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Produzione mondiale di alimenti e fame nel mondo

Cibo

Tabella dei contenuti

L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite del 2021 ci racconta con dovizia di particolari che ad oggi ci sono circa 828 milioni di persone nel mondo che soffrono la fame – poco sopra la 10% del totale – con la bellezza di 11 milioni di essi che perdono la vita o a causa, proprio, della fame stessa o, in molti casi, per una malnutrizione diffusa e causata spesso da cibi avariati o non consoni all’alimentazione umana.

Analisi dei dati

Come metodo di analisi, ho voluto semplicemente raccogliere i dati delle produzioni mondiali annue di cereali, frutta e verdura, carne e pesce e dividerli per quella che è l’attuale popolazione mondiale stimata sull’arco di un intero anno, di modo da ottenere una cifra relativa a quanto spetterebbe ad ognuno di noi, ogni giorno, dei prodotti sopra citati.

Produzione cerealicola

Partendo dalla produzione cerealicola – mais, grano, riso raccolgono il 90% dell’intera produzione mondiale di cereali – si può vedere che nel 2020 si sono raccolti, in tutti i paesi del mondo, all’incirca 2800 milioni di tonnellate di tali prodotti, di cui solo 1900 milioni di tonnellate destinate all’alimentazione umana, poiché il resto è destinato all’alimentazione animale.

Produzione di carne e pesce

Passando alle carni – pesci compresi – il totale annuo prodotto in tutto il mondo per alimentazione umana è pari a circa 515 milioni di tonnellate, quantità che consentirebbe ad ogni vivente di poterne mangiare 1,75 etti tutti i giorni dell’anno, senza interruzione alcuna.

Produzione di frutta e verdura

Nella tabella ho voluto anche specificare quali sono i principali produttori di cereali, trovando quasi sempre Cina e U.S.A. in testa alle classifiche, seguiti da India, Brasile, Francia, Canada e altri, ma solo per far ben comprendere al lettore da dove proviene la maggior parte di quello che, tutti i giorni, si mangia sulle nostre tavole (e anche per capire, fondamentalmente, chi c’è dietro alle sperequazioni che illustrerò a seguire).

Già solo questa produzione, dividendola per la popolazione umana e per i 365 giorni che ci sono ogni anno, consentirebbe ad ogni essere umano – neonati compresi – di avere 6,47 etti di cereali misti da mangiare ogni giorno, sotto forma di farina, pasta, pane, riso o qualsiasi altro alimento prodotto con i cereali.

Vi sembra che sia così?

Probabilmente, un europeo medio, fra pane, pasta, dolcetti e colazione la mattina, non riesce a mangiare oltre i 2 etti al giorno – parlando di tutti i giorni, nessuno escluso – figuriamoci se riuscirebbe a mangiarne 3 volte tanto, e pensiamo se un abitante del continente africano o asiatico riesce a mangiare anche solo un decimo di tale quantità ogni giorno (come detto, neonati compresi).

Riepilogando i dati sopra riportati, si evince che ad ogni persona che vive su questa terra “toccherebbe” ogni giorno di ogni anno la bellezza di 1,25 kg di alimenti, suddivisi fra cereali, carni, frutta e verdura con il serio rischio di diventare obeso nell’arco di 6 mesi.

Chiedo scusa per la battuta ma, onestamente, questi dati non solo sono spaventosi e del tutto incomprensibili per i loro risvolti di ordine psicologico, ma, alla luce di quello che ho scritto all’inizio di questo articolo, lasciano veramente l’amaro in bocca e ci fanno comprendere come, effettivamente, all’apice di tutte le organizzazioni che regolano e decidono per tutti quanti noi, ci siano degli assoluti incompetenti, per non dire di peggio.

Senza entrare nella polemica che potrebbe essere sterile e non adatta in questa occasione, con molta probabilità molti di voi si staranno chiedendo non solo come si potrebbe risolvere questo enorme problema, ma anche come sia possibile che esista un tale problema.

