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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Sembra strano ma è giá successo

Ahnenpass

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Come sempre i corsi e ricorsi della storia si susseguono instancabilmente, ripetendo pedissequamente quanto già visto nel passato, ma senza che alcuno riesca a trarre insegnamento da ciò.

Anzi, più gli errori del passato vengono studiati, analizzati, scomposti, demonizzati o esaltati a seconda dei pensieri di chi li analizza, e più l’umanità tutta tende a ripeterli con demenziale continuità, senza cercare minimamente di tentare delle strade diverse in memoria degli errori commessi.

Ed è così che possiamo scivolare nel passato, fino al 1932, in Germania, alle soglie del periodo più nero della storia moderna – almeno così  è stato definito  – quando l’ormai potente partito Nazional socialista, anche siglato NSDAP ottenne circa il 32% dei consensi nelle elezioni del novembre di quell’anno, conseguenti agli errori fatti da Von Papen, presidente del precedente governo di coalizione, che aveva chiesto “aiuto” ed appoggio al partito comunista tedesco, innescando, così, di fatto, la crisi che condusse alle elezioni .

Nonostante il largo consenso parlamentare e il possesso di un terzo dei seggi disponibili, la formazione del governo risultò essere assolutamente drammatica e pressoché impossibile, per cui, dopo alcune vicissitudini, si arrivò alle elezioni del marzo del 1933, quando l’NSDAP raggiunse quasi il 44% dei seggi disponibili, vincendo, di fatto, le elezioni e, di conseguenza, la cancelleria per il loro leader, Adolf Hitler.

E qui iniziano le analogie con la situazione presente, anche se parliamo di due paesi completamente diversi fra loro, sia per la storia che per la composizione del loro popolo.

Da una parte la Germania, con una storia millenaria formata, sostanzialmente, da un popolo abituato alla rude vita del nord – ricordiamoci che, al tempo degli splendori di Roma, in Germania vivevano le tribù dei cosiddetti “barbari” che, in seguito, contribuirono a conquistare e distruggere l’impero Romano stesso –  e considerati unanimemente da tutti di un “solo pezzo”.

Dall’altra parte, ovvero nel nostro paese, abbiamo un popolo abituato,  da oltre due millenni, a lavorare incessantemente sotto i benefici effetti della nostra creatività ed ingegnosità, culla della cultura mondiale, ma anche abituati a prendere la vita e le difficoltà in genere “all’Italiana”, ovvero a trovare sempre la migliore strada per evitare la necessità di assumerci le nostre responsibilità.

Considerato questo obbligatorio premesso, e ricordandoci che, nelle elezioni del ’33, in Germania, nonostante fossero assolutamente democratiche, al contrario di quello che ancora molti nostalgici della vecchia URSS sostengono, vennero messi in campo alcuni “accorgimenti” tali da garantire il raggiungimento della maggioranza necessaria a convincere Hindemburg (presidente) a conferire la Cancelleria a Hitler.

In seguito al famoso incendio del Reichstag ad opera di un comunista di nome Marinus van der Lubbe, gli esponenti del NSDAP convinsero Hindemburg a firmare il decreto del Reichstag, con il quale, praticamente, riuscirono a mettere in cattiva luce e ad allontanare dal paese un certo numero di dirigenti avversari, nonché di parlamentari e, cosa ancora più importante, con lo stesso decreto si eliminavano o limitavano moltissime delle libertà personali di tutti quanti.

Inizia a suonarvi “familiare” questo modo di agire?

Condotta con altri sistemi e dietro altri presupposti – gli elementi della storia possono cambiare, ma la sostanza resta sempre la stessa – la nostra infinita “emergenza”, con la soppressione, di fatto, di fondamentali libertà, a cosa può assomigliare se non a una presa di potere sostanziale?

Addirittura, oggi, hanno perfino ventilato la possibilità di “impedire” ai parlamentari contagiati o malati, per cui in quarantena, di partecipare al voto per l’elezione del presidente della Repubblica.

Per fortuna pare che, alla fine, siano tornati sui loro passi, dimostrando, simultaneamente, di non avere né il coraggio né la coscienza di proseguire, nel loro machiavellico piano, fino in fondo.

Tornando alla Germania del 33, subito dopo le elezioni, Hitler riuscì a far firmare dal Presidente Hindemburg il decreto con il quale gli conferiva pieni poteri, di modo da poter scavalcare, di fatto, il Reichstag nella formulazione e promulgazione delle future leggi.

Noi non ci siamo ancora arrivati, ovviamente, ma ho forti timori al riguardo, anche perché qui stiamo considerando una storia avvenuta 75 anni or sono, analizzata e scomposta nei suoi più minuti dettagli e sfumature da una parte, mentre stiamo ancora “vivendo” la storia che ci riguarda, per cui non ci è dato sapere, ancora, di che morte moriremo.

Altra analogia stringente con il passato della Germania pre guerra, anche se alcuni dei soliti Fact-Checkers si sono buttati a capofitto nel denigrare tutti coloro che avanzavano analogie con il passato nazista per il famigerato Green Pass, è proprio al riguardo di questa odiata tessera o, per meglio identificarla, a questo “passaporto vitale”.

Infatti, nel 33, subito dopo le elezioni, venne istituito in Germania un “pass” dal nome ovviamente incomprensibile per noi Italiani, “Ahnenpass”, che tradotto vuol dire letteralmente “passaporto genealogico”, e che serviva per determinare la discendenza dalla razza pura ovvero quella Ariana.

