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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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Ma quanti buffoni ci sono in politica?

Luigi di Maio

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Assistere alla conferenza stampa ieri sera, trasmessa su almeno tre reti in contemporanea, nemmeno si trattasse di un discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, di Giggino Di Maio, Ministro degli esteri, è stata una cosa talmente ridicola che mi ha fatto passare, per un momento, la frustrazione e rabbia che provo ad essere nelle mani di tali buffoni di corte.

Sentire la sua voce che declamava pomposamente le motivazioni per le quali aveva deciso di lasciare il Movimento 5 stelle, che gli ha permesso di starsene al calduccio dei suoi 15 mila euro e più mensili e di fare e disfare a suo piacimento, rinnegando praticamente tutti i “credo” con i quali era entrato nel Movimento stesso, mi ha fatto venire alla mente, immediatamente, la classica frase: “sputare nel piatto dove si mangia” o ancora meglio “mordere la mano che ti tende un aiuto”.

L’ormai conosciuto in tutto il suolo nazionale e, probabilmente, mondiale, Giggino il bibitaro – in quanto l’unico lavoro che ha svolto, nella sua miserevole vita, è stato quello di venditore di bibite allo stadio San Paolo di Napoli – ha elencato le buonissime intenzioni future di riunirsi ad un gruppetto di suoi personali seguaci, con i quali costruire un nuovo gruppetto parlamentare – circa 60, fra parlamentari e senatori – all’insegna dell’ “insieme per il futuro” (con molta probabilità si riferiva al suo personale) e, gongolante, ha lanciato la stoccata, rivolta sicuramente al suo rivale “Giuseppi” e, probabilmente, anche al duo formato da Grillo e Casaleggio figlio, con la quale ha asserito che, da oggi, il Movimento 5 Stelle non sarà più la prima forza politica del parlamento.

E mi perdoni il “buffone”, ma forse si è pure dimenticato di spiegare con quali voti di sostenitori se ne resta abbarbicato alla poltrona del Ministero degli Esteri, se lui stesso ha disconosciuto coloro che ce lo hanno messo sopra.

Quello che, onestamente, mi domando è come sia mai possibile che gente simile riesca a convivere con la propria coscienza, sapendo perfettamente che la sua mossa è stata escogitata, pensata e messa in opera solo ed esclusivamente perché fra qualche giorno l’intero movimento avrebbe dovuto votare sulla regola dei due mandati e, poco ma sicuro, essendo lui già al secondo mandato, avrebbe dovuto lasciare per sempre il dorato mondo della politica, con la sua pioggia di soldoni sonanti che tutti i mesi gli arrivano sul conto.

Per non parlare delle infinite facilitazioni che ne conseguono, notorietà, continue interviste ed, in definitiva, poter continuare a fare il “giullare” di corte sotto i riflettori dell’intero main stream.

Bisogna essere onesti, insomma: come è possibile abbandonare tutte queste lussureggianti comodità e sparire nel nulla, tornando all’anonimato di quando ha iniziato la sua carriera (?!!?) nel Movimento del “vaffanculo”?

Beh, sinceramente, potrei elencargli una sequela di termini che si possono trovare in qualsiasi vocabolario della lingua italiana, a partire da “onestà”, “coerenza”, “integrità morale”, “riconoscenza” e potrei andare avanti ancora molto, con altrettante significative parole che ben dipingono coloro che “si spezzano ma non si piegano”.

Con molta amarezza, devo una volta ancora constatare che la nostra politica – onestamente, devo dire che anche nelle altre nazioni è più o meno uguale – non riesce a sfornare altro se non dei “buffoni di corte”, degli “ arrivisti” e, sostanzialmente, delle persone che i Siciliani, nella loro infinita saggezza, hanno sempre chiamato “quaqquaraquà”!

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