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Stalin. Ha perso, anche se ha vinto
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È ora di dire basta!

Giulia Cecchettin

Tabella dei contenuti

Il femminicidio e la manipolazione dei media e dei politici

Per l’ennesima volta assistiamo impotenti al compiersi di un femminicidio da parte di un maschio geloso e non accondiscendente alla fine di una storia. Per l’ennesima volta assistiamo impotenti alle vergognose manipolazioni di questo feroce avvenimento da parte dei media e dei poteri politici che lo utilizzano per loro scopi ben precisi, senza preoccuparsi minimamente di risolvere il vero problema alla radice, alla stessa stregua di sciacalli che banchettano con il cadavere di una preda uccisa da altri animali.

Le trasmissioni e gli “opinionisti” che non risolvono il problema

Per l’ennesima volta assistiamo impotenti all’osceno valzer delle infinite trasmissioni piene di “opinionisti”, pseudo-psicologi e soloni della socialità che pretendono di avere le soluzioni in tasca solo perché si sono degnati di parlarne e di prendere veementemente la parte delle donne.

I cosiddetti “manifestanti” senza comprensione

Per l’ennesima volta assistiamo impotenti a branchi di cosiddetti “manifestanti” che indossano il comodo abito dell’indignazione colorata, ora con le insegne di una parte politica, ora dell’altra, senza per altro comprendere assolutamente nulla di tutto ciò per cui sono scesi in piazza.

La cultura e l’incapacità dello stato di risolvere il problema

Per l’ennesima volta assistiamo impotenti a uno stato che, con la complicità del falso buonismo e soprattutto di una cultura inzuppata di cattolicesimo becero e cieco di fronte a tali accadimenti, è incapace di risolvere drasticamente un problema che in fin dei conti potrebbe essere risolto facilmente.

L’ignoranza e il menefreghismo del popolo

Per l’ennesima volta assistiamo impotenti alla generale ignoranza e al totale menefreghismo di tutto un popolo che permette ad istituzioni, partiti politici e, in fin dei conti, anche a se stesso di voltarsi dall’altra parte e far finta, dopo alcuni giorni di “sentito sdegno”, che nulla sia successo.

La necessità di dire basta e risolvere il problema

Penso che sia giunto veramente il momento di dire basta! La povera Giulia Cecchettin è l’ennesima vittima di un sistema totalmente sbagliato nelle sue istituzioni fondamentali, teso più verso il falso rispetto incondizionato per le buone maniere, attento solo all’immagine che si può restituire al mondo e indifferente alla vera sostanza delle cose, cioè che l’uomo per natura è violento e necessita di avere chi gli pone dei limiti e che lo guidi ferreamente al rispetto di regole fondamentali come quella principale che riguarda la vita dei suoi consimili e il fatto che nessuno si può arrogare il diritto di uccidere senza per questo pagarne un prezzo.

La perversa visione delle cose e il politically correct

Il nostro popolo è sostanzialmente in balia di una perversa visione delle cose, dove si preferisce “punire” qualsiasi mancanza con una pena pecuniaria piuttosto che con delle pene che possano servire a raddrizzare seriamente le persone che le hanno commesse, dove quello che importa ai legislatori è di applicare fin nei più piccoli risvolti le migliaia di leggi e leggine che i loro predecessori hanno ideato e messo in opera, piuttosto che dedicarsi a fare veramente giustizia. Dove il “politically correct” la fa da padrone passando sopra alla logica come uno schiacciasassi fa sopra una gettata di asfalto caldo, incurante del fatto che facendo ciò si uccide una volta per tutte la possibilità di vivere in un paese veramente civile.

L’ipocrisia politica e l’indifferenza verso altre tragedie

D’altronde come possiamo pretendere che in un paese dove per comodità politica di parte ci si dimentica di parlare di 12.000 morti sotto le bombe di uno stato aggressore – di cui 4000 minorenni – in nome di un non ben definito pericolo terroristico e nel rispetto sacrosanto del diritto di uno stato a reclamare un territorio che mai gli è appartenuto?

