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Caso Sarah Scazzi o Caso Michele Misseri?

Michele Misseri

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Domenica 11 febbraio 2024 Michele Misseri è uscito dal carcere come uomo libero: per la giustizia italiana ha pagato il suo debito.

L’uomo è stato condannato a una pena detentiva di otto anni per soppressione di cadavere.

Stando ai fatti processuali, Michele Misseri ha nascosto il corpo della nipote Sarah Scazzi, in un pozzo in campagna.

Dell’omicidio della giovane 15enne di Avetrana sono state accusate la moglie di Michele, Cosima Serrano, e la figlia Sabrina, dichiarate colpevoli la prima per concorso in omicidio e sequestro di persona, la seconda per omicidio volontario. Due capi d’accusa belli pesanti che le terranno nelle patrie galere a lungo, giacché entrambe hanno una condanna all’ergastolo.

Vicenda processuale e dichiarazioni di Michele Misseri

Il caso Sarah Scazzi è diventato il caso Michele Misseri, questo marito e padre devoto, ha nuovamente attirato su di sé l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.

Come? Con le sue dichiarazioni, ovviamente!

Strano ma vero, Misseri ha detto che “si sentiva più libero in cella che fuori” e, dulcis in fundo, “lui, colpevole, è in libertà, mentre gli innocenti sono ancora in prigione”. In altre parole, lo zio Michele non ha mai smesso di autoaccusarsi del delitto, anche se le sue esternazioni non hanno influito in alcun modo sull’iter processuale della coniuge e della figlia, meno ancora sulla sua posizione.

Riflessioni personali: “Perché Michele Misseri si autoaccusa di un omicidio che non ha commesso?”

Le frasi di Misseri hanno messo in moto le mie cellule grigie: perché un uomo si autoaccusa di un delitto che non ha commesso?

È verosimile che lo zio Michele si creda davvero colpevole? D’altra parte, quando le indagini presero avvio, l’uomo dichiarò agli inquirenti di essere l’unico e solo responsabile della morte della nipote, e di averne, poi, vilipeso il corpo.

Misseri si è autoaccusato di reati gravissimi, quando, in realtà, le indagini hanno stabilito la sua colpevolezza nell’averne soppresso il cadavere.

Allora, perché Misseri caparbiamente, continua ad autoaccusarsi di un delitto così efferato e ripugnante? Beh! In questa vicenda bisogna andare oltre la cornice individuale di Michele, e osservare l’uomo all’interno di un quadro familiare in cui sono le donne a indossare i pantaloni.

Un affresco tutt’altro che idilliaco, tanto da far sentire in colpa Misseri, oppure si sente come il buon samaritano, e fa del suo meglio per salvare moglie e figlia. Sembra che lo zio Michele, nella sua mente, abbia elaborato una personale verità di ciò che è accaduto, e benché sia solo sua, sta di fatto che, per lui, è comunque oggettiva.

Un padre e un marito devoto? Oppure sottomesso?

Insomma, uno che preferisce una stanza cubica alla propria villa da uomo libero, potrebbe significare che il perno attorno a cui girava la quotidianità di Misseri fosse rappresentato esclusivamente dal polso forte di Cosima e Sabrina.

Per approfondimenti sul delitto di Avetrana

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