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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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L’equilibrio si è rotto, ora inizia l’incubo.

missili in volo

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Alle 8:45 del 6 agosto 1945, la più atroce, grave, inimmaginabile e gratuita azione dell’essere umano è andata in scena: sopra le ignare teste di una tranquilla cittadina – senza alcun tipo di obiettivo militare presente – con la gente che si apprestava ad andare al lavoro come ogni giorno, si è aperto l’inferno in terra sotto forma dell’ormai famigerato “fungo atomico” scatenato dalla tristemente ormai nota “Little Boy”, prima bomba nucleare ad essere testata sopra civili inermi.

Da lì a 3 giorni la sceneggiatura si ripeterà con il lancio sulla città di Nagasaki della seconda compagna “nucleare” denominata “Fat Man” (la fantasia macabra degli americani alle volte continua a stupire) che parimenti alla prima devastò totalmente l’intera città e tutti i suoi abitanti che, in questo caso, per delle coincidenze fortuite, ebbero a piangere una quantità di morti relativamente inferiori a quelli di Hiroshima.

La corsa agli armamenti nucleari

Non voglio qui ripetere quanto già scritto in precedenza circa il numero delle vittime – oltre 300.000 fra quelle morte subito e quelle morte negli anni successivi a causa del fallout radioattivo – ma citavo questa vicenda solo per dire che il 1945 ha segnato l’inizio dei successivi 70 anni, trascorsi fra guerra fredda e tensioni causate dagli armamenti nucleari detenuti dalle due superpotenze mondiali vincitrici – ?!? – della seconda guerra mondiale: Stati Uniti e Unione Sovietica.

Come ho accennato, per 70 anni, e in seguito alla corsa alla costruzione di arsenali nucleari sempre più ingenti e potenti, abbiamo avuto un sostanziale equilibrio di forze fra le due potenze, in quanto tutti quanti sapevano con estrema certezza che nessuno dei due avrebbe potuto scatenare un olocausto nucleare senza essere consapevole che, così facendo, avrebbe decretato la propria fine assieme a quella del nemico.

E questo, in buona sostanza, perché nessuno dei due contendenti aveva una tale tecnologia da poter evitare che il nemico avrebbe immediatamente lanciato le sue testate, in caso si fosse accorto che anche l’altro stava lanciando, e non possedendo nessuno dei due uno “scudo” sufficientemente potente da garantirgli la salvezza, si è andati avanti per anni con questo precario equilibrio.

Momenti di tensione

Certo è che durante questo lungo periodo si sono avuti dei momenti di notevole tensione, dovuti sostanzialmente alle teste calde che governavano principalmente gli Stati Uniti, ed in special modo a cavallo degli anni 50/60, prima con la fallita invasione di Cuba attraverso la ormai famosa operazione della “Baia dei Porci” terminata con un rapido dietro front dell’amministrazione guidata dai fratelli Kennedy – che per questo, negli immediati anni successivi, pagarono con la loro vita tale errore nei confronti del potentato militare americano – e immediatamente dopo (1962) con “l’incidente”, durato 13 giorni e dovuto al posizionamento dei missili nucleari Russi sul territorio di Cuba.

Vorrei qui ricordare, ancora una volta, che, a differenza di come viene raccontata dalla cinematografia americana e dalla propaganda di tutto il mondo, tale incidente avvenne solo ed esclusivamente per colpa degli americani, i quali avevano piazzato in 5 basi NATO italiane (quasi tutte nel Sud Italia, e precisamente in Puglia) e in 5 basi NATO Turche – vicino a Smirne – i loro missili balistici “Jupiter”, armati con testate nucleari e capaci di colpire con molta tranquillità il territorio Sovietico.

La fine dell’equilibrio

Come tutti sanno, nel 1991 ci fu la dissoluzione dell’Unione Sovietica, stigmatizzata ed emblematicamente rappresentata dalla caduta del muro di Berlino, e di conseguenza, come già ho avuto occasione di esternare, il Patto Atlantico, confluito in seguito nella costituzione della NATO, venivano definitivamente a perdere ogni ragion d’essere, in quanto erano nati – questi due accordi – come “muro di difesa” antisovietico e, quindi, non essendoci più l’oggetto per il quale erano nate tali organizzazioni, avrebbero dovuto essere smantellate.

