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L’infinita menzogna del debito pubblico

Italia in catene

Tabella dei contenuti

Quando ero piccolo e frequentavo ancora le scuole medie, la questione del debito pubblico non si poneva, come oggi, in modo così eclatante e costantemente ripetuto da ogni telegiornale o giornale cartaceo, per due buoni motivi: il primo è che non eravamo ancora entrati nell’era digitale – anni ’70 – e il secondo motivo, ben più importante, è che tale “debito pubblico” non superava il 50/60% rispetto al PIL, per cui, in definitiva, il problema non era sentito molto, almeno dalla massa.

Dati fondamentali per la comprensione globale

Prima di iniziare ad analizzare questa complicatissima ed intricata vicenda, vorrei menzionare alcuni dati fondamentali per la comprensione di quello di cui parlerò nel prosieguo di questo articolo. Attualmente il Prodotto Interno Lordo (PIL) mondiale, a seconda della fonte che si consulta – FMI piuttosto che Banca Mondiale – oscilla intorno ai 94 mila miliardi di dollari, che corrispondono probabilmente all’80/85% della realtà produttiva mondiale, in quanto non bisogna scordarsi che esiste anche il non dichiarato e le azioni sotterranee, per usare un eufemismo.

Le dimensioni del debito mondiale e le sue implicazioni

Calcolando che il nostro PIL si attesta intorno a 2,8 mila miliardi, si può capire quali siano le dimensioni del denaro che gira in tutto il nostro pianeta e, di conseguenza, le immense attrazioni che possano esercitare su qualsiasi essere umano, preda spesso delle sue meschine voglie. Per converso, il debito attuale del nostro pianeta si attesta intorno ai 300 mila miliardi, ovvero oltre 3 volte la capacità produttiva annuale di tutti gli 8 miliardi di abitanti del pianeta, rendendo chiaro anche ad un bambino delle elementari che tale situazione è assolutamente assurda e fondamentalmente sbagliata, e che nella sua più profonda concezione non ha alcun senso.

Un confronto paradossale tra debito e capacità di ripagare

E’ come dire, per fare un parallelo, che un pensionato con 800 euro di pensione dovesse affrontare un debito di 5000 o di 500.000 euro: nel primo caso, stringendo un po’ la cinghia e rinunciando a qualcosa, con molta probabilità in un paio di anni riuscirebbe a saldare il proprio debito ma nel secondo caso, sapendo che non potrebbe mai assolutamente onorare tale debito, vivrebbe molto più rilassato in quanto sa per certo che se anche il creditore venisse con i carri armati, non potrebbe avere soddisfazione alcuna.

Il debito pubblico italiano e le sfide economiche

Sembra un paradosso ma nella realtà è proprio così e in sostanza è esattamente così anche per il nostro paese in quanto noi sappiamo perfettamente che quasi 3 mila miliardi di euro non riusciremo mai a pagarli nonostante tutti gli sforzi che volessimo fare anche perché il nostro PIL è più o meno intorno ai 2 mila miliardi per cui ci vorrebbero “tutti i guadagni di 1,5 anni” per ripianare completamente questo debito mostruoso.

Le origini del gigantesco debito pubblico

Ma prima di proseguire è meglio fare un cenno alle motivazioni per le quali si è creato questo gigantesco debito pubblico e per fare questo bisogna risalire agli anni dal ’60 all’ ’80, appunto, quando il debito non aveva mai sorpassato il 58% sul PIL fino al 1981 quando successe una cosa che dire singolare è usare un eufemismo.

Fino ad allora la Banca d’Italia, con partecipazione statale praticamente totale (non era proprio così, ma la maggior parte della governance e dei capitali all’interno erano pubblici), era servita come sostanziale “ombrello” o “paracadute”, se si preferisce, per il Tesoro, con il quale collaborava assiduamente e di concerto, in quanto lo Stato sapeva perfettamente che i titoli di Stato non venduti durante le aste pubbliche sarebbero stati acquistati, nella loro totalità, dalla Banca d’Italia – ad interessi bassi concordati – proprio per evitare che venissero a mancare i fondi necessari al Governo.

