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Copertina: Stalin? Ha perso, anche se ha vinto
Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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La situazione sta rapidamente degenerando

un uomo precipita nel vuoto

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Non sono mai stato così preoccupato come lo sono ora, nonostante mi sia stato dato del catastrofista in più di un’occasione, ho la netta sensazione che le cose stiano precipitando molto rapidamente.

Ribadisco ancora una volta, se mai ce ne fosse il bisogno, che personalmente sono sempre stato contro le armi in genere e contro la prevaricazione di uno stato sull’altro, che sfocia, fatalmente, quasi sempre in un conflitto armato.

Se osserviamo la nostra storia recente e non solo, andando con la memoria e con lo studio approfondito alle cause e alle ragioni circa tutte le guerre che si sono viste negli ultimi due o tre secoli, si può facilmente osservare che esse hanno sempre e comunque un comune denominatore che le unisce sotto un’unica bandiera: la prepotenza e crudeltà dell’essere umano, che spesso si sente giustificato a prevaricare sui suoi simili, con le armi piuttosto che con le parole e la logica.

Così è stato per la prima e per la seconda Guerra Mondiale e così è stato per la miriade di scontri armati che hanno costellato la fine del secolo scorso e l’inizio di questo, a partire dal Vietnam, per finire all’Iraq e passando per lo Yemen, la Siria, la Bosnia o l’Afghanistan.

E non è assolutamente differente il discorso che si può fare per questo ultimo scontro delle arroganze umane, che sta andando in scena nel nord est Europeo, fra la Russia e gli Stati Uniti, con la complicità becera e poco lungimirante dei politicanti Europei.

Vorrei chiarire, al di là di ogni possibile dubbio, un fatto che anche un bambino delle elementari riuscirebbe a intravedere, osservando dall’esterno lo svolgersi degli eventi di questi ultimi 70 anni, e cioè che alla base di ogni e possibile guerra avvenuta sulla faccia della terra, a partire dall’immediata fine della Seconda Guerra Mondiale, c’è, senza ombra di dubbio, una sostanziale presenza e causa scatenante nell’operato degli Stati Uniti d’America.

Se fosse possibile, come in una partita di Risiko, sostituire o eliminare un contendente in ogni scenario bellico avvenuto in questi ultimi decenni, ed eliminassimo il “fattore USA”, state pur certi che la maggior parte dei conflitti non ci sarebbe stata.

Chiarito questo dettaglio e punto fermo di tutta la storia umana che si è sviluppata in questo periodo di tempo, arriviamo a verificare quello che rischia, con molta probabilità, di avvenire entro breve tempo.

Da una parte abbiamo una delle maggiori potenze militari e, soprattutto, nucleari del pianeta che, con ragione o meno (questo lo deve decidere ognuno di noi, a seconda delle proprie conoscenze), ha deciso di utilizzare il proprio esercito per sostenere le proprie ragioni, ed ha invaso un paese sovrano come risposta – secondo il suo pensiero – alle continue e ripetute provocazioni ed ingerenze della potenza Americana, deciso a porre fine a questo stato di cose una volta per tutte.

Dall’altra parte abbiamo un’accozzaglia di Stati che si ritengono indipendenti ma che, in sostanza, sono semplici strumenti silenti della infinita arroganza degli Usa, che hanno deciso, unilateralmente, di porsi di traverso all’azione della Russia, senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità di analizzare a fondo le questioni sostanziali, per valutare se fosse possibile trovare delle soluzioni alternative allo scontro senza se e senza ma.

Osservando tutte le azioni che ci vengono riportate in questi ultimi tempi, mi appare molto evidente come l’Europa si sia vestita dei panni del classico toro nell’arena, ferito e reso completamente cieco dalle picche che ormai gli pendono dai fianchi, e che, a testa bassa, si lancia verso il drappo rosso che gli viene sventolato davanti agli occhi dal torero, che, fra le pieghe del tessuto, nasconde la spada che metterà fine alla sua vita.

In una guerra, spesso e volentieri, si deve decidere la propria strategia non tanto sulla base di quello che può sembrare giusto o sbagliato, ma si deve agire secondo quelle che sono delle analisi su quello che “conviene” o “non conviene” e su quale azione possa portare vantaggio o svantaggio, sia nel breve che nel lungo periodo.

Come per le altre guerre, sebbene fossero più complicate e intricate dell’attuale situazione, si sarebbe dovuto valutare quelli che avrebbero potuto essere gli sviluppi di azioni suicide, come quelle alle quali stiamo assistendo oggi.

