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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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La grande presa in giro dei consumi energetici

Grosse ciminiere di industrie si stagliano nel cielo, sbuffando i propri fumi neri

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Tutti i giorni, i vari TG e giornali ci inondano di notizie relative al disastro ambientale che le nostre auto stanno provocando a livello mondo e a livello di inquinamento ambientale.

Giustamente, da diversi anni, tutta l’industria, la politica e chi, in sostanza, comanda, attraverso i vari accordi che, puntualmente, vengono sottoscritti praticamente da tutto il mondo – Kyoto, ecc – cercano di ridimensionare l’inquinamento che viene prodotto attraverso il consumo di carburanti fossili – petrolio e carbone  – sia nell’autotrazione che nella navigazione e nel volo aereo, per quanto riguarda gli spostamenti delle persone e delle merci e tutto ciò che viene consumato dalle industrie per la produzione di ogni prodotto che noi conosciamo.

Tutto ciò sarebbe assolutamente condivisibile e sacrosanto (anche se esistono vari dubbi, avanzati da una fetta importante di uomini di scienza, sull’effettiva causa/effetto nel consumo dei carburanti) se, come sempre, non ci fossero dei “se” e dei “ma”.

Infatti, basta andare a vedere alcuni dati, riportati da diverse fonti, per capire quanto, come al solito, chi ci rimette debba sempre essere il più debole, ovvero noi cittadini.

Per poter analizzare i successivi dati, prenderò ad esempio, solo per il momento, il consumo di petrolio per autotrazione, per l’areonautica e, infine, quello utilizzato per l’industria, leggera e pesante.

Va detto, per prima cosa, che i carburanti utilizzati per autotrazione e aviazione sono nettamente differenti, principalmente per motivi tecnici, in quanto il kerosene, che viene utilizzato per gli aerei, ha un punto di congelamento molto più basso delle benzine utilizzate dalle auto e, quindi, risultano decisamente più adatte per essere utilizzate a bassissime temperature, come quelle che affrontano gli aerei ad alta quota (normalmente intorno ai – 40/50°  celsius).

E già, qui, si possono notare delle differenze sostanziali, sia nella composizione dei due tipi di carburante, sia nel comportamento degli organi di comando mondiale verso gli stessi.

Infatti, si può notare che le molecole di benzina sono composte da 4-12 atomi di carbonio, mentre quelle di kerosene ne contengono dai 10 ai 16 per molecola, per cui, prendendo i due massimi, circa un 30% in più kerosene su benzina.

Se poi andiamo a vedere i vari studi che si occupano delle quantità di residui rilasciati dai mezzi che consumano l’uno o l’altro, notiamo immediatamente che, a parer mio, ci sono delle incongruenze sui risultati, poichè viene sostenuto che il rilascio di CO2­, per la benzina, sia pari a 3,17 kg per ogni kg di benzina bruciato, mentre, per il kerosene, il rilascio è pari a 3,15 kg per kg usato.

Ora, probabilmente anche un bimbo delle medie potrebbe notare come questo sia un dato che fa a cazzotti con la logica, in quanto se un elemento detiene il 30% in più di biossido di carbonio rispetto all’altro, non vedo come sia possibile che, dopo averlo bruciato, addirittura, rilasci meno CO2 del primo.

file:///C:/Users/lband/Downloads/che_cosa_esce_daireattoridegliaerei%20(2).pdf

Il secondo punto, molto significativo e indicativo di quanto, sostanzialmente, i politici di tutto il mondo se ne freghino altamente dei cittadini, che dovrebbero invece guidare con dedizione e attenzione, è che nei famosi protocolli di Kyoto del 1997, le benzine avio – kerosene – non ci sono rientrate manco per accidenti, dimostrando una volta ancora quanto sia assurdo tutto ciò.

E, viceversa, dovrebbero rientrarci a buona ragione, in quanto, come tutti probabilmente sanno, i maggiori consumi di carburante si hanno in fase di decollo e di atterraggio, quindi ad altezze molto ridotte (poco sopra i 900 metri di altezza, in quanto è la quota di massima spinta degli aerei) e direttamente interessanti  l’ambiente e la gente che si trova nelle immediate vicinanze degli aereoporti.

