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Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Questa é la realtá

inquietante opera surreale, ritraente gli elementi, fusi assieme in un quadro apocalittico

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Sono realmente molto preoccupato.

É da circa 3 anni che sto osservando attentamente tutto ciò che accade intorno a noi, e anche oltre, e nonostante, ormai, da oltre 20 anni io abbia sempre nutrito poche speranze per il raggiungimento di una pace duratura e universalmente distribuita, in questi ultimi tempi mi sto rendendo conto che la situazione ha, ormai, intrapreso una pericolosissima discesa verso il baratro, sempre più vicino.

Come ho sempre detto, questa mia sensazione deriva da quella che io chiamo “visione d’insieme” e che, purtroppo, pochi hanno, che mi permette di riuscire a comprendere sufficientemente tutti i complessi avvenimenti che ci circondano, ragione per la quale tenterò di spiegare per sommi capi quella che, secondo me, è l’amara verità dei fatti.

TERRITORI EX JUGOSLAVIA

Senza entrare troppo nel dettaglio, voglio ricordare che l’intera nazione che tutti noi, da bambini, abbiamo imparato a conoscere come Jugoslavia, è, in realtà, composta da una moltitudine di etnie differenti, dilaniate da secoli di odio e di differenze religioso-culturali, principali cause di tutto ciò che è avvenuto in tale regione negli ultimi 100 anni.

Infatti, dopo la morte del Maresciallo Tito, che, in qualche modo, utilizzando sia il bastone che la carota – da tenere presente che, sotto la sostanziale dittatura di Tito, si sono avute delle vere e proprie epurazioni, sia etniche che politiche, e che, tutto sommato, lo stesso Maresciallo non era proprio uno stinco di santo – ha governato o, per meglio dire, “gestito” la situazione in quella regione così difficile, cercando di mettere d’accordo Serbi, Croati, Bosniaci, Kosovari, Albanesi, Montenegrini, Musulmani, Ortodossi o Cristiani che fossero e, diciamo che, fino al 1980, data della sua morte, le cose sono andate soddisfacentemente bene.

Una volta scomparso colui che, in qualche modo, aveva reso possibile la convivenza più o meno pacifica di tutto il popolo Jugoslavo e, complici anche gli avvenimenti catastrofici scatenati dal crollo del muro di Berlino, avvenuto nel 1989, prodromico alla dissoluzione dell’impero Sovietico, in tutto il territorio Balcanico, come tutti sapranno, si sono scatenati i conflitti perdurati fino al 2001, con le stragi civili, i crimini di guerra di Milosevic e, sopratutto, con il pesante intervento delle forze armate dell’O.N.U., degli U.S.A. (C.I.A. e D.I.A. comprese) e, buoni ultimi, del nostro esercito.

Dopo la deposizione di Milosevic e la fine delle Guerre Balcaniche sembrava che tutto fosse tornato più o meno alla normalità, ma non si potrebbe fare errore più grave del pensare che così tanti popoli, differenti per cultura, per religione e per tradizioni, specialmente dopo secoli passati da una dittatura all’altra (austroungarica prima e comunista dopo) possano convivere nello stesso luogo pacificamente.

Ed infatti è proprio da qualche settimana che le tensioni in Kosovo si stanno alzando a dismisura, con già alcune uccisioni avvenute, e con il movimento dei vari eserciti o corpi di polizia speciale che preannunciano il riaccendersi di gravi conflitti.

Con moltissima probabilità, e questa è solo ed esclusivamente una mia impressione, nei Balcani non potrà mai esserci una pace duratura, a meno di non riuscire a separare radicalmente le varie etnie o, viceversa, con l’ausilio di un “controllo ferreo” da parte di terzi.

Ciò implicherebbe, di fatto, l’eliminazione dell’autodeterminazione dei popoli, e ritengo che non potrà accadere mai, nel contesto attuale dell’Europa e del mondo intero.

