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Bonus 110 e la dimostrazione lampante dell’incapacità dei politici

lavoratori in cantiere

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L’impresa ardua di orientarsi

Riuscire ad orientarsi in mezzo agli innumerevoli studi di settore proposti dalle più svariate associazioni – CONFARTIGIANATO, CGIA di Mestre, CONFEDILIZIA, ecc. – e le tonnellate di articoli, trasmissioni, telegiornali di una parte e dell’altra, talk-show con deputati, senatori, presentatori, saltimbanchi e funamboli che ne sparano una dietro l’altra a raffica come se avessero in mano un M61 a sei canne rotanti come in Predator, è un’impresa veramente ardua, ma ci proviamo lo stesso.

Ormai è da quasi 3 anni che si parla di questo famoso o, per meglio dire, famigerato Bonus del 110% che ha fatto letteralmente impazzire una buona parte di cittadini italiani, sicuramente tutti i commercialisti del nostro Paese e una buona quota di aziende edili, sia già esistenti che create apposta per sfruttare il ricco “piatto” presentatogli di fronte.

Ora, per ricordare velocemente di cosa si stia parlando, è una misura di sostegno al comparto edile italiano, studiata e impostata facendone legge dal secondo governo Conte (PD complice, vorrei ricordarlo) e successivamente sostenuto e incrementato dal governo Draghi (in questo caso complici tutti i partiti di governo, ad eccezione di Fdl, della Meloni, che rimase all’opposizione), che doveva, nei suoi intenti, appunto, risollevare il nostro PIL attraverso l’incentivazione del comparto edilizio con indotto compreso.

Una legge mal studiata e applicata

Per quanto possa comprendere di meccanismi finanziari, e dopo essermi letto una grande quantità di documenti e di relazioni, questa legge è stata studiata male, scritta peggio e applicata in maniera quasi delinquenziale per la mancanza praticamente totale di meccanismi di controllo antifrode o antitruffa.

In pratica, chiunque avesse avuto voglia, tempo e denaro per mettere mano alla ristrutturazione della propria abitazione con cappotti termici, pannelli solari, infissi doppi antidispersione termica e quant’altro fosse incluso nelle normative operative allegate al D.lgs, poteva tranquillamente spendere tutti i soldi che reputava necessari all’occorrenza sapendo che lo stato gliene avrebbe restituiti addirittura il 10% in più.

Per fare un esempio, se un cittadino doveva spendere per le ristrutturazioni della propria abitazione, diciamo, 150 mila euro, sapeva benissimo che lo stato gliene avrebbe restituiti 165 mila, attraverso le detrazioni fiscali e nell’arco di un tot di anni successivi all’operazione.

E non è finita qui, poiché, visto e considerato che la maggior parte dei cittadini che hanno attivato per sé stessi questo meccanismo, erano e sono tuttora o pensionati o lavoratori dipendenti, per la maggior parte, per cui non hanno la possibilità di portare in detrazione cifre così esagerate – non hanno delle dichiarazioni dei redditi sufficienti per contenere gli importi interi delle detrazioni concesse a seguito dei lavori -.

Cessione dei crediti fiscali alle banche

Lo stato gli è venuto incontro ancora di più, permettendogli di “cedere” i crediti fiscali alle banche, le quali li avrebbero, in seguito, incassati dallo stato.

Non ho veramente parole! Anche una persona digiuna di fiscalità e di nozioni di macroeconomia si accorgerebbe immediatamente che non solo non è mai esistito nessuno che, a fronte di una spesa pari a 100, ti restituisca 110, ma anche che una tale legge si poteva prestare, come poi, del resto, è stato, ad un’infinita varietà di possibili escamotage per guadagnare di più, se non addirittura a delle vere e proprie truffe.

Normalmente, una persona che deve spendere dei bei soldi per ristrutturare la propria abitazione, specialmente se i soldi che spende se li è dovuti sudare faticosamente, prima di scegliere l’azienda per fare i lavori procederà a delle trattative serrate, tese ad ottenere i massimi sconti possibili e, sicuramente, si farà fare diversi preventivi da diverse aziende per poter scegliere la meno costosa e la più affidabile, qualitativamente parlando.