Anzi, mentre le automobili hanno, sì, una concentrazione nelle città, ma, sostanzialmente, sono abbastanza equidistribuite su tutto il territorio, gli aereoporti sono come dei microambienti altamente inquinati e dannatamente pericolosi.

https://www.md80.it/bbforum/viewtopic.php?f=28&t=48484

E poi veniamo ai dati puri e semplici del consumo di petrolio “quotidiano” in tutto il mondo che, ad oggi, è intorno ai 90 milioni di barili al giorno e, nelle due date prese come punti di riferimento dallo studio che troverete nel successivo link – 2030 e 2050 – si dovrebbe posizionare intorno ai 117 milioni di barili al giorno.

In questo caso, prendiamo come media di consumo 100Mbd e vediamo che l’autotrazione è prevista in calo, passando dall’attuale 27% del totale consumato al 22% del 2050, mentre sia gli aerei, che passeranno dall’attuale 7% all’11% del 2050, che le navi e l’autotrasporto passeranno il primo dal 5% attuale al 6% del 2050 e il secondo dall’attuale 17% al 19% del 2050.

https://www.agi.it/economia/energia/petrolchimica_plastica_auto_petrolio_fertilizzanti-4535670/news/2018-10-26/

La cosa che viene agli occhi immediatamente è che i mezzi più inquinanti di tutti, come autotreni (che consumano gasolio, molto più inquinante sia della benzina che del kerosene, in virtù dei suoi 21 atomi di carbonio per molecola), aerei e navi aumenteranno i loro consumi di un totale complessivo di 7 Mbd (milioni barili giorno), mentre le auto diminuiranno di 5 Mbd, andando ad impattare significativamente sui comportamenti e, soprattutto, “sulle tasche” di noi cittadini.

Infatti, se facciamo un conto matematico, si può facilmente calcolare che passeremo dall’attuale consumo del 27% a carico delle auto e un 29% complessivo per autotreni, navi ed aerei, ad un 22% per le auto e un 36% per gli altri mezzi.

Poco meno del doppio.

E chi pagherà tutto ciò?

Come sempre, i politici, o per meglio dire: quei pochi “soggetti”, che decidono, sostanzialmente, per l’intera umanità, hanno ben pensato che è meglio far pagare i danni provocati dalle loro disastrose politiche a chi non avrà mai il coraggio o la forza di ribellarsi – rovinandogli il giochino, molto redditizio, che hanno messo in piedi per loro uso e consumo – piuttosto che a quelle aziende che, bene o male, fanno sempre ed esclusivamente riferimento ai loro “gruppi di potere”.

E per l’industria vale lo stesso discorso, paragonandolo alle abitazioni di uso civile e lavorativo, in quanto, come tutti possono tranquillamente vedere ogni giorno, le maggiori vessazioni che vengono imposte, in nome di una maggior sobrietà nei consumi energetici, sono sempre e solamente indirizzate a penalizzare la cittadinanza con gli obblighi assurdi di abbassare il riscaldamento, piuttosto che il condizionatore.

Ma mai che venga imposto all’industria pesante di adeguarsi alla produzione di immissioni inquinanti nell’atmosfera, con un sostanziale ridimensionamento e ripensamento delle proprie strutture produttive!

E sarebbe, in sostanza, molto più semplice dotare le industrie pesanti di sistemi energetici alternativi, piuttosto che dover “costringere” l’intera popolazione di una nazione a subire delle privazioni che possono essere anche dannose per la stessa salute.

Ma fare questo colpirebbe, in primis, i loro interessi economici, costringendoli a rinnovare l’intera industria pesante di tutto il mondo e, quindi, a pagare, attraverso le loro multinazionali, delle cifre immense per adeguarsi alle stesse normative che poi vogliono imporre a tutti noi.

Meglio far pagare le docili “pecore”!!

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