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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Solo l’amore può salvarci

scorcio di "Amore e Psiche, bambini" - William-Adolphe Bouguereau

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Negli ultimi decenni, l’accelerazione delle mode, all’interno della nostra società, ha portato gli individui a formarsi un’immagine di sé semi divina.

L’uomo, sento dire spesso, qua e là, è creatore, scintilla divina, eterna essenza, sostanza stessa del creatore, e non potrei essere più d’accordo con tali affermazioni, ma il problema è il COME questi concetti tendono ad insinuarsi nelle fragili menti delle masse dormienti, ed è esattamente questo il dettaglio che fa sì, sempre di più, che giochiamo, come umanità, a fare l’opposto di re Mida, ovvero a trasformare in guano praticamente tutto ciò con cui entriamo in contatto.

Cosa voglio dire, nel caso specifico? Che dobbiamo, nonostante tutti i concetti “altissimi” che ci ficchiamo nel cervello, renderci conto anche di altri fattori che rendono, al tempo stesso, vero l’esatto opposto di quanto sopra riportato, anche grazie ad alcuni fattori determinanti.

L’uomo è, sì, una potenza, ma la sua natura è caduca: tutti nasciamo, cresciamo e moriamo, e come questo ha effetto sul nostro corpo (corpo che certe discipline, specialmente “new age”, ci portano spesso ad ignorare, mentre è lo strumento più potente per rapportarci a tutto quanto ci circonda), altrettanto è vero per la mente, l’anima e lo spirito. Questo appare evidente se osserviamo, per un attimo, la fascia più anziana della popolazione: vedremo un corpo decaduto, una mente affaticata e non più troppo lucida, uno spirito piegato dal tempo e dalla sofferenza, un’anima che tende a corrompersi, negli ultimi anni di vita.

D’altronde, se tutti lasceremo questo piano di esistenza, è anche normale che venga da chiedersi quale possa essere il senso di tutto questo. A cosa vale spendersi per un mondo del quale, probabilmente, presto, non faremo più parte? Ed è così che, dopo una vita passata a lottare con i propri ideali, ci si confronta, prima o poi, con la mancanza di forze e di energie per continuare ad affrontare tutto come si è potuto fare precedentemente.

Senza voler generalizzare, esistono, certo, eccezioni a tutto questo. Vi sono uomini idealisti e con così tanta fede che manterranno quella innocenza d’animo, quella lucidità e quel sorriso fino all’ultimo dei propri giorni da vivere, esattamente così come esistono troppi giovani disposti a vendersi, ignorando completamente il proprio valore e la propria forza.

E il punto è proprio questo: per quanto possiamo cambiare parametri e riferimenti morali, credo, mappe mentali, non dovremmo mai dimenticarci di tutto questo, ovvero che per quanto un uomo possa essere grande, e forte, e potente, ognuno di noi cova, nel proprio animo, le sue miserie umane.
Siamo tutti pronti a scagliarci contro chi sbaglia, al primo errore, ma poi tendiamo a nascondere i nostri difetti agli altri, mostrando a noi stessi l’altra faccia di questa terribile medaglia!

Spesso tendiamo a pensare, errando (e mi metto in prima fila, puntando il dito, prima di tutto, contro me stesso): “se ce l’ho fatta io, chiunque può farcela!”, e questo perché, nel profondo, quasi tutti pensiamo che la nostra storia personale sia stata terribile e colma di ostacoli da superare, e così questo diventa un metro per misurare anche coloro che ci circondano.

Ma questo è, intrinsecamente, sbagliato! Rendiamoci conto del fatto che la vita è una bomba ad orologeria, e per quanto possiamo passare l’intera esistenza a noi concessa ad approfondire, studiare, conoscere un dato argomento, ciò non sarà mai abbastanza per poter giungere alla realtà ultima delle cose, almeno non in modo mentale, e quindi non teniamo conto che, di conseguenza, tutto ciò che ci circonda è e resta un mistero insondabile, in ultima analisi, compresi noi stessi e ciò che crediamo di essere! Ciò che è facile per qualcuno, potrebbe essere insormontabile per qualcun altro.