In seguito furono adottati alcuni accorgimenti anche dai tedeschi, poiché in un’era dove la tecnologia era ai suoi esordi risultava molto complicato anche per gli stessi “Ariani” dimostrare, a volte, la loro discendenza.

Come già detto, alcuni buontemponi, sempre a caccia della facile critica (guarda caso sono sempre gli stessi, come Bufale.net o Butac che hanno dimostrato più e più volte di essere dei cialtroni, sbugiardati a più riprese senza tema di possibile smentita) si sono affrettati ad asserire che non può esserci alcuna analogia con l’attuale Green Pass, proprio per i motivi sopra descritti.

Ma ne siamo proprio certi?

Analizziamo nel dettaglio i due “sistemi” sotto esame e scopriamolo insieme.

Dunque l’Ahnenpass era, sostanzialmente, un passaporto che impediva, di fatto, a chi non lo aveva, l’ingresso in determinati negozi, l’accesso a specifici lavori e, di fatto, la piena partecipazione alla vita della nazione, ma solo perché, come sostengono i “cialtroni” di cui sopra, di fondo vi era una discriminazione di tipo genealogico, ovvero di appartenenza ad una razza piuttosto che ad un’altra (fra parentesi, non succedeva anche nell’America pre-guerra di secessione o, addirittura nel Sud Africa di pochi anni fa con l’apartheid?).

E oggi non vi è la stessa discriminazione fra cittadini di serie A, i vaccinati, e cittadini di serie B, i non vaccinati, brutti, cattivi, sporchi e pericolosi? 

Senza Green Pass i medici possono, di fatto, svolgere la loro funzione, per la quale hanno pure prestato giuramento – Ippocrate, ndr – trovandosi, così, costretti a starsene a casa, per di più senza stipendio?

E i poliziotti o carabinieri che hanno deciso di non vaccinarsi, come del resto gli è del tutto permesso dall’attuale ordinamento giuridico Italiano, possono lavorare e guadagnarsi un onesto stipendio con il quale sfamare le proprie famiglie?

Per poi arrivare agli assurdi di cosiddetti medici, che altro non sono che le cattive copie di loro ben più famosi predecessori, come ad esempio Adolf Eichmann, che si permettono di diffondere circolari interne agli ospedali da loro gestiti, nelle quali “ordinano” ai loro sottoposti di non accettare nessun paziente se non provvisto di Green Pass.

E non è discriminazione questa? Non è la copia speculare di quanto veniva fatto nella Germania Nazista del 1933?

E dobbiamo pure ricordarci di quello che era il “sentimento” corrente in quei tempi, visto che il NSDAP ottenne quasi il 44% dei voti nel parlamento, contro il sostanziale 32% del primo governo Conte, espressione dei 5 Stelle e, addirittura, un’imposizione dall’alto per l’attuale governo Draghi, appoggiato da una maggioranza troppo impaurita di perdere i loro privilegi per poter azzardarsi a non sostenerlo.

E state pur tranquilli che, all’epoca, la maggior parte dei cittadini tedeschi non aveva la benché minima idea di dare l’appoggio a nulla che non fosse più che democratico e, sicuramente, nella vita quotidiana, si scagliavano contro i “diversi” in quanto rovinavano il buon nome della grande Germania.

Scusate, ma non è lo stesso oggi, con la maggior parte dei giornalisti ben pensanti, che quotidianamente non perdono occasione per scagliarsi contro i terribili no-vax o no-Green Pass, accusandoli di rovinare la ripresa del nostro paese e in buona sostanza, di essere gli untori che mettono a rischio anche le loro vite?

Addirittura c’è un intero comparto politico – Forza Italia tanto per non far nomi – che, ricevuto l’ordine dal “nanerottolo”, ha sposato in pieno la linea di pensiero: “non ti vaccini, sei un danno per tutti”.

Al di là delle strategie di azione politica messe in atto un tempo da un oscuro “caporale”, quale era Adolf Hitler, e oggi da un altrettanto oscuro “banchiere”, quello che conta è la reazione dei due popoli che sono, a ben vedere, le stesse identiche reazioni sotto tutti i profili.

E per dare una spiegazione a questo fenomeno, basta andare a rileggersi le dichiarazioni di un tale Hermann Goering al processo di Norimberga.

Infatti, quando gli fu chiesto come fosse stato possibile convincere l’intero popolo tedesco a seguirli, lui rispose candidamente che non ci fu assolutamente nulla di più semplice.

Continuando, disse che se eri in grado di “impaurire” un popolo, avresti avuto la possibilità di fargli fare quello che più avevi voglia.

È talmente lampante l’analogia con il presente, che mi domando veramente come sia possibile, per chiunque sia dotato di un minimo di raziocinio, non vederla.

L’intera popolazione mondiale è stata terrorizzata, letteralmente, da questa pseudo pandemia, che ora è disposta a fare assolutamente qualsiasi cosa pur di poterne uscire, o anche solo per avere la promessa che “forse”, prima o poi, ne usciremo.

E il bello è che la gente normale, oggi, fa anche di più di quanto gli venga imposto dalle autorità, e questo lo si può tranquillamente vedere – scusandomi se continuo a ripetermi – quando si osserva un guidatore completamente solo in auto, guidare con la museruola bel calcata sotto agli occhi.

Questo, per me, è il simbolo del fallimento della razza umana, sotto tutti i punti di vista.

 In conclusione, parafrasando un vecchissimo proverbio, “errare è umano, ma perseverare è infinitamente stupido”!

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