Avendo ideato una legge che, in sostanza, rendeva inutile tutta questa perdita di tempo e, anzi, invogliava chiunque a “mettersi d’accordo” con la ditta realizzatrice degli interventi, è del tutto ovvio che i conti venuti fuori alla fine di tutta questa immensa baraonda sono stati assai salati per lo stato e non solo.

Effetti negativi sul comparto edile

Uno degli effetti perversi di questa brutta e. aggiungerei, stupida legge, è stato quello di distruggere totalmente l’intero comparto edile, in quanto tutte le aziende coinvolte nelle lavorazioni hanno, in accordo fra di loro, aumentato i prezzi di listino dei componenti materiali e della manodopera, in quanto “tanto, pagava Pantalone!” non rendendosi conto che poi, alla fine, i nodi sarebbero arrivati al pettine, come sempre succede.

Truffe e conseguenze legali

Piccola nota di colore, ma sembra che le truffe vere e proprie – aziende inesistenti con fatturazioni false emesse per lavori mai eseguiti – ammontino a circa 12 miliardi di euro, e attualmente sono incagliate nelle maglie della GdF e di tutti gli organi di controllo che devono affrontare anni di procedimenti penali ed amministrativi per riuscire a dipanare l’immensa matassa che si è andata a formare con tali scellerate operazioni.

Non solo le truffe, ma, come c’era da immaginarsi molto facilmente, ad un certo punto i “cassetti fiscali” delle banche si sono trovati stracolmi di crediti ceduti e non hanno più potuto riceverne altri, facendo così in modo che una gran quantità di ditte, ormai lanciate nei lavori di ristrutturazione per i loro clienti, non potessero più conferirgli i crediti, con conseguente incagliamento delle ditte stesse e rischio di fallimento (cosa che è successa per un gran numero di aziende).

Il costo per lo stato della mega ingegnata del governo Conte

Alla fine di questa baraonda, voluta da un’accozzaglia di politici che nulla sapevano e nulla sanno di economia, imprenditoria e finanza, men che meno di politica, ma sono dei semplici pagliacci che si credono dei grandi statisti – in primis il nostro caro ex premier “avvocato azzeccagarbugli del popolo” – il nuovo governo insediato e retto dalla Meloni, ha cercato di porre rimedio a tutto quanto, riducendo in primis il bonus dal 110 originale al 90% (sempre una esagerazione non giustificata da nulla, ma non poteva in alcun modo azzerarlo tout court, pena la sollevazione popolare) e in secondo luogo cercando di apportare i giusti correttivi allo scempio messo in campo dai precedenti governi.

In ogni caso, dagli ultimi studi eseguiti e alla data del 31/12/2022, pare che il costo per lo stato di tutta questa manfrina sia stato di poco superiore ai 120 miliardi di euro, che equivalgono pressappoco poco più di 2000 euro a persona per l’intera popolazione italiana.

Vero è che diversi altri studi eseguiti – i dati sono estremamente frammentati, per cui riuscire a trarre delle conclusioni obiettive è estremamente difficile – parlano di un incremento del PIL di oltre il 38% che, a fronte della spesa sostenuta, ripagherebbe di gran lunga il pesante onere sostenuto dallo stato, ma conoscendo molto bene la dinamica dei numeri e di come possono essere “presentati” e “letti” a seconda delle convenienze, sono estremamente convinto che, all’ora della fine, tutto quanto è stato fatto in merito a questo benedetto super bonus è assolutamente negativo e ne pagheremo le conseguenze per diversi anni.

La necessità di un aiuto sociale equo e sostenibile

Inoltre, se mi si consente, alla base di tutto questo spreco di denaro doveva esserci un filo conduttore di aiuto sociale, proprio per risollevare il paese dopo 2 anni di pseudo pandemia, con i suoi effetti disastrosi, dovuti agli innumerevoli errori commessi sempre dai soliti “pagliacci” e anche di poter mettere in campo una norma abbastanza equa in modo da risolvere del tutto o parzialmente l’annoso problema degli indigenti e della povertà.

