mie conclusioni. Il movente dell’assassinio è un filo intrecciato tra dogmi religiosi, difesa del proprio onore, condizionamenti derivanti dal gruppo sociale di appartenenza. Altrimenti come spiegare la coalizione maligna di un intero nucleo famigliare contro colei che ha deciso di essere la pecora nera? Aggiungiamo un livello di background culturale ai minimi livelli, una vita isolata, poiché, le frequentazioni degli Abbas erano limitate alla cerchia dei propri connazionali, e per ultimo, ma certamente il più decisivo, la presa di posizione contro la legge italiana.

In altre parole, vivo e lavoro in Italia, ma rispetto unicamente le mie leggi, magari, quelle che mi faccio da solo, sul momento e in base alle circostanze che si presentano.

Conclusioni

Saman Abbas, una giovane con tanti sogni spezzati da mani crudeli, spero che, con questa sentenza, riesca a trovare un po’ di pace. Mi spiace dire che, benché si parli, in realtà servono i fatti, affinché, la distorta mentalità del negare agli altri (siano figli, genitori, amici) i diritti fondamentali venga repressa con pene più severe ed esemplari.

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