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Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Caro Jannik ti scrivo…

By si.robi - Sinner MCM23 (8), CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132685340

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Mi chiamo Gian Luca e voglio subito mettere in chiaro una cosa: non sono un esperto di tennis. Non sono uno di quelli che sciorinano nella frase un “Lob” o un “Dropshot” tanto per darsi un contegno.

Nella realtà ho praticato troppo poco il tennis ma lo amo da sempre, uno di quei pochi sport dove sei solo contro tutti, contro il tuo avversario ma soprattutto contro il tuo nemico più insidioso: il tuo io più profondo.

Ti seguo da tanto ed ho sempre avuto la convinzione che saresti salito sul gradino più alto.

A volte ho dibattuto sui social con i “Panatta” e le “Pietrangeli” di Facebook che, seduti o sedute sui loro divani, davano squisiti consigli tecnici e facevano paragoni inopportuni rispetto ad altri fenomeni che “…già a 21 anni aveva conquistato…”

Come dico ai miei bambini in classe, ciascuno ha le sue potenzialità, i suoi modi, i suoi tempi per sbocciare; d’altronde Howard Gardner quante intelligenze ha individuato? Parla di 7, 10 o forse più intelligenze che coesistono tutte insieme nel nostro meraviglioso cervello.

Ecco che uno può eccellere nel senso-motorio ma deve ancora lavorare sull’area logico-matematico o linguistica.

A proposito, che ridere, chi non ti considera italiano solo per il leggero accento e la casa “troppo vicina” all’Austria!

Dovrebbero venire nella mia classe, dove 22 bambini di 7 etnie diverse vivono e convivono benissimo, a prescindere dalla pelle e dall’accento: sono tutti italiani!

Come avrai intuito, sono un insegnante … un maestro semplice, uno che crede ancora fortemente nel fatto che si possa IN-SEGNARE cioè segnare DENTRO a giovani menti fornendo stimoli e guida per affrontare un mondo sempre più articolato, variegato e complesso.

Tra le altre cose, adoro insegnare Scienze, in modo un po’ alternativo e divertente; alcuni miei ex allievi hanno iniziato il percorso scientifico e biologico e, quando li incontro per strada, mi lusingano dicendo che si sono appassionati a quelle materie quando le studiavamo insieme a scuola.

Mi piace crogiolarmi in questo pensiero, ma nella realtà ho solo dato un input iniziale, in un epoca (la fanciullezza) ove tanti stimoli diversi possono fare la differenza, anche e soprattutto in ambito artistico e sportivo.

Ricordo, come se fosse ieri, le partite viste alla TV tutte in chiaro.

Scambi epici tra McEnroe, Becker, Connors, Chang, ma anche Sabatini, Seles, Graff. A proposito, la biografia di Agassi “OPEN” la renderei quasi obbligatoria ai genitori, in modo da capire TUTTO quello che un genitore appassionato di sport NON dovrebbe fare con un figlio.

Mi sparavo 3 ore di adrenalina pura in TV per poi scendere in cortile, stendere un filo con qualche giornale appeso e provare ad imitare i miei beniamini con datate racchette di legno … con l’unico obiettivo vincere il nostro Slam, prima della merenda!

La tua finale, che in parte avrei visto volentieri in diretta con i miei bambini, è un sunto di tutto quello che serve nella vita.

Il mindset che nasconde (neanche troppo velatamente) rappresenta tutto l’armamentario fondamentale per affrontare il nostro futuro.

La giovane età, lontano da casa, la tensione incredibile accumulata, un pubblico rumoroso, le aspettative di milioni di persone, le enormi difficoltà da affrontare nei primi set, i vani tentativi di trovare strade alternative …

Ma anche il team di supporto, la determinazione, la resilienza, la voglia di lottare colpo su colpo, la sofferenza e la gioia indescrivibile finale con un’intervista che dovrebbe essere trascritta e appesa sui muri! Parole semplici che ringraziano ed elogiano tutti: dall’avversario al raccattapalle, dal singolo spettatore alla famiglia. Quanto insegnamento c’è nella frase: “Vorrei che tutti avessero dei genitori come i miei”, mi hanno permesso sempre di scegliere, non mi hanno mai messo sotto pressione e auguro a tutti i bambini di avere la libertà che ho avuto io”.

Genitori, non obbligate i vostri figli a vivere i vostri sogni riflessi!

Visto la mia formazione al Conservatorio, ho provato (sicuramente sbagliando qualcosa) a stimolare mio figlio, poco più giovane di te, Jannik, con lezioni e strumenti musicali diversi, senza ottenere, per anni, grandi risultati (ho ancora in casa batteria, sax e, forse, una chitarra). Poi, a 17 anni, da solo, mi chiede di provare la tastiera ed oggi suona con SUO GRANDE DILETTO il pianoforte di casa, che “ho dovuto” felicemente comprare.

NON era il suo modo, NON era il suo strumento, NON era il suo tempo.

Jannik, oggi tutti celebrano il tuo successo e pretendono di consigliarti di andare o non andare a quel Festival Canoro della Riviera.

Sarà una tua scelta e l’appoggerò a prescindere.

Però, se partecipassi, lasciami volare con la fantasia…

Fammi immaginare che, dal palco dell’Ariston, fai un discorso alla Nazione in mondovisione, parlando di Tennis e, soprattutto, cultura tennistica in Italia.

Non in modo polemico, ma costruttivo, accorato e stimolante.

Partiamo dalla dura realtà!

Oggi, in Italia, il tennis è uno sport per pochi privilegiati benestanti!

Un completo, l’affitto di un campo, lezioni private hanno costi esorbitanti e sono prerogativa di pochi eletti.

In questi quasi 50 anni di assenza di titoli tennistici italiani, ci siamo persi piccoli Nadal, Federer, piccole Williams solo perché non scovati, scelti e stimolati a dovere fin da piccoli.

La statistica non può mentire!

Non abbiamo nulla da invidiare alla Spagna ad esempio, se non i suoi numerosi campioni.

Ma il tutto può cambiare, iniziando da un nuovo “paradigma istituzionale”.

Ci pare logico che una finale Slam non sia stata trasmessa a reti unificate, come una qualsiasi partita di Champions, Europeo o Mondiale?

Quanto danno abbiamo fatto nel togliere il vero tennis dalla televisione per sottostare a meri interessi economici?

Perché non rendere obbligatoria (con finanziamenti ad ogni Comune), la costruzione di un semplice campo da tennis in cemento (o anche solo polivalente) in modo da far giocare, anche con “datate racchette di legno”, i bambini e ragazzi fin da piccoli?

Quanti fanciulli, dopo magari aver seguito la Coppa Davis, le vittorie tennistiche italiane, avrebbero voglia, anche per emulazione, di scendere e impugnare una racchetta per diventare il nuovo Djokovic o Federer?

Perché non mandare in tutte le scuole insegnanti di tennis per spiegare un primo approccio alla racchetta?

Perché non creare borse di studio per i più promettenti che provengono da famiglie “normali”?

E chissà che un giorno, con le tue parole in mondovisione, non si decidano a cambiare qualcosa e aprire un nuovo corso culturale di tennis in Italia, una vera e propria “Rivoluzione Sinneriana”, che parte da un sogno, per diventare realtà!

Sì, un sogno… quasi quasi quanto vincere uno Slam!

GIAN LUCA GOVERNA

Image By si.robi – Sinner MCM23 (8), CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132685340

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