Il Movimento dei Non Allineati (NAM) ha le sue origini nella conferenza afro-asiatica del 1955 a Bandung, Indonesia, in seguito al processo di decolonizzazione dopo la Seconda Guerra Mondiale. Inizialmente costituito da 25 paesi prevalentemente asiatici e africani, il NAM è stato ufficialmente istituito nel 1961 a Belgrado, Jugoslavia, come risposta alla volontà di evitare il coinvolgimento nella contrapposizione ideologica Est-Ovest della Guerra Fredda.
Struttura Attuale del Movimento dei Non Allineati
Attualmente, il NAM conta 120 nazioni africane, asiatiche e dell’America Centrale e Meridionale, oltre a 20 stati osservatori (tra cui Russia e Cina) e 11 organizzazioni (come l’Unione Africana e la Lega Araba). Pur non avendo una Carta fondativa o un segretariato permanente, la gestione delle attività del Movimento è affidata al paese che detiene la presidenza.
Obiettivi Attuali del Movimento dei Non Allineati
All’epoca della sua istituzione, il principale obiettivo del NAM era quello di mantenere i nuovi paesi indipendenti di Asia e Africa al di fuori della rivalità tra le superpotenze e di proteggere la loro appena acquisita indipendenza nel mondo bipolare. Oggi, il NAM si impegna anche a eliminare le cause della guerra, a opporsi al colonialismo, all’imperialismo e alla discriminazione razziale, nonché a promuovere l’uguaglianza sovrana di tutti gli Stati e a sostenere i diritti umani e la tutela dell’ambiente.
Ruolo Attuale del Movimento dei Non Allineati
Dopo la fine del mondo bipolare della Guerra Fredda negli anni ’90, il Movimento ha cercato di trovare la sua strada, concentrandosi sull’obiettivo primario di costruire un nuovo mondo multipolare, in linea con le posizioni della Russia. Dal 2012, con la presidenza dell’Iran, il ruolo del NAM è cresciuto notevolmente. Oggi rappresenta il principale strumento di dialogo del Sud Globale, che include circa il 58% della popolazione mondiale, il 76% delle riserve globali di petrolio e il 53% delle riserve globali di gas.
La Dichiarazione di Kampala
Il 19° vertice a Kampala si è concluso con la pubblicazione della Dichiarazione di Kampala, composta da 47 articoli. Tra i punti salienti figurano il sostegno alla Palestina e la condanna di Israele, nonché l’importanza del rafforzamento del multilateralismo e della riforma globale della governance multilaterale.