Parlando con un amico, dopo aver raccolto alcuni dati reperiti in gazzetta ufficiale e applicando delle semplici regole di imprenditoria, ho estrapolato una possibile strategia per andare incontro alle esigenze di equità e di soluzione della carenza di alloggi o, per meglio dire, alla necessità di levare dalla strada la miriade di senzatetto esistenti al giorno d’oggi.

Ve la propongo, e conto di capire se poteva avere un senso migliorativo rispetto allo scempio che è stato fatto con il Super bonus del 110%.

Il potenziale impatto positivo della costruzione di 2,7 milioni di appartamenti

Sapendo che i costi di edilizia popolare – link in calce – sono di 820€ al metro quadro e, con tutte le aggiuntive del caso, possono lievitare fino ad un massimale di 1254 € al metro quadro, e aumentandolo ancora a 1500 € per maggiore sicurezza, con i 120 miliardi di costi che lo stato ha sostenuto con la mega ingegnata del governo Conte, ed aggiungendo il fatto che l’Europa avrebbe potuto partecipare con contributi a fondo perduto al 50% (esistono, e possono essere attivati anche da noi cittadini normali) si sarebbero potuti costruire la bellezza di 160 milioni di metri quadri, che divisi per 60 metri darebbero la bellezza di 2,7 milioni di appartamenti nuovi di zecca da 60 metri l’uno.

E tutti sanno che un appartamento di 60 metri quadri è più che sufficiente per accogliere, come minimo, una famiglia di 2 persone – largamente – altrimenti una media di 3 persone, per cui il conto è semplice: diciamo che con 2,7 milioni di appartamenti il governo avrebbe potuto accogliere la bellezza di oltre 8 milioni di nuovi inquilini, levandoli dalle strade.

E non in affitto, poiché con questo meccanismo avrebbero potuto emettere dei contratti di vendita 99ennali a 200€ al mese – chi avrebbe mai potuto dire di no – facendo un’operazione non solo a costo zero, ma con altissimo valore sociale e, alla fine della questione, mettendo in piedi un meccanismo per il quale i futuri governi si sarebbero trovati un tesoretto annuale costante nel tempo.

L’opportunità di emettere contratti di vendita 99ennali a costo ridotto

Infatti, facendo i conti molto rapidamente, e senza un vero e proprio prospetto economico-finanziario-contabile, 2,7 milioni di appartamenti a 200 € al mese per 99 anni avrebbero reso, nel loro complesso, 6,5 miliardi all’anno, e un totale in 99 anni di 641 miliardi, contro una spesa di 120 spalmabile, contabilmente, in 5 o 10 anni come minimo.

In tale modo avrebbero levato dalle strade la bellezza di 8 milioni di persone (i poveri assoluti, oggi, sono calcolati in circa 5 milioni), avrebbero dato un mastodontico impulso all’intero comparto edile e a tutto il suo indotto (pensate quanto tempo e quante aziende si sarebbero dovute coinvolgere per costruire quasi 3 milioni di appartamenti) costruendo, fra parentesi, unità abitative altamente efficienti dal punto di vista ecologico e risolutive per un’altra miriade di problematiche oggi esistenti.

E il tutto con gli stessi identici soldi buttati letteralmente nel cesso con questa imbecille operazione pensata, scritta e implementata in modo totalmente sbagliato!

https://quifinanza.it/editoriali/quanto-e-costato-il-superbonus-allo-stato/720984/

https://ww2.gazzettaamministrativa.it/opencms/export/sites/default/_gazzetta_amministrativa/amministrazione_trasparente/_campania/_istituto_autonomo_case_popolari_della_provincia_di_benevento/010_dis_gen/020_att_gen/2014/Documenti_1411112596106/1411112603175_allegato_58164_burc_65_del_8-10-2012.pdf

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