Ma, contrariamente a quanto ci dovrebbe dire la logica, gli americani, lungi dall’abbandonare le comode posizioni di predominio sull’intera Europa – sostanzialmente in chiave anticinese, che stavano crescendo giusto in quel periodo – e troppo contenti di impersonificare il perfetto “Impero Colonialista del nuovo Millennio”, se ne sono ben guardati e hanno continuato a mentire a spada tratta in tutti i summit avvenuti da quell’anno fino ai giorni nostri.

In più, hanno fatto in modo di coinvolgere sempre più paesi nell’ormai anacronistica NATO, spingendosi fino ai confini stessi della Nuova Federazione Russa e coinvolgendo a nord le repubbliche baltiche (Lettonia, Lituania ed Estonia), ad ovest la Polonia, la Romania, l’Ungheria, la Bulgaria, la Slovacchia, la Slovenia e a sud Turchia, Macedonia, Grecia, andando, di fatto, a costruire un semicerchio d’assedio all’intera Federazione Russa, anche perché su tutti i territori annessi all’interno della NATO sono state costruite o verranno costruite a breve – solo per Finlandia e Svezia, annesse proprio quest’anno – delle basi militari fornite di missili balistici nucleari rivolti, ovviamente, ad est.

L’equilibrio si è rotto

Da tutto questo marasma e dal continuo spingere “nell’angolo” il proprio avversario, sono rimaste fuori solo la Bielorussia e l’Ucraina dove, guarda caso, hanno concentrato le loro più micidiali attenzioni, in modo da scatenare quello che tutti quanti noi abbiamo sotto gli occhi ormai quotidianamente da più di due anni.

Ma la Russia, soprattutto sotto la guida di Putin, uno dei capi di stato più abili dai tempi di Lenin, nonostante abbia dovuto affrontare grandi sacrifici umani e materiali, non è mai stata conquistata né da Napoleone né da Hitler. Ciò dimostra che, anche se può subire danni significativi, alla fine ne esce sempre vittoriosa.

La corsa all’arma definitiva

È da ormai oltre 20 anni che sia gli Stati Uniti che la Russia studiano dei sistemi per uscire di fatto dallo “stallo” dovuto all’uguaglianza delle proprie armi, e in questa corsa alla ricerca “dell’arma definitiva”, purtroppo. la Russia è arrivata prima, poiché, avendoli ormai iniziati a sviluppare oltre 10 anni fa, proprio in questi giorni ha ufficialmente annunciato di aver messo in stato operativo i SARMAT, meglio conosciuti come SATAN 2 FLUID, che sono dei missili balistici ipersonici – viaggiano a oltre 20 mach di velocità, che tradotto in termini comprensibili per tutti equivalgono a circa 25.000 km all’ora, e sono armati con 15 testate nucleari che vanno da una potenza nominale da 150 a 300 kilotoni.

Per fare un piccolo raffronto, basta ricordarsi che la famigerata “Little Boy” era una testata con potenza oscillante dai 14 ai 20 kilotoni e ha fatto il disastro che, ormai, malauguratamente, tutti conosciamo, per cui questi missili hanno nella loro pancia delle testate nucleari con una potenza che può essere dalle 100 alle 200 volte superiore a quella della bomba di Hiroshima, e ne contengono 15!

Velocità e potenza

Per cui immaginatevi cosa potrebbe succedere ad una città come New York, Londra, Berlino, Parigi o Roma se anche solo una di queste testate arrivasse a bersaglio.

Inoltre, la velocità con la quale viaggiano questi simpatici “sigari” da oltre 200 tonnellate è tale da fare in modo che nessun meccanismo attualmente in possesso a qualsiasi nazione del mondo sia in grado non solo di intercettarlo, ma di accorgersi anche che sia in volo e per dove.