UCRAINA/RUSSIA

Il discorso, qui, è assolutamente molto più’ complesso, anche se è sotto l’attenzione di tutti quanti noi, tutti i giorni, ormai, da 10 mesi ed oltre.

In effetti, per chi studia queste cose da sempre, che la situazione fosse esplosiva da oltre un ventennio lo si sapeva con largo anticipo rispetto all’effettivo “inizio” delle ostilità belliche fra Russia e Ucraina, e hanno inizio ormai nel lontano 2008-2010 con le rivoluzioni arancioni, con gli infiniti cambi più o meno illeciti di regime nell’Ucraina e, sopratutto, con la vera e propria guerra dichiarata alle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, che ha causato oltre 14 mila morti fra le popolazioni civili e fra i militari delle due repubbliche.

E il bello di tutto ciò, come del resto ho già avuto modo di descrivere in articoli precedenti, è avvenuto con la connivenza, sostanziale e colpevole, degli U.S.A., e sotto il silenzio assordante, per non parlare di partecipazione compiacente, dell’intera Unione Europea.

Dopo dieci mesi di conflitto, durante il quale si è potuto assistere a tutto e di più, invece di vedere dei “ripensamenti produttivi” da parte delle varie fazioni coinvolte, si può notare facilmente come le cose stiano rapidamente peggiorando, lasciando intendere che, con molta probabilità, il famoso “punto di non ritorno”, identificato con l’uso della potenza nucleare, sia ormai prossimo.

Infatti, possiamo vedere che non solo il decerebrato di Biden, insieme a tutta la sua amministrazione, continua imperterrito a fornire armi sempre più pesanti a quell’altro campione di intelligenza che risponde al nome di Zelensky, ma, insieme a lui, anche l’Europa intera ha deciso di infilare tutta la propria testa, a mo’ di struzzo, sotto la sabbia, per non vedere i danni provocati dalla sua inanità e inettitudine.

A tutto questo si aggiunge anche quel signore con la papalina bianca in testa – che, se non avesse così tanta influenza, potrebbe essere preso per un poveraccio che non riesce a comprendere nulla di quanto dice – che insiste nel “soffiare sul fuoco”, cercando di nascondere, sotto la falsa idea di umanità e carità, le immense idiozie che gli escono dalla bocca ad ogni suo discorso.

A tutto ciò fa da contraltare quello che né i telegiornali, né i vari programmi di intrattenimento vogliono o “possono” dire – perché io non credo, nel modo più assoluto, che nell’intero panorama giornalistico Italiano non ci sia almeno un giornalista che “vede” le cose per quelle che sono – e cioè che, attualmente, è in atto un altro tipo di guerra, e non di certo condotta con missili o carri armati.

É la solita guerra economica fra blocchi di potere mondiale, che vede contrapposti, da una parte il classico Occidente – Europa e Stati Uniti – e, dall’altra, il blocco orientale, per così dire, costituito dalla Russia, la Cina, l’India, il Pakistan, gli Emirati Arabi, il Brasile ed un’altra decina di paesi minori, che stanno praticamente tentando di sovvertire l’ordine economico mondiale per trasformarlo da “dollaro-centrico” a “Yuan-centrico”.

E questo, gli U.S.A., proprio non lo possono permettere, anche perché, al contrario, crollerebbero definitivamente, e dovrebbero, per così dire, “rinchiudersi in casa” e gettare nella spazzatura i propri sogni di egemonia mondiale.

IRAN/SIRIA/MEDIO ORIENTE/CINA/YEMEN/U.S.A.

Ho voluto inserire tutti insieme gli altri maggiori teatri di scontro che stanno infiammando il nostro povero mondo, senza, per altro, analizzarli uno per uno nel dettaglio – anche perché, altrimenti, dovrei scriverci un libro di centinaia di pagine, solo per dare un principio di spiegazione al tutto – ma volendo ricordare a quanti mi leggono che, attualmente, sull’intera superficie terrestre ci sono oltre 20 conflitti in atto, con decine di migliaia di morti ogni anno e che, al contrario di volersi estinguere, sembra che abbiano tutta l’intenzione di voler aumentare il proprio volume a tutti i costi.