Nel 1981 questo sodalizio venne a mancare, in sostanza, con un “quasi golpe” finanziario messo in atto dall’allora governatore della Banca d’Italia Azeglio Ciampi (futuro presidente della Repubblica, chissà perché…) e il Ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta, attraverso due semplicissime lettere che si scambiarono.



Il Cambiamento della Relazione Banca d’Italia/Stato Italiano

In pratica, Ciampi scrisse ad Andreatta, chiedendogli cosa ne pensasse se, dal giorno seguente, la Banca d’Italia si fosse staccata dal Governo, rendendosi indipendente, in modo da non dover essere più vincolata a comperare i titoli di Stato rimasti invenduti nelle aste e, per tutta risposta, Andreatta gli rispose che non ci sarebbe stato alcun problema.

L’Impatto sui Tassi di Rendimento e il Debito Pubblico

Per cui, di fatto, dopo le lettere di Andreatta/Ciampi del 12 febbraio 1981, nel giugno dello stesso anno prese il via la nuova forma del rapporto Banca d’Italia/Stato Italiano (anche se, poi, fino a tutto il 1989 la Banca d’Italia continuò, bene o male, a sostenere in qualche modo le aste pubbliche di titoli di stato), facendo in modo che lo Stato si trovasse improvvisamente nella condizione di dover essere costretto a trovare in tutti i modi i compratori per i propri Titoli Di Stato.

La Strategia per Trovare Compratori nella Finanza Mondiale

E come si fa a trovare i compratori nella giungla della finanza mondiale? Molto semplicemente: alzando i tassi di rendimento! Per cui, se fino ad allora, con la garanzia della Banca d’Italia a copertura delle possibili mancanze di vendita, si potevano lasciare i tassi di rendimento dei BOT molto bassi – sotto al 2% – da quel momento in avanti si è potuta osservare una lievitazione esponenziale dei tassi, che sono arrivati a toccare anche punte del 20%.

La Crescita del Debito Pubblico e le Sfide Economiche

E, di conseguenza, il debito pubblico è letteralmente esploso fino al 120% – quindi, più del doppio dei precedenti anni – nell’arco di un solo decennio, innescando una spirale suicida per il nostro Paese, che ci stiamo ormai trascinando da quasi mezzo secolo. E che, purtroppo, non finirà mai.

La Sostenibilità del Debito e le Implicazioni sull’Economia

Assunto quanto sopra spiegato, e considerando che la nostra crescita annuale del Pil – quando va bene – può arrivare al massimo all’1% o poco sopra e, altresì, considerando che, attualmente, noi spendiamo all’incirca 90/100 miliardi all’anno solo di interessi, per coprire i quali servirebbe, come minimo, un +3,8/4% di aumento Pil annuo, è abbastanza evidente come il debito non solo non potrà mai essere estinto, ma nemmeno ridotto.

Proposte per Affrontare il Debito Pubblico

Altro fatto da considerare molto attentamente, e cosa che, personalmente, mi manda in bestia più di tutte, è che, a conti fatti – i dati sono relativi ad un’intervista rilasciata da Marco Bersani, filosofo, scrittore e saggista di circa 5 anni fa – su un debito pari a 2800 miliardi di euro, noi ne abbiamo già pagati più di 3500 di interessi, per cui, a rigor di logica, noi il nostro debito lo abbiamo già estinto ampiamente.

