Un paio di giorni or sono, e dopo tanto tempo che non mi muovevo per il territorio Italiano, mi sono recato a Roma, dove ho pernottato a Fiumicino in attesa di decollare per gli Emirati Arabi, per lavoro.
Gironzolando per le strade di Fiumicino, mi si è presentata di fronte una situazione che, dopo attenta riflessione, mi è apparsa alquanto bizzarra.
Un paio di fontanelle pubbliche – quelle che tutti noi vediamo anche nei nostri paesi e città e che possiamo osservare praticamente in tutto il mondo – che, a differenza di quante ne ho viste in giro per il mondo, avevano le loro “bocche” spalancate e il getto d’acqua continuo.
Incuriosito, ho iniziato a fare alcune domande alle persone di un vicino locale sul perché queste fontanelle restassero continuativamente aperte e se, per ipotesi, era un guasto o, magari, solo un periodo di tempo, vista la siccità perdurante (per ipotesi al fine di dare sollievo a quanti ne volessero approfittare).
La risposta che mi hanno dato mi ha lasciato assolutamente esterrefatto, in quanto parrebbe che non solo quelle due fontanelle continuino a versare il prezioso liquido nei tombini sottostanti, ma, addirittura, tutte le fontanelle presenti sul suolo comunale della città “Sacra” facciano la stessa identica cosa.
Ora, come probabilmente tutti quanti sanno, qualsiasi fontanella che si possa trovare o sul suolo nazionale o all’estero, funziona secondo dei meccanismi di apertura e chiusura dell’acqua – non sempre uguali – che, sostanzialmente, regolano a tempo quanta acqua debba uscire e per quanto tempo, di modo che tutti quanti possano servirsene, ma senza sprechi.
Mi sembra che sia un principio ed un ragionamento estremamente semplice e per nulla impedente l’accesso a chiunque sia dotato di due braccia, con relative mani atte ad azionare il semplice meccanismo di erogazione dell’acqua.
La risposta che mi è stata data da un simpatico barista locale è, come già accennato, semplicemente disarmante per quanto stupida: il comune di Roma lascia le fontanelle aperte 24 ore su 24 solo per una questione di “pressione”, altrimenti, dicono, i tubi salterebbero!!
E gli altri paesi, in tutto il resto del mondo, come fanno? Sono dei maghi? O le loro tubature sono a prova di qualsiasi pressione? O forse, molto più ragionevolmente, hanno dei tecnici che sono stati in grado di applicare delle normalissime leggi della fisica per bypassare il problema della pressione (che, detto fra di noi, è un sistema elementare che qualsiasi idraulico conosce, senza bisogno di scomodare dei luminari della scienza)?
E qui veniamo al dunque…
Al di là della sensazione personale di spreco inutile e vergognoso – in famiglia mia, per 40 anni, vista la nostra dipendenza non dall’acquedotto, ma da un pozzo, siamo sempre stati abituati a porre la massima attenzione all’utilizzo dell’acqua, come del resto dovrebbe essere per l’intera umanità, in quanto bene prezioso e non infinito – mi sono domandato quante fontanelle ci fossero a Roma e a quanto avrebbe potuto ammontare lo spreco totale per questa pratica, a dir poco irrispettosa degli interessi comuni.
Facendo un giro per la rete mi sono imbattuto in un articolo – link qui di sotto – nel quale si evidenziava una querelle sulla improvvisa, quantomeno misteriosa, “scomparsa” di un numero non ben definito in quelli che vengono comunemente chiamati “nasoni” e che rappresentano le fontanelle esistenti e sparse in giro per l’urbe.
Sulla totalità di circa 2.500 esemplari esistenti nel territorio romano – secondo l’ultima mappa di A.C.E.A. del 2008 – pare che un certo numero sia stato eliminato o spostato in altri luoghi (non vi è specificato quante e dove nell’articolo) e l’articolista, dopo aver dato rapidamente conto della dimensione economica dello spreco, non si è focalizzato su quest’ultimo, ma bensì ha imbastito tutto un discorso sull’opportunità di dover rimettere al loro posto i “nasoni” sottratti indebitamente.
Sebbene, come detto, il conto economico di tale spreco – e le sue vere motivazioni – sia stato parzialmente descritto, e parli di un consumo di circa 5 metri cubi giornalieri per fontanella, pari a 3200 euro all’anno di spesa pro fontanella che, rapportato per tutte le fontanelle esistenti, porta il conto totale di tale vergognosa pratica a ben 9 milioni di euro dei contribuenti. Vorrei far notare che tale conteggio è stato eseguito su quella che viene definita “tariffa integrata”, pari a poco più di 1,5 euro al metro cubo.
Ora, dando una rapida scorsa alle tabelle delle tariffe dell’acqua a livello nazionale, come riportato nel seguente link, si evince che la tariffazione di tale bene dipende da una serie di fattori quali il totale del consumo annuo, la tipologia di utenza e i servizi inclusi nella fornitura (smaltimento, fognature, ecc), ma, in sostanza, si può vedere che, per fare solo un esempio, la tariffa al metro cubo per un’utenza che ne consumi fino a 200 all’anno, è pari a 3,61 euro cadauno, per cui si può facilmente immaginare che per il consumo di oltre 7 milioni di metri cubi l’anno – questo è lo spreco effettivo di tutte le fontanelle o “nasoni” di Roma – la tariffa di 1,57 “integrata sia abbastanza inverosimile.
Anche ammesso e non concesso che tale sia il costo effettivo di questa, ripeto fino alla noia, vergognosa usanza locale, come è possibile che un’amministrazione politica di una città, in special modo in un frangente di emergenza nazionale come quello attuale, non si attivi alacremente per porre fine senza indugio a tale scempio?
E, altresì, come è possibile che nemmeno le forze di cosiddetta opposizione, nonché i vari e numerosi “organi di controllo” non dicano assolutamente nulla in merito?
Il nervosismo che alberga dentro di me assume proporzioni praticamente stratosferiche quando, poi, sento dire dal politico di turno, se non addirittura dal Presidente del Consiglio che, con molta probabilità, e con il perdurare della siccità nel nostro paese, saremo tutti chiamati a porre “la massima attenzione” all’utilizzo dell’acqua (è stato anche detto, per esempio, di utilizzare lo sciacquone del bagno solo dopo che tutta la famiglia abbia “eseguito” i propri bisogni), in modo che, tutti insieme, si riesca ad uscire da questa drammatica situazione emergenziale.
Con molta probabilità, se girassero un film comico su questi innumerevoli casi di imbecilli che aprono la bocca solo per riempirsela di mosche, in quanto quello che esce dal loro apparato vocale non è degno nemmeno di un poveraccio che ha perso la ragione, avrebbero un successone come miglior film di fantascienza comica.
In conclusione, non passa giorno che non mi renda pienamente conto di quanto siamo realmente arrivati al fondo del barile, non tanto per le situazioni contingenti che, via via, ci troviamo ad affrontare, ma per l’assoluta insipienza ed incapacità – se non addirittura per la cattiva fede – di coloro i quali, viceversa, dovrebbero essere i migliori esempi, per l’intera cittadinanza, di solerte ed indefessa capacità e alacrità.