La Commissione Europea ha proposto la legge sul Ripristino della natura, la Nature restoration law, che fissa degli obiettivi vincolanti per i governi per il ripristino degli ecosistemi degradati. L’obiettivo della legge era quello di ripristinare la biodiversità sia nelle aree naturali terrestri che in quelle marine, nonché nelle zone agricole e in quelle urbane, in ragione del “cambiamento climatico“.
Tuttavia, la legge prevedeva che almeno il 10% della superficie agricola totale dovrebbe essere destinato a infrastrutture verdi che sostengano “la biodiversità degli agro-ecosistemi”. Questo ha suscitato preoccupazione tra i produttori del comparto agroalimentare che si sono opposti alla norma, preoccupati da oneri eccessivi, calo della produttività e conseguenti perdite di reddito.
La norma e l’opposizione degli agricoltori
Secondo la proposta di legge, l’80% degli habitat in Europa è “in cattive condizioni” e l’obiettivo della legge era quello di ripristinare la biodiversità in tutte le aree degradate.
Tuttavia, gli agricoltori erano preoccupati per gli oneri eccessivi e le conseguenti perdite di reddito. La Confagricoltura ha reputato “inadeguati e praticamente irrealizzabili” gli obiettivi fissati dalla Commissione, per gli agricoltori e silvicoltori, anche perché “molti fattori esogeni, che esulano dall’operato dei gestori del territorio o degli agricoltori, possono avere un impatto sugli indicatori”, dei quali le emissioni di CO2 è solo uno dei tanti.
La proposta della Commissione individuava come indicatori di benessere l’indice delle farfalle comuni e degli uccelli, lo stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate e la percentuale di superficie agricola con elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità.
La battaglia politica
Il PPE, che detiene la maggioranza relativa dei seggi a Strasburgo, ha respinto la legge e, d’intesa con le confederazioni europee degli agricoltori, ha proposto numerosi emendamenti. Se nel PPE milita Forza Italia, a opporsi alla norma ci sono stati anche i Conservatori e riformisti europei, l’eurogruppo di Fratelli d’Italia, e il gruppo Identità e democrazia, in cui milita la Lega. Si è svolta la votazione in commissione Ambiente a Strasburgo e l’emendamento di rigetto della proposta di legge non è passato.
L’obiettivo della legge di “togliere dalla produzione il 10% dei terreni agricoli”, secondo i Popolari europei, sarebbe stato “un attacco diretto ai diritti di proprietà privata”.
Il 27 giugno scorso, la proposta è stata definitivamente bocciata al Parlamento Europeo.
Chi sostiene la proposta
L’organizzazione ambientalista WWF ha sostenuto la proposta insieme ai Verdi europei. In una lettera comune, a chiedere l’approvazione della legge ci sono state anche 58 grandi aziende, tra cui grossi marchi come CocaCola, Nestlé e Ikea.
Conclusioni
La proposta della Commissione Europea sulla legge sul Ripristino della natura ha suscitato preoccupazione tra i produttori del comparto agroalimentare che si sono opposti alla norma. Molti ritengono gli obiettivi fissati dalla Commissione “inadeguati e praticamente irrealizzabili”, considerando le difficoltà che gli agricoltori incontrano nella gestione del territorio.
Insomma, per stavolta l’abbiamo scampata bella, ma state pur certi che ci riproveranno ancora…
Autore originale: Antonio Oliverio
Fonte: https://www.ilparagone.it/attualita/biodiversita-ue-agricoltori-un-milione-di-ettari-italia/