Riflessioni sul Debito Pubblico e le Possibili Soluzioni

Per capire cosa possiamo fare in relazione a questo “debito/non debito”, bisogna tener presente che non solo sta condizionando l’intera vita di tutti noi Italiani, a causa delle dinamiche che innesca nei vari governi che si succedono e che tentano, assolutamente invano, di “rientrare” , ma che, di conseguenza, impegnando la maggior parte delle risorse provenienti dalla tassazione di noi tutti, impedisce al governo di poter utilizzare tali risorse per fornirci i servizi che ogni società si merita, dalla sanità, alla pensione, alle infrastrutture, ecc…

Possibili Approcci per Risolvere la Questione del Debito Pubblico

Una delle modalità, avanzate da più parti, per poter risolvere, una volta per tutte, la questione “debito pubblico”, sarebbe quella di ricusarlo in toto o, per meglio dire, disconoscerlo in quanto generato e creato ad arte dagli stessi che, oggi, sono dalla parte dei creditori dello Stato (ovvero le banche e gli istituti finanziari) cosa che, però, andrebbe a colpire anche chi non c’entra per nulla, ovvero quei cittadini che hanno deciso, nel tempo, di acquistare titoli di stato.

Analisi della Composizione del Debito Pubblico e Possibili Azioni

Una cosa che, invece, si potrebbe tranquillamente fare senza che il mercato ne risenta più di tanto, sarebbe quella di analizzare nel dettaglio l’intero debito e decidere quali parti sia possibile cancellare senza creare problemi ai cittadini che, in fin dei conti, sono gli unici da tenere tutelati. A questo proposito, va ricordato che la quota del debito pubblico, detenuta dai cittadini a vario titolo, è pari al 14% e, cioè, all’incirca 250 miliardi e il restante 86% e’ detenuto da Banche centrali, Banche finanziarie, Assicurazioni, Istituti Finanziari e soggetti esteri per cui si potrebbe tranquillamente mettersi seduti intorno ad un tavolo con la presenza di tutti gli esponenti del credito vantato nei confronti dello Stato Italiano e decidere quali onorare e quali cancellare, in parte o in toto i debiti di uno stato piuttosto che di un altro, l’idea avanzata da diverse parti non è assolutamente campata in aria ed, anzi, potrebbe metterci nelle condizioni di “rinascere”, finanziariamente parlando, e anche come paese di primaria importanza nello scenario globale.



Competenza e Libertà Decisionale

Tutto ciò, però, prevede che al governo ci possa essere gente che abbia un minimo di conoscenza delle dinamiche relative al debito pubblico e, in più, sia totalmente libera di agire senza dover dare retta a destra e a sinistra, soddisfacendo ora una, ora un’altra lobby.

Paura dei Creditori

Per ultimo, andrebbe tenuto presente che i creditori hanno paura solamente di due cose: la prima è che il debitore muoia, e la seconda è che il debitore saldi il suo debito, poiché, nel primo caso, ovviamente, perderebbe tutti i suoi crediti, e nel secondo caso non avrebbe più un flusso di denaro in ingresso costante, dato dagli interessi sul debito – i famosi 90/100 miliardi che paghiamo annualmente – e sopratutto non avrebbe più alcun potere coercitivo verso il debitore, cosa che attualmente ha.

Appropriazione del Concetto di “Finanza Pubblica”

Concludendo, poi, bisognerebbe che l’Italia ritornasse ad appropriarsi di un concetto di “finanza Pubblica” per poter ottimizzare tutte le dinamiche sopra descritte, anche perché, ad oggi, contro una partecipazione della Germania nelle banche pari al 51% e della Francia pari al 31%, l’Italia può vantare un bello 0%, tondo tondo, di partecipazione pubblica nelle banche nostrane.

Ed è del tutto ovvio che, in questo modo, siamo e saremo sempre alla mercè delle decisioni del mondo finanziario che, guarda caso, sono sempre contrarie al bene comune.

https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2011/AREL_150211.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(nominale)
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_ottobre_24/debito-mondiale-307-mila-miliardi-dollari-tempo-riscoprire-l-austerity-daa11cd6-7242-11ee-a352-bdb9090063b6.shtml#:~:text=Il%20debito%20pubblico%20globale%20%C3%A8,del%20Prodotto%20lordo%20del%20mondo.

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