Come è stato deciso lo vediamo giornalmente, con il suo carico di morti, feriti, distruzione, fame e miseria diffusa, con effetti che si estenderanno nei prossimi anni in tutto il continente Europeo. Ma come sarebbe potuto essere se si fosse presa in esame l’unica soluzione logica e strategica di eliminare il fattore scatenante, ovvero gli Stati Uniti? Nemmeno    ci hanno provato a pensarlo.

Con molta probabilità, se l’intera Europa avesse detto al signor Biden: “prego, si accomodi fuori”, oggi non saremo ad assistere giornalmente alla conta dei danni e delle vittime fra i civili che, purtroppo, siamo costretti ad ascoltare tutti i giorni.

Certamente, qualcuno mi obietterà che in questo modo avremmo giustificato le azioni di Putin e, in sostanza, gliela avremmo data vinta, ma delle due l’una: o facevamo così, sedendoci ad un tavolo, con “l’orco cattivo”, definendo cosa   concedergli e cosa invece no, o sceglievamo la strada che poi è stata presa, senza però avere la possibilità, preventivamente, di capire dove ci stavamo andando a cacciare.

Oggi ci troviamo proprio in questa situazione, con i vari annunci, sotto gli occhi di tutti, di nuove forniture da parte dell’America, di nuovi armamenti e soldi al regime di Zelensky, per far sì che resista ad oltranza sulla pelle, ovviamente, dell’intera cittadinanza Ucraina, che non ha nessuna colpa di tutto questo.

Nonostante Putin, su questo aspetto, sia stato molto chiaro, proprio ieri i media americani hanno annunciato che il loro comandante in capo, Biden, si appresta a fornire addirittura carri armati alle forze Ucraine, infrangendo, di fatto, il monito di Putin e, di conseguenza, alzando ulteriormente il livello dello scontro.

Noi possiamo guardarla da ogni punto di vista, questa situazione, ma il risultato non cambia in nessun caso, poiché se pensiamo che Putin sia ormai alle corde e, come viene continuamente dipinto dai media Europei, ormai con l’esercito disfatto e in rotta, in quanto ha sostanzialmente fallito nel suo progetto, agire come stanno agendo è assolutamente stupido e controproducente.

Qui non stiamo parlando di un Giappone fiaccato da 6 anni di guerra e senza, ormai più armamenti per continuare le azioni militari, contro il quale si può usare un nuovo tipo di arma che lo metterà definitivamente in ginocchio.

Qui stiamo parlando della prima potenza nucleare del pianeta, che ha a disposizione, nei propri arsenali, oltre 6.000 testate atomiche pronte ad essere utilizzate – senza considerare quello che potrebbe avere veramente e che nessuno ancora conosce, poiché coperto dal segreto militare – e del fatto che non è mai bene mettere all’angolo una tigre ferita e cercare di prenderla viva, dato che ciò non sarà mai. Una belva ferita e senza via di uscita non la puoi prendere viva; o la uccidi o, in caso contrario, rischierai tu stesso di perire nell’impresa.

Se, viceversa, pensiamo che Putin stia seguendo semplicemente un suo preorganizzato piano militare e che tutto quello che vediamo quotidianamente fa parte di una ben pianificata strategia militare, peggio ancora, in quanto in questo caso avremmo a che fare con una potenza militare ben organizzata e con sicuramente dei piani globali molto più complessi e nascosti di quanto si pensi.

Senza dimenticarci che intorno alla Russia di Putin si stanno muovendo alleanze ed interessi di non poco conto e che di ciò sarebbe bene tenere assolutamente di conto.

In questi ultimi giorni sto sentendo vari pseudo giornalisti o commentatori, che dir si voglia, esprimersi sulla Cina come se fosse il compagnuccio di scuola che deve stare attento a come si muove, altrimenti gli potremo portare via pure la merendina.

La capacità di analisi dei nostri uomini politici e di quasi tutto il mainstream nostrano mi ha sempre fatto sorridere, ma in questo frangente potrebbe essere veramente molto pericoloso per l’incolumità di tutti quanti noi cittadini, specialmente per gli “effetti collaterali” che le loro dichiarazioni potrebbero portare con sé.

In conclusione non voglio fare il catastrofista più del solito, ma se l’Europa non si sveglia e non si mette in testa che deve dare il benservito a Biden e all’intero USA star system, le possibilità che questo conflitto si allarghi a dismisura sono sempre più reali ed imminenti.

E questo lo pagheremo noi ed i nostri figli, per i prossimi 50 anni.

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