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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Abuso di potere all’ordine del giorno

Una mano ferma il braccio di un poliziotto mentre brandisce un manganello

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Come cantava Battiato in Bandiera bianca: “come è misera la vita negli abusi di potere!”


Da quel lontano 1981 (più di 40 anni fa) la mentalità italiana non sembra aver subito grandi evoluzioni.


Premettendo che, come in ogni ambito, si può sempre trovare un’eccezione alla regola e che, seppur rare, esistono persone che svolgono diligentemente il proprio dovere, tra le forze dell’ordine di questo martoriato paese sembra vigere un’ignorante arroganza.

Le forze dell’ordine in Italia


Essi, infatti, dovrebbero incarnare la rappresentanza della legge, legge che, troppo spesso, non conoscono, o fingono di non conoscere (e d’altronde, la legge italiana è così imponente che persino gli avvocati sono costretti a votarsi ad una particolare specializzazione, nell’impossibilità di conoscerla nella sua interezza).

Nella maggior parte dei casi, tali dimostrazioni di negligenza e dolo ci vengono fornite dai più bassi in grado, ed in particolare dalle unità della polizia municipale, i quali sono investiti di funzioni amministrative, ma che sembrano non disdegnare di oltrepassare le proprie funzioni, sentendosi, piuttosto, sceriffi o supereroi, che a nessuno si sentono tenuti a rispondere, se non al proprio personale senso della giustizia.

L’avvento di questa pagliacciata mondiale, altresì nota come “COVID-19”, che tanto male sta facendo a milioni di inconsapevoli, sembra aver ampliato una forchetta sociale, prima meno evidente, tra chi è investito di un briciolo di potere, ed ha iniziato a sentirsi autorizzato ad utilizzare ogni mezzo per far applicare qualunque legge, regolamento, imposizione, legittima o meno che sia, e coloro che, annusando l’iniquità delle azioni perpetrate dalla classe dirigente ad ogni livello, ha scelto di informarsi approfonditamente sulle applicazioni della legge e sui propri diritti, per far fronte a quella che si profilava sempre più una dittatura incalzante.

Ho visto, in questi 3 anni (ed io stesso ne sono stato protagonista) diversi casi in cui uomini e donne, consapevoli dei propri diritti, sono riusciti ad eludere l’infinita serie di vessazioni cui il cittadino medio viene quotidianamente sottoposto, dai casi più ordinari a quelli più allarmanti, e nei casi più documentati si notano, in special modo i rappresentanti delle forze dell’ordine, scavalcare i propri doveri e sfociare nell’abuso di potere e, spesso, desistere dai loro intenti solo nei casi in cui vengano registrati, in combinazione ad una presenza ferma e granitica e alla consapevolezza del diritto di coloro che si trovano davanti.

Abuso di potere

Ma non sempre questo gioco ad “un, due, tre, stella” si è rivelato efficace, spesso e volentieri, invece, forti della propria posizione sociale e degli ordini che gli sono impartiti, l’abuso di potere sfocia in furto di telefoni cellulari nei confronti dei malcapitati (a cui viene, così, impedito preventivamente di documentare qualunque malefatta), violenze fisiche, percosse, intimidazioni, e Dio solo sa cos’altro.

In alcuni casi abbiamo potuto vedere vere e proprie invasioni delle proprietà private in assenza di autorizzazioni, ma abbiamo anche visto giudici che, a fronte di denunce nei confronti di personaggi illustri del panorama pubblico italiano, emettevano ordinanze di perquisizione e vari atti vessatori nei confronti dei denuncianti (vedi il caso Maiorano).

È così che tanta miseria umana e il sistematico ricorso, da parte di coloro che la legge dovrebbero rappresentarla, all’ormai, ahimè, ordinario abuso di potere, per via del sistema corporativista di cui questo sventurato Paese rappresenta una triste “eccellenza”, coloro che operano con questi vergognosi metodi, troppo spesso, restano impuniti.