L’ingiustizia sociale della malnutrizione

Anche se le cause alla base di questa immensa “ingiustizia” sociale e, sostanzialmente, dell’incapacità dell’uomo nella gestione della logistica necessaria per una migliore e più mirata distribuzione dei prodotti alimentari, sono molto difficili da individuare ed estremamente complesse e variegate, devo assolutamente dire che con la volontà e, sopratutto, con la conoscenza dell’esistenza di un simile problema, si potrebbe certamente trovare il modo per risolverlo, eliminando così i problemi della malnutrizione dalla faccia della terra e, sopratutto, “ottimizzando” le produzioni sulla base delle reali necessità dell’umanità.

La necessità di una gestione logistica efficace

Infatti, se facciamo un parallelo con un’azienda di allevamento bovino con 300 capi, e sapendo che ogni mucca può avere bisogno di circa 70-80kg di erba al giorno in primavera ed estate, mentre in inverno mangerà la stessa quantità di insilati, l’imprenditore che gestisce l’azienda cercherà di produrre fra gli 80 e i 90 mila quintali di foraggi vari, in modo da poter essere autosufficiente, per cui gli serviranno all’incirca fra i 100 e i 150 ettari da coltivare con le varie specie.

La produzione alimentare e l’ottimizzazione delle risorse

Mai e poi mai produrrà una quantità 5 o 6 volte superiore a quella che gli necessita – a meno che non voglia destinarla alla vendita – anche perché, in questo modo, i costi e, sopratutto, gli sprechi si moltiplicherebbero a dismisura e senza una reale necessità da parte sua. E la stessa cosa dovrebbe essere anche per l’alimentazione umana se solo chi guida le nazioni e, sopratutto, che decide le politiche agroalimentari del mondo oltre ai mercati finanziari – che nulla hanno a che spartire con le logiche umane – fosse leggermente più interessato alla realtà e, sopratutto, al benessere collettivo (che, alla fine dei conti, è anche il suo).

Gli sprechi alimentari e la sperequazione nella distribuzione

Nel mio piccolo, sto stendendo un’inchiesta sugli sprechi alimentari che ci sono nel nostro paese – di prossima pubblicazione – ma ritengo, dai primi dati che sono riuscito a raccogliere, che la principale voce, causa della succitata sperequazione e differenza fra la produzione e la reale distribuzione ad ogni essere umano, sia da ricercarsi in questo ambito, e se non riusciremo a mettere in campo delle soluzioni strutturali per ovviare a tale problema, le difficoltà aumenteranno esponenzialmente con l’aumentare progressivo della popolazione umana.

La necessità di risolvere i problemi alla fonte

In conclusione, penso che dopo questa fredda esposizione di dati sia chiaro a chiunque che, effettivamente, c’è qualche cosa che non funziona nell’organizzazione mondiale della produzione, distribuzione e assegnazione degli alimenti e, sopratutto, che stiamo andando verso una china estremamente pericolosa. E, purtroppo, il dire, come molti giornali o trasmissioni fanno, che tutti noi, nel nostro piccolo, potremmo dare una mano ai bisognosi, è un’assoluta palla utilizzata solo ed esclusivamente per farci sentire in colpa con noi stessi. Questi problemi devono essere risolti alla fonte, e le energie necessarie per la loro soluzione sono veramente enormi e non possono essere demandate al singolo essere umano.

https://www.3tre3.it/ultima-ora/produzione-mondiale-di-carne-aumentata-del-45-negli-ultimi-20-anni_13172/

http://www.corriereortofrutticolo.it/2022/08/04/produzione-ortofrutticola-cina-india-usa-restano-leader-mondiali/

https://it.wfp.org/comunicati-stampa/rapporto-delle-nazioni-unite-cresce-il-numero-di-quanti-hanno-fame-nel-mondo-828#:~:text=Il%20Direttore%20Generale%20dell’Oms,causa%20di%20diete%20non%20sane

PRODUZIONE MONDIALE DI ALIMENTI.xlsx

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