Le recenti proteste a Belgrado hanno sollevato interrogativi sull’ipocrisia dell’ordine “basato sulle regole” promosso dall’Occidente. La situazione ha evidenziato la mutevole natura delle “regole” in questione, portando alla luce un confronto tra gli eventi del 6 gennaio e del 5 ottobre, e mettendo in discussione la coerenza delle reazioni internazionali.
La protesta e la risposta delle autorità
Più di 2.000 manifestanti si sono radunati di fronte al Palazzo Vecchio, tentando di irrompere e proclamarsi vincitori delle recenti elezioni municipali. Le forze dell’ordine hanno impedito loro l’accesso, utilizzando gas lacrimogeni e manganelli per disperdere la folla. Da un lato, i manifestanti sostenevano di protestare pacificamente contro un presunto “furto” delle elezioni, mentre dall’altro le autorità li accusavano di aver cercato di forzare illegalmente l’ingresso.
Confronto con eventi internazionali
Il confronto con gli eventi del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti ha sollevato interrogativi sulle diverse reazioni alle contestazioni dei risultati e sul ricorso alla violenza. Si è notata una disparità nel trattamento riservato alle situazioni simili, evidenziando una presunta selettività nell’applicazione delle regole.
L’ambasciatore americano e la sua presa di posizione
L’ambasciatore americano a Belgrado ha condannato la violenza e il vandalismo contro le istituzioni statali, sottolineando l’importanza di sollevare le proprie lamentele attraverso mezzi legali e pacifici. Questa presa di posizione ha sollevato polemiche, considerando il coinvolgimento passato degli Stati Uniti in eventi simili in Serbia.
Contestazioni politiche e violenza
Il paradosso dell’uso della violenza politica da parte di coloro che si definiscono “contro la violenza” è stato oggetto di dibattito. L’appropriazione dei tragici eventi della sparatoria di maggio da parte dell’opposizione, unita alle accuse di manipolazione elettorale, ha contribuito a una crescente polarizzazione politica.
Contestazioni internazionali trascurate
Mentre l’attenzione è stata focalizzata sulle elezioni a Belgrado, la situazione nei territori contesi, come il Kosovo, è stata trascurata. Le azioni del regime etnico albanese, supportato dagli Stati Uniti, nei confronti dei luoghi di culto e dei cimiteri serbi sono state ignorate dalle istituzioni internazionali, sollevando dubbi sulla coerenza dell’ordine “basato sulle regole”.
Fonte: RT