Le reazioni

Di fronte alla quasi totale assenza di giustizia, piuttosto che ricorrere alla rivoluzione armata (per la quale, comunque sia, non sussisterebbero i numeri) e pensare di farsi giustizia da soli, nella popolazione italiana è cominciato a germogliare un seme.

Negli ultimi dieci anni, un numero sempre maggiore di individui, dato dalla sempre più inevitabile ricerca di una via di uscita da questo girone infernale, apparentemente senza via d’uscita, e a seguito dei mirabolanti poteri che un’autocertificazione ha dimostrato di poter avere (ricordate quando bisognava compilare gli antipatici dispacci per giustificare i nostri spostamenti?), chi seguendo una via, chi un’altra, ha cominciato a declinare il proprio rifiuto degli oneri e dalla servitù che la cittadinanza italiana sembra portare con sé.

Fra i vari seguaci di vie di autodeterminazione, sì è fatta largo, grazie alla grande figura di Valentina Fusco e al suo lavoro di divulgazione sul web, la breccia fornita dalla convenzione sullo status di apolide (legge del 1° febbraio 1962 n. 306), convenzione internazionale cui l’Italia ha aderito e alla quale sarebbe obbligata ad attenersi.

Un piccolo, ma deciso numero di uomini e donne, dichiarandosi apolidi, hanno iniziato così a produrre documentazioni proprie ed esercitare i propri diritti di conseguenza.

Le controffensive da “anni di piombo”

Alcuni dei risultati ottenuti sono forte attrattiva da parte di “squadriglie” di giovani violenti (presumibilmente neofascisti) che li hanno molestati, minacciati, arrivando sino alla violenza, e qualche visita a domicilio da parte della polizia locale, la quale, dinanzi alla fermezza di chi stava loro di fronte, e senza alcun autorizzazione a procedere, non hanno esitato ad utilizzare la forza, causando lividi, graffi, escoriazioni allo sfortunato di turno.

Ma la legge non prevede nulla del genere!

Cosa prevede la legge?

La legge prevede che, dinanzi ad un eventuale illecito amministrativo, le forze dell’ordine si dovrebbero limitare a sanzionare e, inoltre, l’accesso ad abitazioni private è regolato dalla legge e, senza l’autorizzazione del proprietario di casa, si può procedere, eventualmente anche con la forza, solo in presenza dell’autorizzazione di un giudice!

Allora perché accanirsi in questo modo, violando la stessa legge che si pretende di far rispettare, commettendo un abuso di potere che, troppo spesso, rimane impunito?

“Punirne uno per educarne cento”

E, signori, utilizzando la logica, la risposta possibile è una ed una soltanto: questa gente fa tutto a norma di legge in modo ineccepibile, e non trovando alcun passo falso da parte degli autodeterminati che possa farli cogliere in fallo da parte del presunto Stato italiano, bisogna “punirne uno per educarne cento”, per citare un vecchio adagio, così che chiunque si imbatta, volontariamente o meno, in questo genere di storie, sia scoraggiato dal seguirne l’esempio.

Le possibili conseguenze

Mi chiedo, inoltre, se questa strategia possa essere fruttuosa, nel lungo termine, poiché quell’ingiustizia che ha spinto i pionieri di questi percorsi ad intraprenderli, è ancora una volta più evidente e, agli umili occhi di chi scrive, può avere soltanto la funzione di ulteriore benzina gettata sul fuoco.

O, forse, gli italiani sono così conigli da temere ancora le punizioni corporali di uno stato padrone e in evidente flagranza di frode e abuso?

https://www.youtube.com/watch?v=lkC0dyrl_VE
https://www.youtube.com/watch?v=9A8d5PL2D5A

Così mi sento di dare il mio piccolo contributo per la causa, e così riporto di seguito alcuni esempi eclatanti di applicazioni dell’autodeterminazione dinanzi alle presunte “autorità” italiane.

Esempi di autodeterminazione applicata

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