Per di più, tali missili, proprio per le loro caratteristiche di velocità, unite al loro peso/massa, permetterebbero un loro impiego anche senza testate nucleari, ma armate di solo tritolo o esplosivo consimile, poiché, per effetto delle leggi della fisica, l’energia cinetica accumulata con l’immensa velocità moltiplicata per la loro massa, farebbe in modo, una volta arrivati a segno, di scavare un cratere delle dimensioni di Milano, interland compreso.

La minaccia russa

Ora Putin e i Russi – non bisogna dimenticarsi che Putin è un solo uomo, ma alle spalle ha un apparato militare assolutamente coeso e che, con molta probabilità, è molto più intenzionato di lui stesso a “valicare” quello che si chiama “punto di non ritorno” ed essere loro i primi a lanciare un massiccio attacco con il quale chiudere definitivamente ogni tipo di discorso con gli avversari di sempre.

I Russi si sono anche affrettati a comunicare che sono in grado di raggiungere Berlino in 160 secondi, Parigi in 206 secondi e Londra in 220 secondi, come a dire “state attenti, che se decidiamo di lanciare i nostri missili, voi non avrete nemmeno il tempo di capire quale reazione mettere in atto come difesa, e vedrete le vostre città più significative e simboliche rase al suolo in un battito di ciglia!”.

La corsa all’arma definitiva

Se qualcuno si domanda che tempistiche ci vorrebbero per raggiungere New York, basti pensare che i missili hanno una portata di 28.000 km e che fra Mosca e New York, in linea d’aria, ci sono poco più di 6000 km, per cui un missile impiegherebbe all’incirca 15 minuti a colpire il suo bersaglio.

Immaginatevi il famoso comando statunitense NORAD che, tramite satelliti, si accorge che la Russia ha lanciato uno dei suoi missili Sarmat, e si rendono conto di avere solo 15 minuti di tempo per contro reagire con avvertimento immediato dei comandanti in capo, ministri e Presidente, il quale, praticamente in tempo reale, dovrebbe dare l’ordine di lancio, che a sua volta verrebbe trasmesso alle basi operative in Italia, Turchia, e tutti i paesi dotati di missili nucleari (impensabile che un attacco massiccio possa avvenire dal suolo degli Stati Uniti), i quali, a loro volta, devono rispondere senza perdere un solo secondo di tempo (cosa impossibile) fra gerarchie, operatori, militari, confusione di ordini ecc.

La difficoltà di una controffensiva

Sapendo, fra l’altro, che le basi operative Europee della NATO sarebbero i primi obiettivi tattici che verrebbero colpiti e distrutti, per cui il lancio per controffensiva dovrebbe essere eseguito proprio dal suolo americano, il quale, con molta probabilità, viste le reazioni non proprio immediate dell’11 settembre 2001 con l’attacco alle torri gemelle – quasi 2 ore per la prima risposta operativa – non verrebbe mai effettuato, in quanto i missili Russi colpirebbero molto tempo prima che venga dato l’ordine di lancio.

L’equilibrio si è rotto

Tutto ciò considerato, ognuno di noi si augura che questa sia solo una ipotesi quasi fantascientifica e che la vita continui a proseguire “quasi” normalmente come ha fatto fino ad oggi, ma non ci si può cullare troppo nelle illusioni, e va assolutamente considerato che se uno dei due contendenti si rende conto di avere per le mani un’arma con la quale può, in buona sostanza, distruggere definitivamente il proprio avversario senza, per altro, subirne delle conseguenze, se non limitate, pensate veramente che non sia tentato dal farlo?

E in special modo, va altresì considerato che tale vantaggio, visto lo studio accanito anche da parte degli americani per dotarsi di pari tecnologie e, così, riequilibrare la bilancia, i russi sanno perfettamente che non potrà durare più di tanto, per cui la “finestra” temporale per un lancio preventivo di missili è estremamente limitata e la decisione dovrà essere presa molto rapidamente.

Ed ecco perché ho inserito nel titolo “inizia l’incubo”.

https://it.wikipedia.org/wiki/RS-28_Sarmat

https://europa.today.it/fake-fact/missili-russia-scudo-nucleare.html

https://it.wikipedia.org/wiki/PGM-19_Jupiter

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