Ma la natura, che, nella sua infinita saggezza, non manca di nulla, conoscendo la natura della mente, menzognera e profondamente autoreferenziale ed orgogliosa di sé, ha dotato noi uomini dello strumento più imprevedibile, imponderabile, meraviglioso e costituente in sé stesso lo stesso significato della vita: l’amore.

Occhio che, con la parola amore non voglio certo qui intendere quel palcoscenico teatrale sul quale, spesso, saliamo come buffoni nell’allacciare le nostre relazioni con gli altri, ma intendo proprio quella morbidezza d’animo quell’ingenuità primigenia, quell’innocenza che ci permette, proprio comprendendo la nostra intima natura imperfetta, di mostrarci così come siamo, senza remore, senza paure, con tutti i nostri limiti, nello splendore della nostra imperfezione, e c’è da comprendere profondamente che il primo amore che bisogna imparare a nutrire è quello per sé stessi, se vogliamo rapportarci in modo sano e spontaneo con il mondo che ci circonda.

Sicuramente ognuno di noi conosce, nel proprio profondo, la natura più oscura delle proprie insicurezze e paure, i grandi interrogativi della vita che ci fanno sentire impotenti, fragili, spaventati di fronte al fatto stesso che viviamo, che noi stessi siamo vita.

E solo ed esclusivamente l’amore (e non l’idea di esso) che ci permette di vedere l’altro con tutti i propri lati oscuri, senza impedirci di amarlo come noi stessi, di guardarlo con tenerezza, di voler esserci per lui nonostante il rischio che possa farci male.

Oggi, la società in cui viviamo, però, è molto indurita, per via dell’enorme livello di sofferenza che c’è in ognuno e che lo porta a chiudersi per non essere ulteriormente ferito e, dall’altro lato, da discipline e credenze che ci inducono, erroneamente, a pensare che l’essere uomo sia perfetto, e pertanto il modo in cui si presenta nel mondo sia solo ed esclusivamente una sua responsabilità.

Non fraintendetemi: è bello volersi responsabilizzare ed aumentare il proprio ambito di competenza, ed io stesso amo conoscere e assumere ogni giorno una nuova abilità, ma se vogliamo costruire, in futuro, una società compassionevole, giusta, armonica, questo sarà possibile solo passando dall’accettazione dei nostri lati “oscuri” e miserevoli, molto spesso meritevoli di comprensione, e altrettanto di frequente mire di giudizi e divisioni che, ad oggi, hanno portato tutti noi ad individualizzarci e allontanarci più che mai.

Inoltre vorrei significare anche il fatto che tutti noi tendiamo, di fronte a qualsiasi situazione umana, a polarizzarci, alimentando la dualità e la divisione e, quindi, il conflitto. Verosimilmente chi più è sofferente, presto o tardi, reimmetterà in circolo la propria sofferenza, sarà condannato e, quindi, soffrirà ancora di più, alimentando un circolo vizioso.

In fondo al mio cuore, io sento che, in qualche modo, poiché così accade in piccolo ciò che accade in grande, è esattamente questo il meccanismo mentale che ci ha portati a vivere, oggi, in un vero e proprio inferno in Terra, perché non siamo più in grado di pensare: “Fratello mio, io sono te e tu sei me; hai sbagliato, ma ti amo incondizionatamente” (anche perché, nel corso dei secoli, c’è sempre stato qualche potere che si è preso la briga di voler insegnare agli uomini un codice morale, rendendoli ancor più insicuri e bisognosi di guide).


Sono convinto che sarà quel momento, in cui, collettivamente, saremo in grado di esprimere questo preciso grado di consapevolezza e di amore, l’esatta realizzazione in Terra del famigerato, quanto apparentemente distante “Regno dei cieli”.

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