Le cifre allarmanti del femminicidio in Italia

Come possiamo sperare che questo ennesimo femminicidio finisca in modo diverso da tutti gli altri in un paese dove si preferisce fare bella figura con il resto del mondo con l’accoglimento di centinaia di migliaia di disgraziati destinati, se gli va bene, ad essere sfruttati da biechi carcerieri, piuttosto che correre il rischio di diventare impopolari risolvendo il problema alla radice come fanno altri stati (quasi tutta l’Europa, per non parlare dell’Australia)? Ma noi siamo certi di agire per il meglio anche perché abbiamo quel simpatico “ometto” vestito di bianco che giornalmente dal suo balcone ci ricorda quanto sia necessario essere misericordiosi e non si tira indietro nel compito di “fustigare” pesantemente a parole tutte le storture di cui veniamo a conoscenza.

Un parallelo con un paese che punisce severamente

E intanto, come riportato da uno studio eseguito dall’Istat in nome e per conto del Ministero della Giustizia, dal 2012 al 2016 in Italia abbiamo perso una media di 150 donne uccise dalle mani del fidanzato o del marito che non voleva accettare che la propria compagna potesse avere l’ardire di lasciarlo e che per questo nel 13% dei casi non è nemmeno stato condannato.

https://www.istat.it/it/files/2018/04/Analisi-delle-sentenze-di-Femminicidio-Ministero-di-Giustizia.pdf

Tanto per fare un parallelo, provate ad andare in un paese come gli Emirati Arabi e vedete cosa vi può succedere se solo vi azzardate, non ad ammazzare una donna, ma a violentarla solamente.

Nel giro di un mese, al massimo, se vi va bene venite condannati all’ergastolo – e le loro patrie galere non sono come le nostre, statene certi – ma con estrema probabilità verrete giustiziati senza tanti complimenti.

Ed è per questo che in questo paese gli omicidi annuali si contano sulle dita di una mano e vi posso garantire, per esperienza personale, che la vita in questo stato è assolutamente gradevole, priva di stress e nessuno si sente “insicuro” girando anche a notte fonda per le strade, sia del centro che della periferia, poiché la gente “sa” che se commette qualsiasi reato la punizione potrebbe essere anche definitiva.

Nessuno la riporterà indietro

Sono sicuro che molti grideranno al fatto che la vita umana è sacra e che il Signore non permette che la si possa togliere a nessuno per qualsiasi motivo, ma intanto la povera Giulia se n’è andata e con estrema certezza non ci sarà alcuna giustizia né terrena né divina che possa rimediare a questo dato di fatto.

È perfettamente inutile che continuiamo a gingillarci intorno al concetto che il carcere debba servire alla rieducazione e al “recupero” di chi ha sbagliato per poi poter reinserire il soggetto all’interno della società civile.

Perché voi siete convinti veramente che il Filippo di questo caso, dopo aver massacrato una ragazza indifesa solo perché lo rifiutava e dopo che magari avrà passato 30 anni in una cella di prigione, abbia qualche speranza di essere “recuperato” e possa diventare un cittadino modello?

Non sono d’accordo!

Mi dispiace dissentire, ma essendo sempre stato favorevole alla massima pena, soprattutto nei casi di omicidio riguardanti donne o minori, non vedo altra soluzione se non quella di eradicare il problema e, con esso, chi ha commesso il fatto.

Sappiamo tutti quanti, perfettamente, che la violenza è insita nell’essere umano e che molto spesso non è controllabile, per cui è assolutamente controproducente che si faccia passare il messaggio che “tanto, se va male, con una decina di anni di galera ci si può togliere il pensiero!”.

Ma state pure tranquilli che se la gente sapesse, a livello inconscio, che se picchia, violenta o uccide una donna o un bambino, non rischia di passare qualche tempo in una patria galera, ma corre il serio pericolo di essere fatto accomodare su una sedia elettrica, allora le cose sicuramente cambierebbero.

Ma se continueremo a “porgere l’altra guancia” le cose non cambieranno mai e continueremo a piangere le infinite Giulia che verranno.

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