I fratelli Bianchi condannati all’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte
In questi giorni sono ritornati sotto i riflettori mediatici Marco e Gabriele Bianchi, i fratelli accusati dell’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte. Per i due cade l’ergastolo, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha emesso per ciascuno la condanna a 24 anni di carcere. Una sentenza che ha scombussolato molti animi. Però, a dirla con le parole di Franz Kafka: “La sentenza non viene ad un tratto, è il processo che a poco a poco si trasforma in sentenza”, ed è certamente quello che è avvenuto al processo per il delitto del giovane ucciso crudelmente a Colleferro, il 6 settembre 2020.
La possibilità di un ricorso da parte della famiglia Monteiro
Giulio Andreotti ha affermato che “le sentenze dei giudici non si discutono, si appellano”, chissà se la famiglia Monteiro, attraverso i suoi legali, avrà la forza e la voglia di andare avanti.
L’accusa per reati contro gli animali
Non è mio interesse soffermarmi sulla sentenza, quanto sul fatto che i fratelli Bianchi avessero a loro carico anche l’accusa per reati contro gli animali. A seguito di accertamenti svolti dai carabinieri sui loro cellulari, gli investigatori hanno trovato dei video agghiaccianti, che li immortalavano mentre erano intenti a seviziare e uccidere diverse specie di animali.
Il profilo di personalità dei soggetti che tormentano gli animali
La tipologia di comportamenti aggressivi e lesivi, manifestata nel caso specifico dai fratelli Bianchi, ma è una piaga assai frequente e diffusa, mi ha portata a riflettere su come passi sotto banco un indicatore di pericolosità insito nella personalità di alcuni soggetti. Gli individui che tormentano, seviziano e sopprimono gli animali hanno un profilo di tipo violento, un agito aggressivo che viene rivolto agli esseri più deboli e indifesi.
Il legame tra il maltrattamento degli animali e la violenza sugli individui
Gli esperti in psichiatria asseriscono la presenza di un continuum tra il brutalizzare l’animale e il malmenare gli individui, questo accade perché all’origine del comportamento vi è il linguaggio della violenza, che in prospettiva del soggetto agente è l’unica modalità che ha per relazionarsi con la realtà circostante.
La devianza come possibile esito del comportamento violento sui animali
Torturare da bambino un animale rappresenta quindi un chiaro segnalatore di verosimile futura devianza, che andrebbe non sottovalutato, al contrario, considerato con estrema celerità per poter intervenire e correggere uno sviluppo evolutivo che in caso contrario sfocerebbe in aggressività e violenza.
Le vittime di violenza come possibili autori di violenza
I soggetti che pongono in essere condotte violente, generalmente, sono essi stessi stati vittime di violenza, in modo diretto o indiretto.