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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Papere starnazzanti

Anatroccoli

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Anche se farlo mi procura un notevole fastidio, a livello quasi fisico, ogni giorno mi sorbisco sia le prime pagine di tutti i quotidiani nazionali, i due o tre telegiornali principali ed alcuni programmi di cosiddetto “approfondimento politico” che vengono trasmessi in prima serata.

Tutto questo poiché deve essere compito principale di un buon giornalista conoscere a fondo quello che succede nel paese e pure quello che viene spacciato come “reale” dal mainstream, proprio per avere un quadro completo della situazione, oggettivamente parlando.

Ma più si va avanti e più quello che ascolto assomiglia sempre di più allo starnazzare di un branco di oche quando gli viene dato il mangime, che si accapigliano per poterne mangiare a sazietà.

Ho avuto modo di ascoltare una breve intervista al professor D’Orsi, eminente esperto delle teorie politiche ed apertamente schierato sulle posizioni della ultra sinistra Italiana, il quale ha drasticamente sparato a zero sull’intero mainstream odierno, sostenendo che la stragrande maggioranza dei cosiddetti giornalisti – per me solo imbrattacarte – siano ormai obnubilati dal pensiero unico e ci si siano adeguati senza se e senza ma.

Oltre a trovarmi d’accordo in pieno – nonostante le posizioni politiche divergenti – mi sento di rincarare la dose, e aggiungo che, praticamente, tutti coloro che si divertono a scrivere sui vari quotidiani o che, ancora più platealmente, danno libero sfogo a “parole in libertà” durante la conduzione di uno dei molti programmi di approfondimento politico che possiamo vedere sulle reti televisive, ormai non si pongono nemmeno più il problema di cercare di capire se quello che dicono sia vero o meno, ma proseguono imperterriti nello sproloquio che gli è stato “suggerito”.

E, così, possiamo assistere a giornalisti o conduttori televisivi che, senza curarsi minimamente di controllare la veridicità delle notizie che gli vengono passate, si riempiono la bocca di frasi tipo: “ce la faremo” o, peggio ancora: “abbiamo chiuso accordi con il tal stato per nuove forniture” senza comprendere il baratro verso il quale stiamo allegramente andando tutti quanti.

Già oggi possiamo vedere quali devastanti effetti stanno avendo sulla nostra economia i pacchetti di sanzioni decisi praticamente in modo unilaterale dagli Stati Uniti, considerando che i cereali in genere hanno avuto delle impennate di oltre il 300% e che non accennano minimamente a fermarsi, o come il settore delle materie energetiche – petrolio e gas – stiano raggiungendo livelli di costo assolutamente proibitivi, non tanto per i cittadini comuni, quanto per le industrie che si troveranno costrette a chiudere le loro fabbriche per l’insostenibilità dei prezzi.

E per tutta risposta ascoltiamo esterrefatti il Presidente del Consiglio, Super Mario Draghi, che ha l’ardire di porre la domanda in conferenza stampa “preferite chiudere l’aria condizionata o avere la guerra?”, rivelando così, chiaramente, il suo reale essere, ovvero un poveretto che non sa nemmeno quello che dice.

Purtroppo, nessuno si sta rendendo conto che, anche se la guerra non dovesse degenerare e avesse una durata ulteriore di qualche mese soltanto, le conseguenze sul piano sia degli approvvigionamenti che economico, per noi, sarà assolutamente disastroso.

Infatti, tanto per dare a chi legge una vaga idea di quello che ci attende, oltre ad aver “consegnato”, di fatto, la Russia al mercato asiatico e, quindi, averla persa come fornitore dell’area Europea, stiamo realmente correndo il rischio che lo stesso Putin, in conseguenza delle sanzioni Europee ed americane, si stanchi, e decida lui stesso di chiudere i rubinetti del gas, del petrolio e del carbone, lasciandoci definitivamente a secco, e con il problema di dover trovare rapidamente (entro ottobre al massimo) la bellezza di 30 miliardi metri cubi di gas.

E se la stessa cosa verrà fatta con il settore alimentare, allora sì che questo inverno potremo tranquillamente assistere alle corse ai supermercati per cercare di accaparrarsi le ultime scorte di pasta, pane e farina.

E se ciò non bastasse, bisogna pure tener conto del fatto che l’intera Ucraina è il maggior fornitore di mais per allevamento dell’intera unione Europea e, dato i conflitto in atto, con molta probabilità, questa annata agricola verrà saltata a piè pari, con le ovvie conseguenze che ciò comporterà.

Che cosa daremo da mangiare ai nostri allevamenti di animali da carne? Le belle parole della Gentili o di Draghi? O gli inossidabili, sarcastici, articoli di Travaglio?

Ma, in compenso, abbiamo i nostri solerti ministri, a partire da Cingolani, Di Maio, Patuanelli, Giorgetti e Franco che ci stanno assicurando che siamo assolutamente tranquilli, e che riusciremo, al massimo nei prossimi 6 mesi, ad affrancarci e renderci autonomi dalle forniture della Russia.

Cioè, questi, oltre a non avere la minima cognizione di quello che stanno dicendo, non hanno nemmeno la più piccola vergogna per i danni che stanno causando con la loro imbecillità e inettitudine, e quello che mi rammarica di più è che, come sempre succede in Italia, alla fine, loro la faranno franca e non pagheranno assolutamente nulla.

 “Alea iacta est” disse un grande console del passato, anche se il contesto nel quale pronunciò la suddetta frase era assolutamente differente dall’attuale, ma la circostanza mi suggerisce che, purtroppo, anche oggi, tale frase possa calzare a pennello alla situazione presente.

Infatti le azioni che hanno innescato, a cascata, i danni che ci piomberanno addosso a partire dal prossimo ottobre, sono già state fatte, e nulla più è possibile fare, ora, per rimediare.

Dobbiamo metterci il cuore in pace e sperare solamente che l’inverno sia più clemente del solito, e che il nostro consueto “spirito di adattamento” sia sufficiente per superare anche questa situazione.

E pregare, con tutte le nostre forze, che la guerra non degeneri e che qualche “imbecille” non faccia qualche cosa di veramente irreparabile, condannandoci tutti a fine certa.

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