Specialmente, ma questa è cosa ormai nota anche ai più “ciechi”, il Medio Oriente continua ad essere uno dei punti più caldi di tutta la Terra, e se la questione fra Israele e la Palestina non verrà affrontata in modo radicale dall’intera comunità mondiale, una volta per tutte, “se non è all’alba, sarà al tramonto”, come dice un noto proverbio, ma da quella zona non potremo avere altro che dolori.

Altro punto saliente da segnalare, assai preoccupante, del quale parlano tutti i notiziari del mondo, è la dittatura religiosa di fatto applicata in Iran dagli Ayatollah sulla popolazione civile, al fine, come sempre, in questi casi, di dire: “io ho ragione, voi torto e fate come dico io”.

CONCLUSIONI

E qui arriviamo alle note dolenti e, sopratutto, alla radice fondamentale di quelle che sono le mie preoccupazioni di fondo.

Tutto questo, al di là delle ragioni o dei torti degli uni sugli altri, delle motivazioni economiche, piuttosto che religiose o tribali che scatenano queste guerre, faide o contese che dir si voglia, il problema è soltanto uno, e non possiamo continuare ad ignorarlo ad oltranza: la sovrappopolazione mondiale e il conseguente “obbligo” di tutti alla convivenza sempre più stretta.

Ma, sopratutto, ciò è determinato dall’impossibilità, insita nel DNA umano, di ragionare in modo razionale e produttivo di fronte a sostanziali problemi strutturali che riguardano l’intera umanità.

Come ho già avuto modo di accennare approfonditamente in alcuni scorsi articoli, partendo dall’assunto che, lasciata a sé stessa, la crescita demografica dell’umanità ci porterà, fatalmente, al collasso, e alla conseguente autodistruzione – per una miriade di motivi che già ho trattato – la soluzione a tutto ciò la si dovrebbe trovare in armonia e con intelligenza fra tutti gli organi politici mondiali, mentre, invece, come è stato fatto negli ultimi 3 anni (anche se è da oltre 30 anni che ci provano), la soluzione è stata “decisa” a tavolino da poche persone che si sono arrogate il diritto/dovere di intervenire per correggere questa anomalia che, fatalmente, ci porterà alla definita rovina, se lasciata andare libera.

Personalmente, anche se molti potranno non essere d’accordo con il mio pensiero, sono estremamente convinto delle ragioni di questi “pochi” che hanno preso queste draconiane decisioni ma, altresì, sono anche convinto che il sistema adottato per ottenere i risultati prefissati sia del tutto errato, e avrebbero potuto essere trovati altri sistemi molto più’ “democratici” per ottenere gli stessi risultati, con soddisfazione di tutti quanti.

E sto iniziando a pensare che fra queste “modalità errate” ci sia anche quella di soffiare e spingere per una guerra quasi totale, che riassetti l’intero mondo.

Perché due sono le cose abbastanza chiare ormai:

Una è che questi signori hanno decretato assolutamente impossibile percorrere delle vie alternative a quella presa, e la seconda è che vogliono in tutti i modi preservare quello che è il loro, passatemi il termine, “cerchio magico”, composto da un esiguo numero di persone e dai loro discendenti.

Ai fini del nostro interesse primario – che è la continuazione della nostra esistenza in modo soddisfacente – il risultato rimane sempre lo stesso, e cioè che siamo realmente sull’orlo dell’abisso, come mai lo eravamo stati nel passato.

Ed è assai facile che un giorno, alzandoci e accendendo la televisione o leggendo un giornale, ci si accorga che quell’orlo ormai è stato superato.

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